È l’8 marzo, ma la violenza contro le donne continua indisturbata
La storia recente di una donna trentina massacrata di botte dal suo compagno
La storia che andiamo a raccontare è triste, ma vogliamo farlo proprio oggi perché la gente deve sapere che anche nel civilissimo Trentino la violenza sulle donne è sempre in agguato.
Non faremo nomi, sia perché il segreto istruttorio va rispettato, sia perché non vogliamo che la donna in questione possa subire pressioni (e magari altra violenza) prima del processo.
Per comodità narrativa la chiameremo Valeria.
Lo scorso mese di gennaio, la signora era venuta a sapere che il suo compagno aveva inviato a una comune conosceza una raccomandata minacciosa, sulla quale aveva apposto, a sua insaputa, la firma di Valeria.
Un falso clamoroso e devastante nel rapporto di coppia, perché aveva incrinato la fiducia della donna nei confronti dell’uomo che viveva con lei.
Ovviamente, con le discussioni aumentarono gli screzi, volarono parole grosse e giunsero le prime litigate.
Fu nell’ultima di queste discussioni che l’uomo passò alla violenza fisica. Una violenza inaudita, incontrollata e dai contorni assurdi.
La povera Valeria venne letteralmente massacrata di botte, pugni e calci. Tramortita, venne rinchiusa in camera da letto dall’uomo, il quale - anziché il 118 - chiamò la polizia.
Giunto sul posto il pronto intervento, il compagno accusò la donna di aver tentato di ucciderlo, essendo ubriaca fradicia, e di essersi tagliata le vene dei polsi.
Gli agenti videro subito che i polsi della signora erano forse l’unica cosa del corpo rimasta intatta e, in attesa che arrivasse l’ambulanza del 118 chiamata dagli agenti, sottoposero la poverina all’alcol test: assolutamente negativo.
Trasportata d’urgenza al Santa Chiara di Trento, le vennero riscontrate la lussazione di una spalla, ferite lacero contuse al viso e al corpo, l’occhio sinistro tumefatto e un ematoma alla testa.
Trattandosi di ferite la cui prognosi portava a 45 giorni, la denuncia scattò immediatamente d’ufficio.
Oggi Valeria è ancora in convalescenza, la spalla non le consente ancora di lavorare e l’ematoma fa fatica ad assorbirsi.
Il fascicolo è in Procura, in attesa del rinvio a giudizio.
L’uomo invece è a piede libero, e lo resterà almeno fino alla sentenza. Quando verrà processato, i giornali pubblicheranno il nome di questo personaggio.
Purtroppo, tante storie come queste non vengono rese note. Forse è ora di smetterla con l'ipocrisia e denunciare sempre qualsiasi violenza. Di qualsiasi genere.