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«Tutti quelli che dissero no» – Di Arrigo Petacco

8 settembre 1943: la scelta degli italiani nei campi di prigionia inglesi e americani

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 Titolo: Quelli che dissero no 
 
 Autore: Petacco Arrigo 
 Editore Mondadori 2011 (collana Le scie) 
 
 Pagine: 172, illustrato, rilegato 
 Prezzo: € 19 – Disponibile anche in ebook a € 9,99 
    
 IL CONTENUTO
L'8 settembre 1943, quando dopo 1201 giorni di guerra il maresciallo Pietro Badoglio annunciò la firma dell'armistizio con gli Alleati, circa seicentomila soldati italiani si trovavano rinchiusi nei campi di prigionia che inglesi e americani avevano allestito in varie nazioni del mondo, dall'Egitto all'Algeria, dalla Palestina al Kenya, dal Sudafrica all'India, e persino alle Hawaii.
«Ma tu con chi stai, con il duce o con il re?»
Fu il dilemma di fronte al quale si trovarono i nostri soldati, colti di sorpresa dall'annuncio della resa senza condizioni accettata dall'Italia e dalla conseguente fuga di Vittorio Emanuele III a Brindisi: dopo avere combattuto per anni contro un nemico preciso e riconosciuto, bisognava scegliere, all'improvviso, se passare o no dall'altra parte della trincea.
Di questa massa enorme di giovani una cospicua minoranza scelse di non tradire, ma gli storici, sia per la scarsità delle fonti ufficiali sia per la delicatezza politica dell'argomento, non se ne sono occupati che in maniera superficiale: ancora oggi, gran parte delle notizie utili a una ricostruzione di quegli anni ci giungono da pagine autobiografiche o dai resoconti memorialistici dei protagonisti.
Molti dei quali, avendo risposto di no all'appello di Badoglio a rientrare in patria, anche per non subire odiose discriminazioni, preferirono il silenzio.
Il libro restituisce voce e memoria ad alcuni di loro.
 
 IL COMMENTO
Chi scrive non perderà mai una pubblicazione di Arrigo Petacco, per cui forse non fa testo. Però è un libro che riporta tutta una serie ei notizie che conoscevamo poco o in maniera frammentaria.
Sapevamo parecchio sulla sorte dei prigionieri in Russia e in Germania, ma sapevamo relativamente poco sui prigionieri fatti degli alleati occidentali.
Sapevamo che molti italiani hanno combattuto per resistere al nemico al solo scopo di essere fatti prigionieri dagli americani anziché dagli inglesi. Ma non sapevamo che gli americani avevano comunque disatteso la parola data consegnando parte dei prigionieri non solo ai britannici ma addirittura ai francesi, che violavano sistematicamente i diritti sanciti dalla Convenzione di Ginevra.
Sapevamo che molti erano stati deportati dagli inglesi in India e in Sudafrica, ma non sapevamo come hanno trascorso una prigionia durata anni e anni…
Sapevamo che i più fortunati erano stati trasferiti in America (non pochi addirittura alle Hawaii), ma non sapevamo che erano rimasti in prigionia per oltre un anno dalla fine della guerra.
Non sapevamo molte altre cose, che questo libro ci ha fatto sapere.
 
Merita leggerlo, senza mai dimenticare alcuni punti fermi.
- I prigionieri italiani sono stati qualcosa come 600.000, pari a sei città come Trento. La sola idea di trovare adeguate sistemazioni per così tante persone può far venire mal di testa al più abile dei pianificatori sociali.
- Moltissimi sono finiti prigionieri per colpa dei loro comandi militari, del tutto inadeguati a un qualsiasi tipo di guerra. Insomma sono caduti in mano nemica per colpa dei loro superiori.
- Un anno, due, tre, quattro e perfino cinque anni di prigionia sono un periodo folle. Basti pensare a quanto è pesato fare un servizio militare lungo solo un anno… Figuriamoci in un lager.
- In una confusione come quella generata dall’8 settembre fu davvero difficile capire come comportarsi, cioè decidere a quale parte del paese dover essere fedeli.
- Al ritorno dalla prigionia, il nostro Paese accolse in maniera pietosa i propri reduci. Quasi che la guerra fosse stato voluta da loro, persa da loro e tradita da loro. Imperdonabile.
- Nessuno di loro poté votare né per il Referendum Repubblica-Monarchia, né per la Costituente. 
 
Anche supportati da questo libro noi diciamo che la libertà della nostra Repubblica non è stata conquistata solo dai partigiani, ma da tutti coloro che nel bene e nel male si sono trovati costretti a recitare una parte con dignità, qualunque fosse quella loro assegnata dal destino.
 
GdM

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