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Enrico Bondi racconta in prima persona «Il caso Parmalat»

Alla Bocconi di Milano l'ultimo evento del Festival dell'Economia che era stato rinviato a Trento

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A pochi giorni dalla nomina di Yvon Guerin (Lactalis) in Parmalat, il risanatore del più grande gruppo alimentare italiano ha proposto a Milano, presso l'Università Bocconi, una relazione sui suoi otto anni alla guida del Gruppo che fu di Callisto Tanzi.

La presenza di Enrico Bondi era stata programmata lo scorso 2 giugno a Trento, durante i giorni del Festival dell'Economia, ma ragioni di opportunità avevano consigliato di rinviare l'appuntamento.
Ora che non è più sul ponte di comando di Parmalat, Bondi può raccontare i suoi otto anni da commissario straordinario.

Il caso Parmalat è la storia di un'azienda familiare che viene inopinatamente quotata in Borsa, poi depredata, risanata da Bondi, appunto, e ora di nuovo sul Mercato.

Massimo Mucchetti prima di interpellare il commissario ha premesso che questa è un'occasione straordinaria perchè «Bondi non è un uomo che ha una tradizione di interviste e la storia di Parmalat è una storia di una nostra grande manchevolezza (dei giornalisti), un peccato di omissione. Non ci siamo accorti di cosa stava avvenendo e abbiamo creduto a ciò che raccontavano dall'Azienda. La storia di Parmalat è la storia delle malversazioni fatte dalla dirigenza e dalla proprietà di quell'azienda grazie all'ignavia di chi avrebbe dovuto controllare dentro e fuori l'azienda e anche dalla complicità del mondo bancario e finanziario.»

Enrico Bondi mette piede in Parmalat nel dicembre 2003 e all'incontro di Milano racconta.
«Parlo nella mia veste di commissario straordinario. Quello da cui dobbiamo trarre insegnamento, è il dissesto: due pilastri l'hanno sorretto. Il Governo e il Parlamento da una parte, il Mercato dall'altra. Il Parlamento in tre giorni ha fatto una legge di protezione. Il sistema Italia nel suo complesso (Magistratura e Governo, sindacati e lavoratori dell'Azienda, il sistema locale) hanno fatto, insieme, dei miracoli. 14 miliardi era l'importo del disastro. Il Mercato finanziario ha rilevato le obbligazioni (ciò che dalle Banche è passato al Mercato). Questo è stato l'altro aspetto importante: il Mercato ha accettato una scommessa.»

Bondi, in chiusura dell'incontro ha detto.
«Faccio al nuovo Gruppo le congratulazioni e tanti auguri di successo. Se guardo alla nuova Parmalat come commissario dico che la Parmalat è uscita dal fallimento e ora il Mercato la sostiene.»

E' stato sottolineato che Parmalat è una storia esemplare anche per ciò che non è successo: perché nessuno degli Italiani si è fatto avanti? Secondo Onado sono mancate due cose
«La capacità dell'imprenditore italiano di pensare abbastanza in grande non solo dal punto di vista del Mercato (limite fondamentale di un capitalismo legato alla piccola dimensione) e in secondo luogo la capacita di capire la valenza strategica di questo momento, cioè l'incapacità da parte del Mercato italiano di capire ciò di cui aveva bisogno Parmalat in questa seconda fase.»

All'incontro di Milano erano presenti Tito Boeri responsabile scientifico (ha introdotto l'incontro dicendo che Bondi ha «mantenuto la promessa») del Festival, Paolo Collini preside della Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Trento che, assieme al Comune del capoluogo trentino - presente Lucia Maestri - e la Provincia autonoma di Trento sono i promotori del Festival dell'Economia.

In Aula 1, alla Bocconi di Milano, anche l'editore Giuseppe Laterza con Pino Donghi, editor del Festival.
Marco Onado e Massimo Mucchetti, intervenuti all'incontro, hanno studiato a fondo il caso Parmalat.
«La Parmalat - dicono gli esperti - ha anticipato cosa è successo dopo, negli anni 2007-2010, la grande crisi finanziaria.»

