«Progetto Linke»: scrivere la storia che emerge dai i ghiacci

Sabato 9 ottobre alle 20.30 la presentazione a Cogolo di Peio del progetto di catalogazione dei reperti recuperati della Grande Guerra

Punta Linke, a 3612 metri di altitudine, fu uno dei centri nevralgici più alti e importanti del fronte trentino nel gruppo Ortles Cevedale, durante la Grande Guerra.

Lo scioglimento dei ghiacciai causato dai cambiamenti climatici, sta restituendo alla luce e alla memoria il sistema di apprestamenti che garantivano il funzionamento di questo settore.

È qui che dal 2009 un équipe interdisciplinare sta lavorando per preservare le testimonianze della guerra, togliendole dai ghiacci che le hanno conservate per quasi 100 anni.

Sabato 9 ottobre alle 20.30, presso l'auditorium del Parco Nazionale dello Stelvio a Cogolo di Peio, si terrà una serata dedicata al «Progetto Linke» per presentare i primi risultati della campagna di ricerche appena conclusasi.

Il confine tirolese durante la Grande Guerra, fra lo Stelvio e il Tonale fu quello che si caratterizzò per gli scontri e i presidi posti alle quote più elevate, mediamente a 3.000 metri.

Accanto alle difficoltà imposte dal conflitto, i soldati che presidiavano le cime dei ghiacciai dovettero fare i conti con le condizioni meteorologiche di un fronte di alta montagna.

In questa zona Punta Linke fu dunque uno dei centri principali.
Dotata di un doppio impianto teleferico, era collegata da una parte al fondovalle di Peio e dall'altra al «Coston dele Barache Brusade» verso il Palon de la Mare nel cuore del Ghiacciaio dei Forni.
Il vicino rifugio Vioz era allora la sede del comando di settore dell'esercito austro-ungarico.

Il riscaldamento globale e il conseguente scioglimento repentino dei ghiacciai alpini ha portato all'affioramento di numerosi resti in questa zona, poco sotto la cima del Monte Vioz.
In collaborazione con il Museo «Pejo 1914-1918 La guerra sulla porta», la Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento è intervenuta nel corso del 2009 per un intervento d'urgenza finalizzato al recupero di manufatti ormai fuoriusciti dalla coltre glaciale ed esposti al saccheggio e al degrado.

Nell'estate 2010 la campagna di scavo ha avuto come obiettivo non solo il recupero dei reperti, ma anche quello di mettere in luce con metodologia archeologica parte del contesto del sito di Punta Linke.

Il metodo adottato è stato quello dello scavo di tipo archeologico, che garantisce una raccolta accurata e una documentazione di tutto ciò che emerge dal ghiaccio.
La Soprintendenza dispone inoltre di laboratori sia per il restauro archeologico sia del materiale cartaceo, che possono prestarsi ad interventi conservativi degli oggetti recuperati.

A Punta Linke il ghiaccio ha conservato parte di un complesso sistema di apprestamenti che, se debitamente indagati, potrebbero restituire dei dati straordinari sulla vita in guerra a quelle altitudini e, nella migliore delle ipotesi, la possibilità di realizzare un itinerario museale in quota di grande impatto emotivo che potrebbe consentire il contatto fisico con gli ambienti che videro lo svolgersi drammatico di quei lontani eventi.

È da sottolineare l'estrema complessità di questo tipo di contesti e l'imprescindibile necessità di intervenire su di essi con competenze molteplici che mettono in campo ambiti d'indagine e di tutela e valorizzazione diversi.

A questo scopo, al fine di ricostruire la storia glaciale geomorfologica e paleoambientale del sito di Punta Linke, insieme agli archeologi ha lavorato un'équipe di glaciologi delle Università di Pisa, Roma, Milano e Padova, da anni impegnati in area alpina e in attività di ricerca nell'ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide.

La serata in programma sabato alle 20.30, presso l'auditorium del Parco Nazionale dello Stelvio a Cogolo di Peio, è promossa dalla Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici, Settore Beni archeologici, dal Centro Studi Val di Sole e dal Parco Nazionale dello Stelvio.

Per illustrare il «Progetto Linke, il destino di un luogo della memoria» e le prospettive future interverranno Franco Nicolis, della Soprintendenza, e Maurizio Vicenzi, direttore del Museo di Peio. Nicola Cappellozza, della SAP Società Archeologica di Mantova, spiegherà lo scavo e la documentazione; Cristina Dal Rì, Susanna Fruet, Antonella Conte e Lorenzo Pontalti, della Soprintendenza, parleranno della conservazione e del restauro dei reperti; Alessandro Ervas, interverrà sui restauri degli oggetti in metallo; infine Carlo Baroni, dell'Università di Pisa, traccerà il contesto glaciologico di Punta Linke e le metodologie d'intervento.

Info:
Provincia Autonoma di Trento
Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici
Via Aosta, 1 - 38122 Trento
Tel. 0461 492161 Fax 0461 492160
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