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In Toscana a visitare nostri vicini di campagna: Poggio Morino

Ritorno dalle vacanze - La tenuta maremmana della Cantina La Vis

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Le colline della maremma grossetana sono una delle parti più suggestive della Toscana. Non inquinate da una eccessiva presenza dell'uomo e dalle sue automobili, a due passi dal mar Tirreno dell'Argentario e delle isole del Giglio e Giannutri, dalle terme di Saturnia, dal monte Amiata, dai borghi medievali degli Aldobrandeschi e, non da ultimo, da alcuni campi da golf.
In piena estate le colline offrono lo spettacolo rilassante di un paesaggio ondulato a due colori, il giallo del grano mietuto e il verde delle viti che danno all'uva gli ultimi tocchi di pennello.
Sapevamo che la Cantina La Vis ha due tenute in Toscana, una più a nord nel chiantigiano e l'altra appunto in questa tavolozza di colori agresti. Siamo andati a visitarla perché è una punta avanzata del nostro (non più chiuso) Trentino.



Una telefonata a Dario Faccin, responsabile della tenuta, è d'obbligo per chi vuole visitarla, perché non c'è ancora una vera e propria reception. Poi, via verso Preselle, centro abitato tra Grosseto e Scansano.
Tutto è cominciato all'incirca cinque anni fa, quando la cantina La Vis decise di fare un esperimento di tutto rispetto: acquistare un terreno in Toscana che avesse le giuste caratteristiche e impiantarvi un vitigno destinato a divenire pregiato nel tempo. Avevano trovato dalle parti di Preselle (sulla SP Scansanese, più vicino a Grosseto che a Scansano) la disponibilità di un centinaio di ettari destinati a pascolo che sembrava adatto ad essere trasformato in vitigno e acquistarono il fondo. Si chiamava Poggio Morino, nome che riporta anche adesso.

Ci pare doveroso a questo punto esprimere i nostri complimenti a chi ha creduto in questo progetto. Il Trentino ha un grande know how alle spalle e sicuramente è in grado di trasferirlo in quest'area, che pur facendo parte della Toscana, terra di grandi vini, produce un vino non ancora consolidato né in termini qualitativi né commerciali: il Morellino di Scansano. Tutti saprebbero investire nel chianti o nel brunello, già ben conosciuti in tutto il mondo. Ma portarsi qui in Maremma per impiantare un vino tutto da studiare, da migliorare e da rivalutare, significa essere Imprenditori, credere nel futuro e nelle proprie capacità.


I nostri viticoltori di Lavis condussero i lavori nell'osservanza di due principi di base: il raccordo con la popolazione agricola locale e il massimo rispetto dell'ambiente interno e circostante. In altre parole, da una parte la gente del luogo ci vede come persone non solo laboriose ma anche aperte e solidali, dall'altra si sono visti rispettare tutti gli esseri viventi che vi abitavano prima che arrivassero i Trentini, dalle oche selvatiche che sono diventate padrone del laghetto centrale ai cinghiali che, grazie alla strada provinciale che ne fa da involontario recinto, non superano la trentina di unità di un unico gruppo familiare (danni irrilevanti).
Non toccarono la trentina di ettari già coltivati a ulivi e misero mano ad una sessantina di ettari per mettere a dimora le viti più adatte alla produzione del Morellino di Scansano.
Il Morellino, secondo il disciplinare (che peraltro è di recente definizione), deve essere ottenuto dalle uve provenienti da vigneti composti per almeno l'85% dal vitigno Sangiovese, mentre per il 15% possono concorrere alla sua produzione anche uve provenienti da vitigni a frutto nero «raccomandati e/o autorizzati».
È un po' la storia dei grandi vini toscani, a partire dal Chianti che è pure un uvaggio a base di sangiovese, per arrivare al Brunello di Montalcino che deve avere solo sangiovese. Vitigno, il sangiovese, che non è facile né da produrre né da vinificare, un po' come il nostro Teroldego, che spazia facilmente dall'eccellente di chi lo sa fare bene a quello imbevibile di chi non lo sa fare per niente.
Quel 15% è un po' il segreto del vinificatore, perché è da questa miscelazione (a parità di abilità degli enotecnici) che il morellino assume una sua tipica caratteristica che lo contraddistingue dagli altri. La composizione dei vigneti della tenuta di Poggio Morino è per il 92% sangiovese, il restante 8% è costituito da merlot, cabernet e syrah.