La storia della nuova Parmalat si può riassumere così.
Grazie all'intervento del Governo (legge Marzano) le viene consentito di sopravvivere come Azienda e di tornare sul Mercato con un'altra impresa del settore.

Enrico Bondi, a tutt'oggi, è ancora commissario straordinario di alcune società dell'Azienda di Collecchio.
Marco Onado, uno dei relatori dell'incontro, è stato membro della Consob. Mucchetti ha formulato la prima domanda a Onado chiedendo come è stato possibile il peccato originario di Parmalat.

«Nella seconda metà degli anni Ottanta Tanzi aveva ricevuto da una società americana un'offerta importante per rilevare Parmalat, ma lui la rifiutò. Partiamo dall'inizio per capire meglio. In Parmalat ci sono molti degli ingredienti essenziali delle storie del capitalismo italiano: un imprenditore che eredita negli anni Sessanta un negozio di salumeria e nel giro di vent'anni sponsorizza Niki Lauda e la Formula uno. Parmalat è un progetto imprenditoriale ambizioso di crescita e di ambito internazionale. Un gioiellino, come recita il film di Maiolo. La crescita dal negozio di salumiere è basata sulle Banche. Perciò la quotazione in Borsa: per nascondere sotto il tappeto i problemi e continuare a mantenere Tanzi al comando dell'Azienda. Egli compra una scatola vuota quotata in Borsa e cede Parmalat alla Società finanziaria. Con una mano vende a Parmalat e dall'altra compra e si ritrova padrone assoluto della Società senza aver sborsato un quattrino. La Borsa è un modo per mantenere il controllo assoluto della Società. Un sistema finanziario sano - continua Onado - non avrebbe dovuto consentire un'operazione di questo genere. In tutto questo periodo la produzione del debito cresce di 13 miliardi che vengono progressivamente spostati dalle Banche ai risparmiatori. In quegli anni Parmalat è la grande gallina delle uova d'oro per il sistema bancario mondiale. E' una storia esemplare di un sistema imprenditorialefinanziariamente fragile prima italiano e poi internazionale.»

«Che cosa ho trovato quando sono arrivato? - dice Bondi rispondendo alle domande di Mucchetti - Il dissesto ha coinvolto 70 società, di queste una, Eurofood, è stata sottratta alla protezione italiana perché irlandese. Le altre 69 società sono confluite nella nuova Parmalat. Io come commissario devo constatare il fatto. Questa constatazione è emersa fin da subito. Che cos'era questo gruppo? 14,1 miliardi collocati in società estere (al 18 dicembre 2003). Fatturato: 5.800 miliardi, 3 miliardi e più di fatturato falso. 36 mila dipendenti. Liquidità zero al 6 ottobre 2005, giorno del ritorno in Borsa. Il numero dei dipendenti è sceso a 15.500, liquidità 0,384 milioni. Al 31 dicembre 2010 i dipendenti sono scesi a 13.900, la liquidità è arrivata a 0,388 milioni.»

Il Gruppo, ha poi spiegato Bondi, ha sempre cercato di arrivare a transazioni per consentire una più rapida conclusione.
Le cause hanno fatto incassare finora circa due miliardi di euro di cassa e hanno ottenuto un risultato importante: ridurre lo stato passivo. (2 miliardi e 28 milioni incassati dalle transazioni).

Nell'accumulazione del debito una parte è finita sul Mercato (7 miliardi e rotti).
«E' stata fatta una ricostruzione: le Banche non ci hanno rimesso quasi nulla - ha sottolineato Bondi - devo dire che se faccio il conto in questo modo il sistema finanziario non ci ha perso quasi nulla, chi ha pagato il conto sono stati gli obbligazionisti.»

«Lo spostamento di debito dalle Banche al Mercato non è un evento strano per quel periodo (lo strano è che avvenga per Cirio e Parmalat, che già avevano situazione pesante) - dice Onado. Incrociando i dati di bilancio di Parmalat con quelli che le Banche conoscevano dalla Centrale dei rischi (istituzione preposta al controllo) c'era qualche miliardo di euro di differenza.»

