Home | Pagine di storia | Autonomia, incontro dei tre presidenti a Merano/ 1 – Durnwalder

Autonomia, incontro dei tre presidenti a Merano/ 1 – Durnwalder

«L’accordo De Gasperi Gruber è stato per noi come la Magna Carta per l’Inghilterra»

image

Sì è svolta oggi al Kursaal di Merano la Giornata dedicata all’autonomie del Trentino e dell’Alto Adige, alla presenza dei presidenti della Repubblica Austriaca Heinz Fischer e della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.
Il presidente Luis Durnwalder ha pronunciato un discorso destinato a passare alla storia, sia per i contenuti che dimostrano il grado di maturazione della nostra gente, sia perché nella nostra regione non si erano mai incontrati i presidenti d’Italia e d’Austria.
 
«L’accordo de Gasperi Gruber – ha detto Durnwalder, con la voce più volte rotta dall’emozione – è stato per noi come la Magna Carta per l’Inghilterra.»
Tutto è nato da lì, per Durnwalder, anche gli avvenimenti più importanti che si sono susseguiti, quali il Secondo Statuto (quello del Los von Trient) e l’imprimatur dell’Austria che ha ratificato il trattato non appena è stata completata l’autonomia.
 
Nel suo discorso, che riportiamo fedelmente dopo la foto, Durnwalder ha sostanzialmente ripercorso i temi affrontati con noi nell’intervista fatta lo scorso 16 agosto a Falzes.
Ma in più, ha pronunciato parole che francamente hanno emozionato anche noi, che questi anni dell’Autonomia li abbiamo vissuti, dalla «Notte dei fuochi a oggi».
Tra i concetti che fanno di Durnwalder un uomo che passerà alla storia, c’è l’insegnamento della sua esperienza, di cui anticipiamo qualche passaggio.
 
«L’Autonomia non è un fatto scontato, – ha detto, ammonendo i giovani. – È una conquista di cui possiamo andare orgogliosi.»
«Qui ha operato la Democrazia, – ha dichiarato con commozione. – La nostra autonomia è il frutto di uomini di buona volontà, di gente che ha cercato di trovare soluzioni, che ha sempre avuto rispetto dei diritti umani, dove il diritto per l’autogoverno non è mai stato messo in discussione.»
«Se dapprincipio abbiamo cercato di tollerarci, – ha ricordato, oggi cerchiamo di andare avanti insieme.»
«Noi faremo la nostra parte con l’Italia, che deve superare questo momento di difficoltà, – ha confermato. – Ma saremo sempre noi a decidere come spendere i soldi prodotti dalle nostre tasse. Qui oggi c’è con noi il Presidente Napolitano, che ha sempre difeso la Costituzione italiana e che conosce le problematiche. Siamo tranquilli, grazie a lui. Se il Governo ci ha finalmente convocati – ha aggiunto – noi sappiamo che è graziie alla sua autorevolezza.»
«Una delle province più povere d’Europa – ha detto a conclusione – è diventata una delle regioni a maggior livello di prosperità.»
 

 Il discorso di Durnwalder 

A nome della Giunta provinciale e di tutta la comunità locale porgo in particolare ai Presidenti Giorgio Napolitano e Heinz Fischer - più che un benvenuto - un caloroso bentornato.
Signori Presidenti, Vi ringraziamo per aver accolto il nostro invito a celebrare qui oggi – assieme ai rappresentanti delle Istituzioni locali e della società civile – due importanti anniversari della storia dell’Alto Adige/Südtirol e, credo di poterlo dire, anche dell’Italia e dell’Austria: i 40 anni del secondo Statuto di autonomia e i 20 anni della chiusura della vertenza internazionale sulla questione altoatesina.
La Vostra scelta di essere presenti alla consegna della massima onorificenza della Provincia di Bolzano ci onora sinceramente. Non per motivi di facciata o di prestigio, ma perché la nostra comunità trilingue è a Voi legata da sentimenti di simpatia, stima e profondo rispetto.
 