Noi abbiamo avuto la possibilità di visitare Poggio Morino agli inizi di agosto, quando l'uva era già matura e a meno di un mese dalla vendemmia, la quale è cominciata proprio lo scorso venerdì 29 agosto. La tenuta si presenta come una distesa di vigneti a spalliera e non a pergola come si usa in Trentino.
«Noi usiamo il sistema a Cordone speronato - ci precisa infatti Riccardo, il giovane enotecnico che ci accompagna a visitarla. - Voi in Trentino avete la pergola. La differenza è che in Trentino l'uva nasce sempre su tralci nuovi, mentre da noi cresce sempre sullo stesso tralcio che si rinnova.»
Ovviamente sono scelte fatte in ordine a vari fattori di localizzazione, con pregi e difetti da entrambe le parti, ma che non vogliamo affrontare, preferendo pensare che i due tipi di potatura siano stati adottati per evidenti motivi di convenienza qualitativa.
Comunque sia, dalle foto che presentiamo, ci si può fare un'idea dello spettacolo che offrono le spalliere del Poggio.
I vigneti si snodano sulle splendide colline della maremma che dicevamo all'inizio, solo che in questo caso mancano le stoppie del grano mietuto. Le strade che sono state costruite tra un vigneto e l'altro sono larghe una decina di metri (cosa che da noi sarebbe pura astrologia), per rendere più facile l'accesso ai mezzi di lavoro. In mezzo alla tenuta c'è il laghetto che dicevamo.
Quando mancava la cantina vera e propria, nei primi tempi il vino è stato prodotto con l'aiuto di strutture locali, poi è stato addirittura portato a Lavis, e infine - questa è la prima volta - è stato fatto in loco. La cantina intesa funzionante in tutto e per tutto sarà pronta solo entro il prossimo anno, ma intanto il vino della vendemmia 2008 viene prodotto in toto a Preselle.



Gli ulivi che abbiamo visto noi non erano secolari, ma sembravano particolarmente sani e con olive ancora piccole e verdi. Le olive, si sa, vengono raccolte alla fine di ottobre, quando stanno per diventare scure. Dallo stato delle condizioni climatiche di quel periodo, dalla presenza di eventuali mosche, dalla tempestività della raccolta e dal tipo di spremitura fatto, dipende un po' la qualità dell'olio che ne viene ricavato, sia esso novello o consolidato.
L'azienda di Poggio Morino ricava, come abbiamo detto, le olive prodotte in una trentina di ettari. Poche, per giustificare l'acquisto di un frantoio apposta, che però prima o poi verrà affrontato. Non è una spesa stratosferica, trattandosi all'incirca di 30.000 euro per un piccolo frantoio; semmai potrebbe sembrare uno spreco, a meno che non lo si voglia mettere a disposizione di altri produttori.
Per garantirsi la qualità del proprio olio extravergine di oliva ancorché fatto presso terzi, l'azienda agricola porta le olive al frantoio e l'addetto aspetta sul posto che le olive vengano spremute in sua presenza. Una questione di serietà e garanzia di un prodotto DOP.



