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Trentodoc, la giusta location è nei Castelli del Trentino/ 2

Parte seconda: una campagna di comunicazione veicolante «messaggi laterali»

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Link alla prima parte.

Il Festival Trentodoc organizzato in Trentino (quest’anno è la seconda edizione) è una mossa ideale per iniziare a fare delle nostre bollicine di montagna un prodotto collocabile ai massimi livelli nel mondo.
Però questa è una delle mosse, non l’unica, né la più importante. Ora ne parliamo perché siamo convinti che agli inizi di ogni nuova iniziativa epocale i consigli siano sempre i benvenuti.
Va premesso che – contrariamente alla regione francese dello Champagne – avremo sempre concorrenti vicino a casa titolati a spingere i loro prodotti da soli. Parliamo di Franciacorta e del Prosecco. E tutti tre – sia ben chiaro – sono concorrenti diretti, anche il Prosecco finché non riusciremo a spiegare la differenza.
Ma il merito del Prosecco è che ha fatto conoscere le bollicine italiane nel mondo, grazie alla quantità.
Al momento ci pare trascurabile la dicotomia tra Franciacorta e Trentodoc, quindi dobbiamo pensare a noi e basta.
 

 
Come abbiamo detto, si è partiti col piede giusto. Ma ci sono ancora molti passi da fare e in più direzioni.
Spingere il Trentodoc come prodotto d’élite, dove l’élite è data dalla cultura degli amatori delle bollicine di alto livello, va bene. Ma è molto limitativo. Si deve allargare la platea.
Il Castello del Buonconsiglio va bene, ma non basta. Il Trentino ha nell’insieme quasi 30 castelli. Di questi, almeno 13 sono in grado di accogliere nel proprio ambiente il fenomeno coreografato delle bollicine.
I visitatori verranno guidati tra le pupitres collocate nelle segrete dei manieri (foto a pié di pagina), in modo che il turista viva le bollicine del Trentino come appartenenti «a una tradizione nobiliare trentina».
Sappiamo che lo spumante trentino non risale ai tempi nobiliari in cui i castelli erano al centro della vita sociale, ma la pubblicità può sempre lasciare questi messaggi laterali.
 

 
La pubblicità, solitamente non compatibile con i prodotti di élite, potrebbe essere dunque veicolata indirettamente, occupandosi di un finto obiettivo.
Come abbiamo scritto sopra, va invece pubblicizzato il tour dei castelli. E sarà per invogliare il tour dei castelli che si farà cenno alle loro cantine ricche di pupitres e con sommelier pronti a far degustare il prodotto segreto del maniero.
Ma c’è un altro lato che va spinto, la pubblicità indiretta. Non certo subliminale, ma comunque non palese.
In una nota serie televisiva che si snoda nel mondo della diplomazia internazionale, quasi tutte le occasioni sono buone per prendere in mano un calice o una coppa. Di champagne, naturalmente.
In uno di questi episodi, un ambasciatore dice al ministro degli Esteri: «Non è un granché questo champagne. Sembra un Prosecco…»
È evidente che la battuta è pagata dallo Champagne che poco gradisce la concorrenza «villana» delle bollicine venete che nulla hanno di aristocratico.
Ma viceversa, si potrebbe trattare con la produzione per inserire la battuta a noi favorevole: «Non è male questo Champagne…» - Risposta: «Per forza, è un Tentodoc!»
 

 
Ovviamente ci sono mille altre cosa da fare, anche meno idilliache… Basti pensare ai locali pubblici trentini che suggeriscono ai clienti… il «prosecco».
Ovviamente c’è poco da fare contro gli interessi commerciali. Però qualcosa si può fare, magari incentivando o disincentivando gli esercenti.
E comunque va sempre spinto l’aspetto culturale anche nella distribuzione. Il commerciale deve sempre saper spiegare la differenza tra un prosecco e un Trentodoc. Ma non solo in termini di prezzi, ma proprio di contenuti, di metodi.
Per riassumere, dunque, si suggerisce di affiancare alla portante culturale del Trentodoc la campagna indiretta, dove le «bollicine di montagna» diventano il pay-off di altre veicolazioni turistiche.
Ne abbiamo parlato apposta nella settimana più importante per le bollicine, il Capodanno: il Trentodoc scorrerà, se non a fiumi, a torrenti di montagna e possiamo sognare in grande.
 
Guido de Mozzi – g.demozzi@ladigetto.it
(Fine)


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