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Crisi del Mar Rosso: parlamentari, non è una esercitazione!

Dobbiamo difenderci da cialtroni che «non vogliono che difendiamo le nostre navi». Domani in Parlamento si discutono le regole d’ingaggio – Chi sono gli Houthi

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La situazione in Medioriente è sempre più pericolosa.
L’Italia e l’Europa intera hanno cercato di non venire coinvolte nelle confuse azioni militari che infiammano l’Asia Minore, ma la chiusura del canale di Suez provocherebbe un danno inaccettabile all’economia occidentale e pertanto ci si deve adoperare militarmente per proteggere le nostre rotte mercantili.
Per questo è stata decisa l’Operazione Aspides (Scudo, in greco antico), cui aderiscono Francia, Italia, Germania e Grecia. Oltre al Regno Unito e agli USA, che non fanno parte della UE.
Il tutto per contrastare le iniziative di quattro cialtroni che, armati dall’Iran, lanciano attacchi alle nostre navi con droni kamikaze. Si chiamano «Houthi» e si definiscono «Partigiani di Dio», praticamente con la stessa portante religiosa con cui i «mori» nell’VIII Secolo conquistarono il nord Africa, la Spagna e la Sicilia.
 
Gli Houthi hanno minacciato gli stati europei «che si permettono di difendere le proprie navi commerciali». È la prima volta che sentiamo dire «se ti difendi ti attacco». Un linguaggio da bulli e da cialtroni per l’irrazionalità delle minacce.
E difatti, nei giorni scorsi una nave tedesca ha dovuto respingere un attacco di droni yemeniti. Ieri è stata invece la volta della nave italiana Caio Duilio, che ha respinto un primo attacco con un drone.
Ovviamente seguiranno attacchi ben più pericolosi, per cui l’allerta è massima, con gli operatori sempre ai posti di combattimento.
Martedì la Commissione Difesa deve stabilire le regole d’ingaggio dei nostri militari. Con ogni probabilità saranno autorizzati solo a difendersi.
 
Ricordiamo allora che la difesa può essere «passiva» o «attiva».
Quella passiva è quella per cui ci si limita a respingere gli attacchi fatti dai nemici.
Quella attiva è quella per cui ci si adopera per neutralizzare le minacce degli attacchi.
In pratica nel primo caso ci si deve affidare alle capacità di difesa delle nostre navi militari, mentre nel secondo si può decidere di colpire le basi di lancio dei droni, dei barchini telecomandati e dei missili.
Ovviamente siamo per la seconda soluzione, altrimenti prima o poi si potrebbe accusare il colpo.
Speriamo dunque che il parlamento decida con il buonsenso e non con il buonismo
 
 Ma chi sono gli Houthi?  
Ci è stato chiesto da più parti chi diavolo sono gli Houti, e chi è il suo comandante, l’esaltato Abdelmalik al Houthi (nella foto di copertina)?
Proviamo a fare chiarezza.
Si tratta di un gruppo armato e politico dell'estremo nord dello Yemen, legato al nome di una famiglia – gli Houthi – che ha avuto sin dagli esordi un ruolo di leadership cruciale nella sua storia.
Houthi è il nome che il movimento si dà dal 2011, con la «Primavera araba», tentando di parlare a tutti gli yemeniti.
Si tratta di un gruppo armato e politico dell’estremo nord dello Yemen, legato al nome di una famiglia – gli Houthi – che ha avuto sin dagli esordi un ruolo di leadership cruciale nella sua storia.
 
Il gruppo aveva assunto posizioni marcatamente anti-USA e anti-Israele soprattutto dopo l’invasione americana del 2003 in Iraq.
La violenza degli slogan e vere e proprie manifestazioni contro gli americani hanno portato gli Houthi a uno scontro aperto con il regime di Ali Abdallah Saleh, presidente e dittatore dello Yemen dal 1990 al 2012, che dopo un tentativo di conciliazione ha attuato una brutale repressione.
Ne era seguita una vera e propria rivolta degli Houthi, proseguita dal 2004 a fasi alterne fino a un debole cessate il fuoco nel 2010.
 
Nel 2011, come abbiamo detto, il vento delle Primavere arabe era arrivato anche in Yemen, provocando sommosse di piazza contro il presidente Saleh, a cui gli Houthi partecipano attivamente.
Negli anni successivi, gli Houthi percorrono attivamente la via della lotta armata e di fatto prendono il controllo di importanti pezzi del paese, in primis il natio governatorato di Sa’da.
Nel 2015, gli Houthi sbaragliano i filogovernativi e prendono con la forza i palazzi del potere grazie alla decisiva alleanza con il blocco dell’ex presidente, ma il presidente Abd Rabboh Mansur Hadi – salito al potere dopo la deposizione di Saleh – riesce a mettersi in salvo.
L’ex capo di Stato, invece, verrà ucciso nel 2017 in un tentativo di fuga da San’a, nel corso di un attacco rivendicato proprio dagli Houthi, che guardavano con sospetto il tentativo di Saleh di trovare un cessate il fuoco con l’Arabia Saudita.  
 
È in questa fase (biennio 2014-15) che inizia a cristallizzarsi in Yemen uno scenario politico-militare bipolare: da una parte gli Houthi sostenuti dall’Iran, paese guida dei movimenti politico-militari sciiti, dall’altra il governo riconosciuto dalla comunità internazionale spalleggiato, in modo istituzionalizzato a partire dal 2015, da una Coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita.
L’esecutivo guidato da Hadi, tuttavia, ha lasciato la capitale San’a per trasferirsi nella città portuale di Aden, sul Mar Rosso.
 
Negli anni successivi gli Houthi hanno accresciuto il proprio grado di preparazione ed esperienza militare, mettendo a segno attacchi contro imbarcazioni in transito sul Mar Rosso e, soprattutto, contro diverse infrastrutture petrolifere saudite.
A gennaio del 2022, inoltre, il gruppo rivendica un attacco negli Emirati Arabi Uniti, tra i principali attori della Coalizione anti-Houthi nello Yemen.
In questo periodo, anche per le crescenti pressioni dell’amministrazione americana guidata da Joe Biden, ci sono tentativi di distensione fra le parti – anche tramite scambi di prigionieri e incontri tra Houthi e sauditi – e la tregua nazionale raggiunta nel 2022, ma un vero accordo per una pace stabile e duratura non viene mai firmato.  
 
Con lo scoppio della guerra Israele-Hamas a ottobre 2023, gli Houthi avviano lanci di missili contro Israele e attacchi sistematici contro navi al largo delle coste dello Yemen, nel Mar Rosso, in segno di solidarietà con i palestinesi.
Il 31 ottobre, le forze Houthi lanciano diversi missili balistici contro Israele, abbattuti dal sistema di difesa israeliano Arrow.
Il movimento yemenita chiede un cessate il fuoco a Gaza e la fine immediata del blocco israeliano sull’enclave palestinese come condizione per porre fine agli attacchi nel Mar Rosso.
A gennaio 2024, gli Stati Uniti e Regno Unito conducono attacchi aerei contro diversi obiettivi legati agli Houthi nello Yemen, dopo aver intimato più volte al movimento di interrompere i raid contro le navi – soprattutto mercantili – in transito nello Stretto di Bab El-Mandeb.

GdM

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