Noi abbiamo potuto assaggiare il Morellino di Scansano vendemmia 2006, contenuto in bottiglia bordolese da sette decimi, e dell'olio extravergine di oliva del 2007 contenuto in bottiglia da mezzo litro con vetro verde scuro.
Desideriamo premettere che il morellino non è un vino sempre gradevole in tutte le sue produzioni, per questo ci tenevamo a conoscere quello prodotto a Poggio Morino. Nato forse più per accontentare i rudi gusti dei butteri e dei cacciatori di cinghiali, per troppo tempo è stato sottovalutato al punto da non considerare utile una sua miglioria. Come dicevamo in apertura, perché piaccia anche al pubblico più vasto e raffinato bisogna saperlo produrre, bisogna saperlo fare. E, naturalmente, anche saperlo vendere.
Ecco il senso della nostra curiosità.
Il Morellino di Scansano di Poggio Morino si presenta di colore rosso rubino, tendente al granato come ci si deve aspettare da un morellino di due anni. All'olfatto, ancora grazie ai due anni di età, si presenta profumato, etereo, intenso, gradevole e fine, cosa che non è sempre facile da riscontrare. Come promette l'etichetta, si respirano effettivamente note di viola, di frutti maturi e marasca, nonostante abbia due anni.
Al gusto risulta asciutto, austero e caldo, leggermente tannico, soprattutto nel retrogusto, che è la cosa che noi apprezziamo di più. La gradazione alcolica indicata è di 13,5 gradi, due gradi oltre la soglia minima dettata dal disciplinare.
Il suo abbinamento culinario, argomento fondamentale per dare idea con le parole ad un gusto, è perfetto con la fiorentina alla brace, il cinghiale alla cacciatora (spezzatino in umido) e la rostinciana (puntine). Ma è consigliabile con tutti gli spezzatini di carne, con gli spiedini, i fegatelli di maiale, gli arrosti di carne di maiale e tutti i sapori forti.
Insomma l'assaggio del vino ci ha lasciati davvero piacevolmente sorpresi nel trovare un morellino così equilibrato.

L'olio di Poggio Morino che abbiamo assaggiato è altrettanto equilibrato, ma decisamente di qualità superiore. In Italia ci saranno un migliaio di cultivar diversi di ulivi, e questo è uno dei pregi e difetti della nostra produzione. Pregi, perché ogni uliveto presenta caratteristiche sue, proprie di una zona ben definita e della quale è espressione della natura che lo produce. In ogni uliveto DOP si dovrà dunque sempre procedere ad un assaggio preliminare, per capire quali saranno i profumi e gli aromi raccolti nel corso dell'estate che restituirà ai cibi con i quali viene impiegato. Difetti perché mette il Paese in condizione di non poter competere industrialmente con i grandi produttori di olio, come la Spagna dove alla qualità fa contraltare la quantità.
Quando si assaggia un olio, lo si fa con un bicchierino di carta o un cucchiaino, in modo che lo si possa studiare senza interferenze dovute a pane o altro. La Toscana fa parte a sé, producendo il pane senza sale, ma noi lo abbiamo assaggiato lo stesso con il solo bicchierino di carta.
Annusandolo con gli occhi chiusi, l'olio non cela più segreti: riesce a comunicare con precisione lo stato delle olive al momento della loro raccolta. Se erano mature al punto giusto, se pioveva, se c'era la mosca, se erano cadute in terra: tutto questo viene tradito da un buon olfatto. L'olio di Poggio Morino offre un fruttato (profumo) medio, con flavour erbaceo e di oliva verde.
All'assaggio, si presenta dolce nell'intermedio, amaro e piccante nel finale, equilibrato nel retrogusto, leggermente astringente nel suo insieme, effetto tipico un po' di tutti gli oli di qualità.
Ma l'aspetto più significativo di quest'olio extravergine di oliva, ritengo anche per un assaggiatore molto più esperto di noi, è l'assoluta mancanza di difetti.
Chapeau! Al Poggio Morino.

Il prezzo del Morellino di Scansano 2006 sette decimi è, nelle Vinoteche La Vis, di Euro 6,80.
Il prezzo dell'Olio Extravergine di oliva di Poggio Morino, mezzo litro, è di Euro 12,50.

Guido de Mozzi


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