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Il Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 3 – I Britanni

L'incipit: Giangi Virgillito crea i Flying Drakes. Ed è subito Beat Dai Draghi Volanti ai Britanni.

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Gianci Virgillito, primo musicista che affrontiamo in questa breve storia della musica popolare del Trentino, non è stato il primo in assoluto.
Ma essendo l'incarnazione vivente di quei favolosi anni Sessanta, ci è sembrato giusto cominciare con lui.



Artista estroso e versatile, Gianci ha saputo con sapienza e coraggio proporre quella che allora era musica sconosciuta. Dobbiamo a lui la nascita a Trento della Rhythm 'n Blues, del Beat, del Rock e del Pop, tipologie di musica sconosciute per il Trentino di allora.
Basti sapere che le canzoni dei Beatles non venivano trasmesse dalla Rai di allora perché ritenute dissacranti. Eppure tutti le conoscevano.
I loro dischi venivano importati dai fratelli Tonini (storico e scomparso negozio di dischi di via Manci).

Ma Gianci Virgillito aveva capito fin dall'inizio che quella musica non si sarebbe limitato ad ascoltarla e basta. Lui era un Protagonista e la musica l'avrebbe scritta lui.
Il colpo di fulmine era scoccato improvvisamente durante un concerto di una band veronese a Sardagna.

«Sentire quella nuova musica dal vivo - ricorda oggi Virgillito - e vedere gli spettatori impazzire per i protagonisti che la suonavano è stato per noi come ricevere una scossa elettrica.»
Il giorno dopo i 4 amici, privi di qualsiasi preparazione specifica, scelgono uno strumento e cominciano.
«Ragazzi - aveva detto ai suoi compagni, - dobbiamo imparare a suonare. Statemi a sentire…»
Anche Gianci non sa nulla di musica, ma sa imparare in fretta ed è un creativo.
Si inventa un metodo tutto suo, talmente valido che successivamente diventerà un modo ufficiale di insegnarla.

Nel 1965 Gianci Virgillito fonda il complesso The Flying Drakes insieme al fratello Pino a Claudio Stringari e Fabrizio Capuzzo.
Per farli entrare bene nella parte, si costruisce in garage una sala prove con tanto di palco e luci. Sapeva che l'atmosfera sarebbe stata più importante di un anno di conservatorio.
Pronti? Si comincia!


L'esordio avviene alla «Stella della Bontà», spettacolo che veniva organizzato ogni anno dall'Istituto Tecnico Commerciale A. Tambosi al Teatro Sociale di Trento. Gli organizzatori dell'OSIT chiamavano sempre nomi importanti da Milano, soprattutto legati all'ambiente di Celentano, ma inserivano sempre anche artisti locali, perché era una festa trentina. Facevano quello che oggi l'assessore Panizza definisce «Far crescere la cultura del territorio».
Perché dire di no questo nuovo complesso che si ispira ai Beatles, tanto esecrati dagli adulti e amati dai giovani?

The Flying Drakes, però, quella sera non si ispirano ai Beatles, vanno oltre. Eseguono 3 pezzi, Lady Jane e Get Off of My Cloud dei Rolling Stones e una canzone rock dei Kings.
Ed è subito successo!
Grazie alle capigliature modello Beatles e le divise rigorosamente ispirate ai college americani di allora, diventano un modello e un punto di riferimento per i giovani trentini che tentano di cambiare i tempi, i costumi e le persone della società.
I fans li assalgono, vogliono perfino portargli via i bottoni delle divise per ricordo…
Questa incredibile onda sonora della musica comincia a raggiungere gli studenti e i giovani che inneggiano alla ribellione e al cambiamento.

Alla fine del 1966, da una costola di The Flying Drakes nasce la Band forse tutt'ora più ricordata di quegli anni: I Britanni. Ai due Fratelli Virgillito e a Stringari si affianca Patrizio De Concini alle tastiere.
Comincia la grande era dei Britanni.
I Britanni vogliono sempre più affinare la loro tecnica musicale proponendo sempre più il Rhythm 'n Blues.

Il grande successo della Tournée insieme ai Corvi, allora gruppo musicale molto famoso nel panorama nazionale, li consacra anche fuori del Trentino.
«Quando suonavamo la nostra musica prima dei Corvi - ricorda Gianci Virgillito - gli spettatori rimanevano estasiati al punto di fare ombra al complesso leader. Si sentiva negli spettatori il desiderio e l'apertura per questa nuova musica e noi in quel momento ne eravamo gli attori principali.»

Nel 1967 vengono chiamati per inaugurare il locale Nautilus di Milano, che per un'intera generazione è stato uno dei punti di riferimento più importanti delle Band Italiane.
Continuano le tournée con i gruppi nazionali famosi, i Nomadi, le Orme, il chitarrista tedesco Hammond Dull e i Corvi.
E continua la collaborazione con la casa discografica Carosello-Cemed

Nel 1968 la formazione assume una nuova struttura, Virgillito al Basso, l'estroso Giorgio Anesi alla chitarra e Sergio Decarli alla batteria.
«Tecnicamente ed emotivamente è la formazione cui più sono affezionato.» - Ci confida Virgillito.
E noi gli crediamo visto lo spessore dei musicisti che nell'arco degli anni successivi avrebbero costituito per Trento una ricca risorsa musicale.