Siamo qui oggi per celebrare una tappa importante di una storia di successo. Un successo non facile e per nulla scontato, giunto dopo decenni di grandi sofferenze segnate dai tentativi di assimilazione di epoca fascista, dalle cosiddette Opzioni con il trasferimento nel Terzo Reich, dalla guerra.
Al termine del conflitto la popolazione sudtirolese chiese alle Potenze vincitrici il diritto all’autodeterminazione, che non venne concesso.
Fu assicurata un’autonomia amministrativa che doveva garantire i diritti delle minoranze. Oggi intendo ricordare una data e due anni: la data è il 5 settembre 1946, esattamente 66 anni fa, quando il presidente del Consiglio italiano Alcide Degasperi e il ministro degli esteri austriaco Karl Gruber siglarono l’Accordo di Parigi.
Questa accordo è la Magna Charta della nostra autonomia, il nucleo fondante di ciò che oggi siamo, di ciò che abbiamo, di ciò che facciamo e della direzione in cui vogliamo andare.
 
La Storia poteva prendere una strada diversa e drammatica, come altrove in Europa è accaduto ogni qualvolta hanno prevalso nazionalismi ed estremismi.
Invece in Alto Adige la Storia è stata davvero maestra di vita.
Uomini saggi e lungimiranti, autentici democratici rappresentanti delle comunità locali e dei Governi italiano e austriaco, sono riusciti a disegnare e a costruire un sistema di autonomia che oggi viene riconosciuto come «modello europeo di convivenza» tra gruppi linguistici diversi. Ricordo – tra le molte personalità – Aldo Moro, Giuseppe Saragat, Giulio Andreotti, Bruno Kreisky, Alois Mock, Ludwig Steiner, e naturalmente Silvius Magnago e i suoi compagni di viaggio politico.
Grazie a loro e alla fiducia delle popolazioni, a vincere sono state la mediazione e la ricerca del consenso, fondate sul rispetto delle diversità.
 
L’evoluzione della Provincia autonoma e dei Comuni nella capacità di amministrare il bene pubblico ha gradualmente cancellato antichi timori e gettato le basi di una convivenza pacifica.
Anche a livello regionale: con la vicina Provincia di Trento siamo passati dal «Los von Trient» di mezzo secolo fa ad una proficua e strategica collaborazione.
La pace porta benessere, e il benessere porta la pace. Per sfruttare interamente queste opportunità l’autonomia ha fatto crescere anche iniziative di collaborazione fra gruppi linguistici, fra istituzioni pubbliche e private, fra culture diverse.
Una cooperazione creativa che è fonte di ricchezza per tutti e a cui sono molto sensibili soprattutto le giovani generazioni.
 
Accanto alla data del 5 settembre 1946 è obbligatorio citare il 1972, l’anno di entrata in vigore del secondo Statuto di autonomia, esattamente 40 anni fa. È un frutto dell’Accordo di Parigi, è la sua attuazione concreta.
Ha garantito alla Provincia autonoma di Bolzano opportunitá di manovra e competenze utilizzate a vantaggio di tutti i gruppi linguistici. Per la prima volta la Provincia dispone di un’autonomia degna di questo nome, dunque non solo sulla carta. Ricordare e celebrare questi eventi oggi a Merano è quindi non solo legittimo. È il nostro dovere.
 
È nostro dovere ribadire ai nostri concittadini che l’autonomia non è un fatto scontato, non è il male minore o un debole compromesso, bensì una conquista che ha richiesto pazienza e sacrifici da parte di molti.
Una conquista alta, della quale tutti possiamo essere orgogliosi: noi altoatesini che giorno per giorno viviamo questa autonomia e la riempiamo di contenuti. Lo Stato italiano, che ha confermato di rispettare e di prendere a cuore la tutela delle minoranze fissata nella Costituzione. L’Austria, perché senza il sostegno di Vienna una simile soluzione, che garantisce salvaguardia ma anche sviluppo, non sarebbe mai stata raggiunta.
 
E arriviamo così al 1992, il secondo anno che intendo citare.
Esattamente vent’anni fa Italia e Austria – che oggi qui onoriamo attraverso i loro massimi rappresentanti politici – hanno riconosciuto conclusa la controversia aperta tre decenni prima all’ONU sull’attuazione dell’Accordo di Parigi.
Parlare di chiusura di vertenza è forse fuorviante, perché non si trattava della conclusione di una vertenza tra due Stati che nel corso degli anni sono cresciuti come partner in Europa. Si trattava piuttosto di riconoscere il diritto degli altoatesini ad un’ampia forma di autogoverno.
Oltre al buon senso e alla prudenza di uomini politici, qui ha operato la democrazia, che ha voluto dire rispetto dei diritti di tutti, rispetto delle minoranze e quindi riconoscimento di un’autonomia di governo fondata sulle leggi e sui trattati.
 
