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«Lo spirito del 25 Aprile portiamolo sempre nel nostro cuore»

L’intervento del presidente dell’Anpi del Trentino Sandro Schmid

Era il 5 marzo di 70 anni fa. Contrariamente al solito, allo stabilimento Fiat Mirafiori, la sirena di prova d’allarme non viene azionata.
La polizia fascista è venuta a sapere di uno sciopero che avrebbe dovuto scattare quel giorno proprio al segnale della sirena.
Alle officine 19 l’operaio specializzato Leo Lanfranco reduce dal confino, fa un gesto con le mani.
Tutta l’officina si ferma. Il piccolo corteo si dirige verso le presse, si aggiungono le donne, s’ingrossa, diventa un fiume in piena.
 
A Torino al grido di pane, pace, libertà saranno in 100.000.
Anche intere fabbriche di operaie lottano compatte. Poi è la volta di Milano e di tutti i centri industriali del nord.
Scrive Farinacci a Mussolini. «Se ti dicono che il movimento ha assunto un aspetto esclusivamente economico ti dicono una menzogna».
Lo stesso Hitler va su tutte le furie. «Per me è inconcepibile che si possa sospendere il lavoro e che nessuno abbia osato impedirlo. In occasioni del genere mostrare la minima debolezza significa perdersi».
Parole profetiche. Il filo rosso spezzato nel 1922 è riannodato.
 
La Resistenza popolare inizia quindi prima del 25 luglio e dell’8 Settembre 1943.
E i protagonisti deI 25 Aprile 1945, la data simbolo della Liberazione Nazionale, sono ancora le lavoratrici e i lavoratori.
Con i partigiani, sono loro a scendere in piazza con lo sciopero generale insurrezionale proclamato dal Comitato di Liberazione Nazionale.
Con questa forza unitaria, per la prima volta nella nostra storia, le donne conquistano il diritto al voto e l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
 
Diciamolo subito, senza retorica. Senza Stalingrado e senza lo sbarco in Normandia la potenza nazista tedesca non sarebbe stata piegata.
La Resistenza Europea, compresa quella Italiana, è stata invece un formidabile sostegno anche militare alla vittoria finale.
I movimenti di Liberazione sono stati l’anima politica del riscatto politico popolare dalle dittature e il fondamento della ricostruzione della libertà e della democrazia della nuova Europa.
La Resistenza partigiana italiana è stata protagonista della liberazione di Firenze e poi di tutto il nord dell’Italia.
Ricordo che l’ultimo combattimento si è concluso con la battaglia dei tre giorni per la liberazione di Riva, da parte della Brigata Eugenio Impera e i battaglioni degli operai della Fiat guidati dal comandante Dante Dassati.
 
Come sempre ricordiamo la Resistenza dei nostri militari in Italia e all’estero, lasciati colpevolmente allo sbaraglio dal proclama di Badoglio dell’8 Settembre e dalla viltà del re.
I martiri militari della Resistenza a Cefalonia e Corfù, quest’anno saranno ricordati con il viaggio della memoria sui luoghi del loro estremo sacrificio organizzato dall’Associazione Nazionale Divisione Acqui.
Ma quest’anno, anche in seguito alla pubblicazione del volume del Laboratorio di Storia di Rovereto «Almeno i nomi» ricordiamo in particolare i 70 anni della Resistenza dei 600.000 internati nei lager nazisti che hanno rifiutato l’adesione al nazifascismo in cambio della libertà personale.
 
Lo abbiamo fatto anche ieri con lo spettacolo teatrale del Club Armonia «L’inizio della notte» di Renzo Fracalossi nella sede dell’ex Palazzo Littorio poi Kommandantur nazista.
Dopo queste date inizia in parallelo anche la Resistenza partigiana con il concorso unitario di tutte le componenti politiche. In questo senso un sincero grazie a mons. Giuseppe Grosselli per la sua opera sui Cattolici nella Resistenza trentina edito da Vita Trentina.
Una Resistenza partigiana in Trentino con un sostegno popolare diffuso, ma anche controverso, un ruolo delle donne straordinario, a partire dalle nostre medaglie d’oro più giovani d’Italia Ora Veglia e Tina Lorenzoni e da tante altre partigiane e staffette.
 
Resistenza partigiana con molte luci e anche talune ombre che non vanno sottaciute ma senza strumentalizzazioni revisioniste che mettano in discussione la differenza abissale fra i combattenti per la libertà e quelli al servizio del nazifascismo.
Non esiste fascismo buono. Il fascismo è sempre negazione violenta della libertà e della democrazia.
 
Della nostra Resistenza in Trentino possiamo essere fieri. I suoi meriti sono rappresentati simbolicamente dalla medaglia d’oro assegnata alla città di Trento.
Chiediamo che il gonfalone della nostra città sia sempre in primo piano nelle manifestazioni che ricorderanno i 70 anni della Resistenza.
Chiediamo alla Provincia Autonoma di Trento di attivare subito un Comitato per organizzare e coordinare le iniziative di questo 70esimo.
Chiediamo un confronto con la Provincia perché, con il contributo dei Musei storici e dell’università, nelle scuole s’insegni anche la storia della nostra Resistenza e la sua relazione con la Costituzione e l’Autonomia.
 
Per l’Anpi è fondamentale essere custodi della memoria da consegnare all’attualità delle nuove generazioni.
La memoria come antidoto ai populismi che si richiamano alle ideologie razziste e nazifasciste che stanno emergendo pericolosamente in Italia e in Europa sull’onda dell’inedita crisi del lavoro e dell’economia che allarga la fascia della povertà e della disperazione.
Oggi la crisi in Italia è quella antropologica della politica. La politica del Bene Comune seppellita da quella personale e dei gruppi di potere, dei corrotti e dei corruttori e delle mafie organizzate.
 
È crisi che mette in discussione gli stessi pilastri istituzionali della nostra democrazia. Non è questa l’Italia sognata da chi ha sacrificato la vita per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale.
Cosa c’è di meglio e di più attuale quindi di ripartire dalle radici della nostra democrazia.
Di costruire un ponte fra la Resistenza dei nostri martiri e una nuova Resistenza culturale e civile che riparta dai fondamenti della nostra Costituzione. L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, ripetiamolo forte.
 
Ecco perché la Resistenza è attuale quando si rivendica il diritto e la dignità del lavoro che oggi manca a milioni di persone e costringe nella precarietà e insicurezza un’intera generazione.
Ecco perché l’Anpi si rivolge a tutte le donne, uomini e giovani democratici.
Ai giovani diciamo «prendete in mano il vostro futuro e non smettete di lottare per un’Italia pulita, un’Italia giusta e del lavoro degna di essere amata, come hanno fatto i ragazzi e le ragazze della Resistenza».
Ai più adulti come quelli della mia generazione diciamo «siamo con i giovani, aiutiamoli con tutte le nostre forze».
Lo spirito del 25 Aprile portiamolo sempre nel nostro cuore e orienti le nostre azioni tutti i giorni dell’anno.
 
Sandro Schmid

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