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Dellai alla Cooperazione: «Il Trentino è Comunità Autonoma»

Nel suo intervento al congresso della Cooperazione Trentina 2012, il presidente ha anche denunciato il pericolo del «centralismo di ritorno dello Stato»

Il presidente Lorenzo Dellai tace sulla piazza di Trento davanti alla folla in difesa dell’autonomia e sceglie la platea del congresso della Cooperazione trentina per annunciare la prossima tappa di una storia politica «che non dovrà mai fermars.
 
«Il Trentino è Comunità autonoma, – ha detto Dellai, con un’espressione che da qualche tempo ama richiamare quando parla della Provincia. – Con il dovuto rispetto verso le istituzioni, cercheremo il consenso per cambiare la Costituzione e definire meglio il nostro modello. Noi non siamo una provincia, definizione che è frutto della divisione geografica del centralista Regno sabaudo, noi siamo una comunità che ha nel suo Dna la capacità di autogovernarsi.»
 
Questo il presidente Lorenzo Dellai lo ga detto intercvenendo alla tavola rotonda «Autonomia e cooperazione: radici, attualità e prospettive».
Con lui hanno discusso Heiner Nicolussi Leck, presidente della Raiffeisenverband Südtirol, i docenti Gianfranco Cerea (Scienza delle finanze) e Andrea Leonardi (Storia economica) dell’Università di Trento e il padrone di casa, Diego Schelfi, presidente della Federazione trentina della Cooperazione.
 
Reduce dalla manifestazione di piazza Cesare Battisti a Trento, il presidente Dellai ha portato alla platea dei cooperatori il vento della nuova stagione autonomista.
Dellai è partito dal titolo dell’incontro: Cooperazione e Autonomia.
«Sono due aspetti – ha esordito – profondamente legati all’identità trentina. La Cooperazione fa parte della nostra società, così come l’autonoma e il suo esercizio fanno parte del percorso secolare della nostra terra.»
 
Il presidente ha sottolineato come la discussione sull’Autonomia può partire da tantissimi punti di vista, ma che la stessa non può prescindere dai principi fondanti.
«Discutere di Autonomia trentina non significa soffermarsi su aspetti legali, burocratici e amministrativi. – Ha affermato. – Noi siamo autonomi perché questa è la natura profonda della nostra comunità. Noi ci chiamiamo Provincia perché lo stato centralista sabaudo ha diviso il suo territorio in Province governate dai prefetti. Ma noi non siamo una Provincia come tutte le altre e noi non siamo una Regione come tutte le altre, perché la storia del regionalismo è una storia incompiuta. L’avvio delle Regioni non è coincisa con la riforma dello Stato.»
 
Dal palco del Centro congressi di Riva del Garda, Dellai ha rilanciato la modernità del modello trentino.
«Siamo i portabandiera della concezione moderna e autonomista dello Stato. Noi non siamo un'anomalia. In Italia esiste una disomogeneità politica e amministrativa perché non è cresciuto un modello serio di governo territoriale.»
 
Poi il passaggio più significativo del suo intervento.
«Il nostro obiettivo è una modifica costituzionale che dobbiamo costruire con tenacia per essere definiti come comunità autonoma. Ripeto, per noi l’autonomia non è decentramento amministrativo. Noi pensiamo di esercitare poteri che sono del nostro territorio in armonia con i poteri dello Stato.»
 
La transizione verso l’entità di Comunità autonoma rientra in quella che Dellai definisce la storia continua di questa terra.
«Non possiamo permetterci un punto di arrivo definitivo. L’obiettivo oggi punta all’autonomia integrale.»
 
Così Dellai spiega anche il confronto con l’attuale Governo chiamato a stringere i cordoni della borsa per evitare il collasso dello Stato italiano.
«Non abbiamo risposto con le barricate – ha rivendicato con orgoglio Dellai – ma al premier Mario Monti abbiamo avanzato una proposta coraggiosa e un ulteriore passo in avanti verso l’autonomia integrale: noi abbiamo i 9/10 delle imposte del Trentino e con questi soldi noi paghiamo tutte le funzioni che lo Stato svolge sul nostro territorio.»
In questo modo, secondo Dellai, il Trentino continuerà a portarsi a casa delle competenze che non erano previste nelle norme di attuazione. Era successo per la scuola, tornerà a succedere per la polizia e altro ancora.
 
Parlando di comunità, il presidente ha ribadito come la cooperazione è parte integrante del sistema trentina.
«Il senso di comunità e i valori della cooperazione hanno permesso al Trentino di garantirsi in epoche difficili la crescita economica. Ma anche questo binomio, come qualsiasi altro principio, ha bisogno di una continua manutenzione. Il senso dell’Autonomia deve crescere forte dentro la nostra comunità, va curato e fatto crescere giorno per giorno.»
 
E’ la storia che continua - ha annunciato il presidente - verso gli Stati generali dell’Autonomia.
«Mi auguro di arrivare al 5 settembre dopo aver vissuto, grazie anche a tutte le realtà associative e istituzionali, una stagione di dibattito e di confronto, anche critico, sui temi dell’Autonomia.»
Questa sarebbe per Dellai la migliore risposta del Trentino al rischio del centralismo di ritorno che si sta affacciando sulla scena nazionale.
 
In precedenza il professor Gianfranco Cerea, ordinario di Scienza delle finanze presso l’Università di Trento, aveva concluso il suo intervento con una provocazione.
«In Trentino abbiamo un modello economico che sviluppa reddito ma in misura meno rispetto ad altre aree. Alcune regole vanno cambiate, ad incominciare dal ruolo dell’ente pubblico che deve fare un passo indietro come produttore di ricchezza per lasciare spazio al privato, spesso molto più efficiente. Per quale motivo i bacini montani o le strade provinciali devono essere gestiti da dipendenti provinciali e non da privati, a incominciare dal privato cooperativo?»
 
La risposta di Dellai era arrivata puntuale.
«Abbiamo di fronte non solo sfide ma anche opportunità e strumenti concreti. Questo ci permette di accogliere tesi sfidanti come quelle espresse dal professor Cerea. In Trentino abbiamo una batteria di strumenti culturali, prima ancora che giuridici, per sperimentare nuove piste e modelli di sviluppo. Io credo che l’ente pubblico possa diventare laboratorio per testare i nuovi modelli privati chiesti dal professor Cerea, in grado poi di competere anche oltre il mercato locale.»
 
In sintonia con il presidente Dellai si è detto anche Diego Schelfi, presidente della Federazione trentina della Cooperazione, che ha difeso la bontà e la solidità del modello trentino.
«La nostra esperienza è stata straordinaria, – ha detto Schelfi. – Abbiamo lanciato un trentennio di cultura dell’autonomia. Cooperazione ed autonomia rappresentano il  binomio su cui si regge il Trentino. Noi dobbiamo esserne consapevoli e pronti a portare il nostro modello autonomistico e cooperativo verso altri territori.»

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