Questa storia comune di tre gruppi linguistici, questa esperienza di convivenza pacifica e di superamento della controversia internazionale sono un patrimonio prezioso.
Per l’Italia, per l’Austria, per l’intera comunità locale che oggi si riconosce nel progetto autonomistico.
Ci sono voluti due decenni per attuare nella pratica quanto concordato nel 1972.
Due decenni segnati dal dialogo, dal senso della misura, da passi condivisi per individuare le soluzioni migliori per il bene della popolazione. Con le norme di attuazione sono stati posti i mattoni di una casa che oggi ha ancora fondamenta solide, che resta un esempio riuscito di architettura per le minoranze e di risoluzione di conflitti.
Possiamo dire che l’autonomia funziona bene perché in questi anni tedeschi, italiani e ladini hanno imparato a conoscersi meglio.
I gruppi linguistici sono passati dall’originario “gegeneinander”, l’uno contro l’altro, al “nebeneinander”, l’uno accanto all’altro; poi, sempre grazie all’autonomia, è arrivato il “miteinander”, lo stare assieme uno con l’altro. E la speranza è di raggiungere presto il “füreinander”, l’uno per l’altro.
L’autonomia è un patrimonio di cui siamo pienamente consapevoli: va aggiornata e adeguata ai mutamenti sociali e politici per conservarne il senso e lo spirito originario.
Perciò lavoreremo ancora più intensamente per farla progredire e per tutelarla. L’autonomia dovrà aggiornarsi respingendo ogni insidia di centralismo ma anche ogni tentativo di egoismo localistico.
All’idea di progresso siamo profondamente legati, perché progresso significa per l’Alto Adige sviluppare quella cultura dei diritti, dei doveri e del rispetto sulla quale ha costruito la convivenza tra i gruppi linguistici e la sua vocazione plurietnica.
 
Siamo quindi giunti ai nostri giorni. Queste non sono la sede né la circostanza per discutere degli attuali problemi politici, che purtroppo non mancano.
Permettetemi però di osservare che dal 1972, dall’entrata in vigore del secondo Statuto, la nostra autonomia non ha mai conosciuto difficoltà come quelle che sta vivendo oggi, in cui le sue prerogative non vengono rispettate bensì scavalcate.
Ma ribadisco che dall’attuale crisi si esce solo mobilitando le energie di tutti, non mortificando le potenzialità a livello locale. La nostra autonomia poggia su garanzie costituzionali e internazionali, su una chiara definizione delle competenze, un carattere pattizio dei rapporti con lo Stato, un finanziamento sicuro e stabile attraverso le imposte prodotte in Alto Adige/Südtirol.
Norme sancite dalla Costituzione ma che oggi vengono troppo spesso messe in discussione.
 
Le nostre preoccupazioni non hanno a che fare con la solidarietà dovuta dall’Alto Adige/Südtirol al resto del Paese. Il nostro contributo al risanamento della finanza pubblica non è in discussione: abbiamo sempre confermato che siamo pronti a fare la nostra parte per compartecipare al rilancio del sistema economico e della crescita.
Ma la Provincia, attraverso le prerogative garantite dallo Statuto di autonomia, deve poter decidere come e dove intervenire con le misure di risparmio.
Noi confidiamo che con l’apporto di tutti l’Italia saprà recuperare il senso del proprio cammino, ma in questa fase di crisi sentiamo incombere sull’autonomia un rischio di svuotamento.
Lei, presidente Napolitano, massimo garante della Costituzione, già ben conosce le problematiche:
• i decreti governativi sul risparmio e la crescita intervengono profondamente nelle competenze attribuite alla Provincia autonoma di Bolzano
• le misure di risanamento del bilancio statale intaccano il sistema di finanziamento della Provincia concordato con lo Stato nell’Accordo di Milano
• sulle nuove competenze previste nello stesso Accordo di Milano la trattativa si è bloccata, malgrado, voglio ribadirlo, con la proposta di assumere la delega di funzioni statali – cito soltanto il servizio di distribuzione postale o il finanziamento dei programmi RAI per le minoranze – la Provincia alleggerirebbe notevolmente il bilancio statale.
• anche sulla storicizzazione del relitti fascisti in Alto Adige/Südtirol non si registrano passi avanti, sebbene il precedente Governo avesse già approvato il loro depotenziamento.
 
