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Le tre piaghe del Nordafrica che dobbiamo affrontare

I morti per il terremoto in Marocco sono quasi 3.000. I morti in Libia per l’uragano Daniel sono quasi 6.000. Oggi sono sbarcati a Lampedusa 5.000 immigrati...

In questo momento il Nordafrica sta attraversando un momento davvero tragico. Possiamo dire che si tratta di piaghe bibliche vere e proprie.
Il terremoto in Marocco ha provocato quasi 3.000 morti e i soccorsi fanno fatica a muoversi, anche perché il Re ha deciso di permettere l’invio di aiuti solo da Spagna, Regno Unito, Qatar ed Emirati Arabi.
Le ragioni di questo divieto restano inspiegabili, ma tant’è, si tratta di un Paese sovrano. E, detto fra noi, per noi è meglio così.
 
Ma l’uragano Daniel che ha colpito la Libia Orientale, ha fatto una vera e propria ecatombe. Pare che un quarto della città di Derna (100.000 abitanti) sia stato spazzato via dal crollo delle due diche erette per regolare i flussi idrici in un paese dove l’acqua scarseggia sempre.
I morti, secondo fonti non ufficiali, sarebbero 6.000. Ma le persone che mancano all’appello (e questa è una notizia ufficiale) sono circa 10.000.
Contrariamente al Marocco, la Libia ha chiesto aiuto proprio all’Italia e il nostro paese ha già mandato la protezione civile, anche se ci pare che il livello della piaga richieda l’intervento del mondo intero.
 
E veniamo alla terza piaga del Nordafrica. Oggi, cioè nella sola giornata di oggi, sono sbarcati a Lampedusa 5.000 immigrati. A questo punto non scoppia solo il punto di raccolta, ma l’intera isola. E in prospettiva l'Italia intera.
E l’Europa non solo non ci viene incontro, ma addirittura i paesi confinanti ci hanno diffidato: la Germania ha annunciato di non accettare più neanche un solo immigrato in più, la Francia ha chiuso le frontiere con l’Italia.
Cosa fare? Beh, una cosa da fare alle prossime elezioni europee sarà quello di chiarire una volta per tutte che nessun Paese può essere lasciato solo, qualsiasi sia la sua emergenza.

L’altra cosa da fare è immediata: riportare gli immigrati in Tunisia da dove sono partiti.
Abbiamo fatto un accordo con il governo tunisino ed è bene chiarire che, visto che non fanno nulla per impedire le partenze, devono accettare di ospitare un'enclave del governo italiano nel quale si possano filtrare coloro che vogliono immigrare in Europa: gli aventi diritto possiamo portarli noi con le nostre navi, gli altri dovranno tornare a casa.
Ma si deve cominciare subito a riportare in Tunisia i nuovi immigrati.

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