L'avventura dura fino alla fine degli anni Sessanta.
A questo proposito Virgillito spiega così.
«Gli impegni per produrre musica erano incessanti e continui, dovevamo fare una scelta ben chiara e definitiva, lasciare il nostro lavoro per intraprendere solo la carriera musicale. Alcuni di noi non se la sono sentita ed è stato l'inizio della fine.»
In effetti, oggi sarebbe diverso, con i mezzi di comunicazione che ci sono e con la diversa apertura per le nuove proposte artistiche. Ma in quei tempi di sola musica rock non si poteva vivere.



I Britanni cessano di esistere alla fine degli anni 60.
Sergio Decarli e Giorgio Anesi intraprendono molte collaborazioni con ottimi musicisti, lasciando un segno nella storia della musica Trentina, ma non saranno mai più identificati come Band ma solo come Session Man, consapevoli di dover ringraziare Virgillito e i Britanni per la loro enorme popolarità ottenuta in città.
Virgillito si dedicherà poi a ricerche specifiche del suono e dello sviluppo della memoria acustica dove diverrà un autentico innovatore (manco a dirlo) e progetterà nuove tecnologie all'avanguardia.
Ne è ancora leader.


Quando abbiamo concordato l'intervista con Virgillito siamo rimasti molto impressionati dal personaggio e da quello che ha fatto per la musica trentina.
Abbiamo sentito legare il suo nome a leggende epiche, a racconti inverosimili e per questo ci eravamo preparati delle domande dettagliate da porre a colui che è stato il vero portatore e innovatore della musica nella nostra città.
In quel momento non sapevamo ancora che la scaletta di domande sarebbe stata inutile di fronte a un uomo che è davvero un uragano di idee e di esperienza.
Anzi, proprio non occorreva fargli domande...

Virgillito ci riceve nella sua comoda cucina. Appena entrati notiamo subito un poster con John Mayall che saluta Virgillito. Lui spiega che a Campobasso è sorto un suo fan club che ha ospitato il celebre musicista.
Da lì l'idea della fotografia che lo ritraeva con un cartello in mano con la scritta Ciao Gianci.
Dopo averci raccontato innumerevoli aneddoti davanti a un buon bicchiere di Vino Rosso regalatogli dalla figlia della Stilista Anna Gaddo, non servono particolari stimoli per far sì che Virgillito prenda in mano la chitarra.
Ed è li che improvvisamente la cucina comincia a illuminarsi, dopo alcuni pezzi Rhythm 'n Blues.

È fantastico sentire l'arrangiamento della canzone Asturias del maestro Isaac Albeeniz. Oppure dei pezzi suoi dove emergono le atmosfere di Al Jarreau e degli Spyro Gyra, o un arrangiamento atipico del classico tico tico dove Gianci riesce a fare l'assolo di chitarra con voce.
Ci confesserà dopo, che questo arrangiamento si è reso obbligatorio perché Andrea Braido (avete letto bene, è proprio lui) prima di un concerto si era reso irreperibile.
Ed è stato proprio dopo aver sentito queste note, che spaziano dalla Rhythm 'n Blues al Funky alla New Age o alla musica latina, che comprendiamo che in realtà Virgillito non ha mai smesso di suonare e di studiare, di ricercare e di scoprire.

E' dopo questo mini concerto che decidiamo di conoscere quello che c'è dentro questa incredibile persona.



In quel periodo si sentiva come un vero innovatore nel campo musicale?
«In quel periodo la ricerca del Rhythm 'n Blues e del Beat era molto difficile. Per rendere l'idea è giusto sapere che la Rai censurava la musica Beat e allora non esistevano certo i sistemi di informazione per divulgare questa novità. Io andavo a comprare i primi dischi dei Beatles a Londra e sono stato molto fortunato perché la mia ragazza di allora gestiva un negozio di dischi in città.» [Tonini, di cui abbiamo fatto cenno sopra - NdR]


Quando a metà degli anni 60 ha iniziato a proporre la Rhythm 'n Blues e il Rock, a Trento aveva sentore dell'importanza che avrebbe avuto sulle future generazioni?
«Quando si costruisce qualcosa di storico di solito non si è mai consapevoli dell'importanza che può avere quel momento. Ma di certo sentivamo nei giovani la volontà di identificare la loro voglia di ribellione con la nostra musica.

«Vedevamo l'entusiasmo e la volontà di imporsi in qualsiasi campo e tanta voglia di fare per costruirsi un nuovo futuro. È ovvio che anche noi, pur non facendo politica, siamo stati contagiati da questo clima di contestazione e ribellione. Erano momenti dove morivano Hendrix, Morrison, Jopin e dove tutti noi in un clima di trasgressione credevamo che l'alternativa fosse davvero quella di morire giovani.»