Questi nodi, signor Presidente, Le sono stati sottoposti, assieme alla rinnovata richiesta di valutare la possibilità di concedere la grazia ad alcuni ex attivisti sudtirolesi. Sappiamo che i fronti aperti tra Roma e Bolzano trovano in Lei un ascoltatore attento.
Non è mai stata nostra intenzione coinvolgerLa in dispute che non Le competono, ma abbiamo ritenuto giusto informarLa, con la correttezza del caso, proprio perché Lei, Signor Presidente, ha sempre manifestato sensibilità verso le Autonomie.
Da parte nostra, posso assicurare che sapremo discutere i sopraccitati problemi direttamente con il Governo e restiamo ancora fiduciosi di riuscire a trovare una soluzione.
La strada del dialogo, del senso di responsabilità e del rispetto reciproco tra le istituzioni porta sempre buoni frutti. La storia dell’autonomia dell’Alto Adige/Südtirol ce lo insegna.
 
Per noi è essenziale tutelare e aggiornare l’autonomia locale, e non solo in questa fase. Per un semplice motivo: l’autonomia dell’Alto Adige merita di essere difesa, perché è grazie a questa forma di autogoverno che una terra di conflitti è diventata un’area pacificata, una delle più povere Province d’Europa è diventata una delle Regioni a più alto livello di prosperità, una terra di emigranti è diventata una meta di nuove professionalità.
L’Alto Adige ha ereditato le virtù del mondo rurale, in cui la nostra civiltà è molto radicata, e ha saputo diventare una Provincia europea, moderna e innovativa, aperta al futuro. La nostra è storia di responsabilità e di pace, di laboriosità e di solidarietà civile, di senso della legalità, di doti imprenditoriali.
Ci aiuteranno a migliorare ancora e a recuperare dove siamo in difetto.
 
Stiamo infatti vivendo un’epoca di enormi cambiamenti, che ci chiama a un impegno responsabile verso le prossime generazioni, a cui offrire opportunità di crescita e di lavoro.
Perché l’autonomia è uno strumento fortemente innovativo, non qualcosa di statico. Dobbiamo saperne cogliere le opportunità positive, facendo leva sul valore della comunità plurilingue, in cui tutti i tre gruppi devono continuare a sentirsi a casa propria in Alto Adige/Südtirol, vivere la propria lingua e la propria cultura, avere rispetto per le altre.
 
Al tempo stesso siamo pronti a scommettere sull'Europa. Siamo e vogliamo restare profondamente europei, perché questo è anche il nostro domani.
E lo stiamo già facendo concretamente nell'ambito dell'Euroregione che la Provincia di Bolzano ha costruito assieme al Tirolo e al Trentino.
Proprio nelle aree di confine questa cooperazione transfrontaliera crea i presupposti per unire i territori in spirito europeo, per risolvere assieme problemi uguali in regioni di Paesi diversi. Come le Alpi, anche Bolzano, Trento e Innsbruck uniscono: abbiamo valori comuni e lavoriamo assieme per coinvolgere e far incontrare le popolazioni, non solo le istituzioni, dentro l'Europa del futuro.
 
In conclusione: siamo qui oggi, a questo evento festoso, per celebrare un cammino di successo, un percorso di cui tutti dobbiamo essere orgogliosi.
Siamo grati a quanti si spesero per ricostruire il dialogo e garantire così alle generazioni successive libertà, crescita e sviluppo.
Mi rivolgo direttamente a Voi, Signori Presidenti. Voi appartenete indubbiamente al gruppo di personalità che negli anni si è impegnato per il bene dell’Alto Adige, indipendentemente dall’incarico istituzionale e politico ricoperto.
Oggi quindi, in questa cerimonia, Vi ringraziamo due volte: diciamo grazie a Giorgio Napolitano e a Heinz Fischer, che hanno avuto e portano sempre l’Alto Adige/Südtirol nella mente e nel cuore. E diciamo grazie all’Istituzione che in modo così autorevole Voi, Signori Presidenti, rappresentate.
Un’Istituzione in cui vediamo una certezza e un saldo punto di riferimento.
Attraverso le Vostre persone vogliamo esprimere riconoscenza a tutte le forze democratiche dei due Paesi che negli anni hanno accompagnato la Provincia autonoma di Bolzano su questa strada.
Tra Italia e Austria, garanti della nostra autonomia, l’Alto Adige/Südtirol ha gettato un ponte del quale, questa è almeno la nostra speranza, entrambi gli Stati oggi possono andare fieri.

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande