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Due passi tra le righe di Newton Compton – Di Valentina Zamboni

I 57 giorni che hanno sconvolto l'Italia. Perché Falcone e Borsellino dovevano morire?

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Titolo: I 57 giorni che hanno sconvolto l'Italia. Perché Falcone e Borsellino dovevano morire?
Autore: Follain John
Editore: Newton Compton
Pagine: 320
Prezzo: € 9,90
 
È il 23 maggio 1992: il giudice Falcone muore nella strage di Capaci, il più cruento attentato dinamitardo organizzato dalla mafia negli ultimi anni, in cui persero la vita anche la moglie Francesca e tre uomini della scorta.
Cinquantasette giorni dopo, il 12 luglio, la mafia uccide di nuovo: l'amico e collega di Falcone, il giudice Paolo Borsellino, salta in aria insieme ai cinque uomini della scorta in via d'Amelio, a Palermo.
John Follain, giornalista inglese inviato in Italia proprio in quegli anni, ricostruisce attentamente la dinamica degli attentati e l'inchiesta che ne seguì: dalla disperata corsa contro il tempo di Borsellino per scoprire chi avesse ucciso Falcone, nella tragica consapevolezza di essere il prossimo della lista, fino alla straordinaria parabola investigativa che portò all'arresto dei padrini Riina e Provenzano.
 
Ma il libro fornisce anche una visione d'insieme senza precedenti sul modo in cui opera la mafia siciliana, descrivendo nel dettaglio la progettazione e la realizzazione degli omicidi dei due eroici magistrati.
Sulla base di nuove ed esclusive interviste e delle testimonianze di investigatori, pentiti, sopravvissuti, parenti e amici, questo saggio racconta minuto per minuto gli eventi che hanno segnato - in maniera irreversibile - il nostro Paese e la lotta dello Stato contro la mafia.”Per fortuna se ne riparla ancora, per fortuna ci si ricorda di loro.
Nel 1992 avevo appena 7 anni ma ricordo le reazioni in famiglia dopo la morte di Falcone e lo stupore dopo che «Oddio hanno ucciso anche Borsellino!».
 
A 20 anni di distanza le immagini di quelle macchine saltate in aria e lo sgomento sul volto di giovani cronisti intimidiscono ancora ma non dobbiamo avere paura.
A differenza di ora la cronaca non era in presa diretta, nel 1992 le immagini della strage erano poche ma significative, non si entrava nella tragedia in maniera profonda come oggi ma ci si entrava comunque e soprattutto la tragedia entrava dentro di noi.
Mi piacerebbe che tra qualche anno i miei figli studiassero a scuola questi attentati, che ne parlassero come una parentesi del passato, una parentesi chiusa.
 
Vorrei che a scuola studiassero la mafia facendo fatica a ricordarsi cosa sia semplicemente perché fa parte di tutte quelle cose del passato che non hanno vissuto e che faticano a riconoscere.
«Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola» Falcone lo diceva sempre e lui davvero è morto una volta sola ma pensandoci bene forse non è morto mai.
 
Valentina Zamboni
v.zamboni@ladigetto.it

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