Vorrei chiederle della sua prima chitarra...
«Ho acquistato la mia prima chitarra dai Nomadi quando venivano al lido di Levico a suonare. Fui subito consapevole che non era stato un grande affare e se penso che ho lavorato per un'estate intera con mio padre in cantiere per potermela permettere...

«Ma e'stato proprio in quell'estate che mi sono inventato musicista, che ho preso un pezzo di legno e gli ho incastrato sei pezzi di fil di ferro simulando il manico di una chitarra.
«Nei momenti di pausa sul lavoro con questa invenzione potevo imparare a memoria le posizioni delle dita per poi far scaturire le note dalla chitarra.»

Come vedeva la Trento di quell'epoca voi musicisti capelloni?
«Una buona parte con una certa diffidenza, anche i giornali ci criticavano aspramente. Ormai eravamo catalogati come i capelloni che davano voce alla trasgressione e chissà a quale nuovo progetto sociale. Ma non tutti erano contrari alle innovazioni, ricordo che alcuni personaggi hanno capito subito che questa voglia di cambiamento sarebbe stata inarrestabile.

«Cito il fotografo Giorgio Salomon fra tutti. Ricordo che ci telefonava chiedendoci di andare in Piazza Dante vestiti con le nostre divise da concerto e con in mano le chitarre per essere fotografati. La curiosità che destavamo era davvero incredibile. Da lì a poco di creavano dei capannelli di persone incredule di tanta trasgressione per quel tempo.
«Anche per la strada eravamo additati dai passanti come i capelloni che suonano una strana musica, l'essere riconosciuti ci rendeva importanti e questo ci dava la sicurezza di essere protagonisti e quindi al centro dell'attenzione. Era come dire al mondo intero ci siamo anche noi giovani

Tutti i giovani musicisti hanno avuto qualcuno a cui ispirarsi. È successo anche a lei?
«Sicuramente sì! Ho ammirato molto i maestri dell'era Psichedelica, cioè i Pink Floyd.»


Spesso i musicisti si lasciano alle spalle progetti incompiuti, rimpianti o rimorsi, o peggio malintesi e rancori. In questo senso lei si è preso delle rivincite?
«Questo è vero, per quanto mi riguarda però non provo nessun rancore verso nessuno. Ogni volta che prendo in mano una chitarra per me è una rivincita, ma solo verso me stesso perché sono consapevole di essere stato un uomo fortunato.

«Il destino molti anni fa ha fatto in modo che io potessi trasmettere alle persone quello che io sentivo dentro, quello che amavo. Posso essere molto felice anche solo per questo.»

Cosa farà da grande Virgillito ?
«Spero di non diventare mai grande, di rimanere così come sono adesso e di continuare a vivere di sogni, perché credo che un uomo che non ha più sogni non abbia più nulla da dare né a se stesso, né tantomeno agli altri.»


Si riconosce un pregio?
«La voglia di conoscenza, la curiosità e la determinazione nell'applicare il nuovo sapere.»



Il nostro Roberto Conci intervista Gianci Virgillito.

Ed un difetto?
[In quel preciso momento nella stanza entra sua moglie Loretta e, dopo averla salutata con un dolce bacio, preferisce non rispondere… sorridendo in modo ironico]


Questa è la mia ultima domanda, crede che vivendo a Milano o Los Angeles sarebbe riuscito a diventare famoso e importante in quegli anni?
«Certo le metropoli negli anni 60 amplificavano al quadrato qualsiasi esibizione, i contatti e le opportunità si sarebbero moltiplicate. Certamente sì…»


Dopo quest'ultima risposta, per la prima volta noto un leggero velo di tristezza nei suoi occhi, dovuto alla consapevolezza che allora sarebbe stato più facile ciò che ora è impossibile.
O che aver legato il proprio destino a nuove motivazioni e a nuove emozioni sempre più forti sia stato solo frutto di qualche momento di protagonismo, qualche coincidenza, degli attimi…
Perché persone come Giancarlo Virgillito appartengono a noi tutti. Appartengono solo alla vita. A 50 anni di distanza, anche alla Storia.

Roberto Conci
r.conci@ladigetto.it

 

Nella storica formazione dei Britanni si sono anche succeduti i seguenti musicisti: Denny Koole, grandissimo bassista che più tardi collaborerà con la Premiata Forneria Marconi, Gianni Monfredini alle tastiere Lorenzo Chini al Sax e Mariano Cristellotti al Basso.

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Angelo Papagno 16/02/2024
Mi sono imbattuto per caso in questo articolo intervista e devo dire, con piacere, che ho provato intense ammirazioni. Ho notato con quanto trasporto sentimentale il Signor Gianci abbraccia ancora, dopo tanti anni, la sua amata chitarra. Ho apprezzato con quanta professionalità e umanità il Signor Conci ha saputo condurre, con ineguagliabile maestria, la bellissima intervista. Tanti professionisti del giornalismo avrebbero tanto da imparare da questo Signore Conci.
Io ho sempre molto ammirato, incondizionatamente, tutte le persone che vivono con intensa passione e dedizione, a qualsiasi livello, i propri slanci sia artistici che professionali. Congratulazioni ad entrambi.
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