Ma perchè non è stato fatto questo controllo, chiede Mucchetti al già Commissario Consob Onado?
«Non so quanti conoscessero realmente la situazione - risponde Onado - c'era un sospetto, c'era la classica sindrome: tutti sospettano e nessuno indaga. Tutti chiudono gli occhi. Se qualcuno si fosse messo a fare due conti, si sarebbe scoperto, il Mercato si chiedeva dove era tutta questa liquidità, ma nulla più.»

Bondi ha sottolineato che «il fatto che ci sia un flusso di denari molto veloci fa bene all'economia, perchè il discorso è questo: questa finanza, alla fine è un po' il sale, bisogna che ci sia un po' di saggezza per contemperare. Il mercantilismo nella sua storia ha fatto delle cose eccezionali (il buco 2008 ha finanziato la Sillicon Valley). La lezione che bisogna imparare è la necessità di regole. Probabilmente c'è stata la volontà di non voler conoscere.»

Mucchetti rivolgendosi a Onado chiede se tutto questo gioco (turbo finanza e frode finanziaraia della recente crisi) non sia la versione sosfisticata di quello che si faceva a Collecchio.
«Tutti si illudevano di prendere della roba molto rischiosa e dimenticare che il rischio esisteva. E quando tutti sono truffatori, nessuno poi, è truffatore. Non si trova il bandolo della matassa. Qui siamo a qualcosa di più marcato.»

Dopo un mese dall'arrivo di Bondi in Parmalat, il 18 dicembre 2003, il dissesto emerso e la truffa sono estremamente evidenti.
«In Parmalat ci sono state delle falsificazioni sofisticate, ma dico che il caso Parmalat ha avuto una metodologia banale ma anche sofisticata: certi casi visti da destra erano un debito, da sinistra un patrimonio.»

C'è una terza vita della Parmalat, la nuova Parmalat che entra, di nuovo, sul Mercato. Bondi, sollecitato da Mucchetti per un ragionamento sul prodotto latte dice.
«Non sono un esperto di latte. Ma vi posso dire questo: forse sapete che i previsori dello sviluppo della Cina dicevano che lo sviluppo avrebbe eroso il terreno. Il programma era mangiare tanti chili di maiale quanto ne mangiavano gli americani. Ma i cinesi sul latte non hanno tradizione e sono intolleranti mentre il latte nei nostri Paesi nasce da un'antichissima tradizione (5.000 anni fa). In Cina come fanno a recuperare tutte le proteine contenute nel latte? Inventano un nuovo modo di allevare le mucche e fare il latte (grandi stalle, alta genealogia di mucche che producono tanto latte e il resto si importa dalla Nuova Zelanda), quindi è nato un nuovo mercato del latte ed è un mercato che deve crescere ancora, quindi c'è bisogno di un altro polo di produzione del latte e probabilmente, il latte, in futuro diventerà un prodotto che mancherà.»

«Se guardiamo oggi al gruppo che si è formato - ha continuato Bondi - ha un fatturato di 14 miliardi: la mia logica è stata quella di spendere i soldi in maniera oculata. Ho fatto una storia delle società che operano in questo settore: ci sono società che hanno almeno cinquant'anni. la nuova Parmalat è nata nel 2005 con un sacco di problemi, un gruppo da costruire, le società erano importanti ma il gruppo doveva essere ricostruito.»

Onado ha ricordato che l'operazione svolta da Bondi è una grande operazione di salvataggio dell'industria e dei 15.000 dipendenti e quando è stata fatta questa operazione, la società nasce con una governace come l'unica vera public company italiana ed è una governance che deve continuamente preoccuparsi di questo.

Questa la struttura della Parmalat al momento della recente quotazione: debiti ristrutturati quasi 20 miliardi di euro (voti a favore 19 miliardi di euro, pari al 96% del debito ristrutturato) la ripartizione dell'azionariato vede oltre il 56 % agli obbligazionisti o loro successori, ai fornitori il 7,6 per cento, altri finanziatori il 3,2%, alle banche estere 9,7, alle banche italiane il 17,4 %, altro il 3,5%.

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