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Parliamo di patologie del pavimento Pelvico – Di Nadia Clementi

Nostra intervista esclusiva alla dottoressa in fisioterapia Elisa Borella

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Il pavimento pelvico (o perineo) è un insieme di muscoli con compiti differenti. Per semplificare, possiamo dire che va dal pube al coccige, chiude il bacino nella parte bassa e sostiene la vescica, l’utero e l’ultima parte dell’intestino.
Gli interventi chirurgici, la gravidanza, il parto, la menopausa, l’effettuare lavori pesanti e a volte altri eventi possono indebolire questi muscoli e dare origine a disturbi e disagi come la perdita di urina, di aria o feci, dolore durante i rapporti sessuali o scarso piacere.
Ecco perché è importante averne cura. Così, per saperne di più, abbiamo intervistato la dott.ssa Elisa Borella, specializzata in: Riabilitazione del Pavimento Pelvico, relazione ai sintomi urologici (incontinenza, urgenza, frequenza, ritenzione), alterazione della statica pelvica (prolasso) e relativamente alle sindromi dolorose perineali.

Il pavimento pelvico (perineo) a quali funzioni partecipa e quanto è importante per il nostro corpo?
«Il pavimento pelvico è un insieme di muscoli, legamenti, di tessuto connettivo e nervi , posti alla base del nostro bacino.
«Ha una forma di imbuto, è un ampio ventaglio muscolare che ha il compito di primaria importanza di sostenere i visceri interni.
«La componente muscolare che si inserisce sulla parte ossea ( pube, ischio, ileo e coccige) ha un suo tono di base da garantire la continenza ed è in grado di contrarsi o rilasciarsi in risposta ad improvvise variazioni pressorie o a necessità fisiologiche dell'organismo.
«Il pavimento pelvico partecipa alla funzione urinaria, fecale, sessuale e riproduttiva, alla statica pelvica; perciò se vi è una disfunzione del pavimento pelvico vi è un cambiamento della qualità della vita.»
 
Le disfunzioni di questa zona danno origine a quali sintomi?
«Le disfunzioni del pavimento pelvico possono portare a diversi sintomi:
- Sintomi urologici, quindi incontinenza urinaria, da sforzo o da urgenza e frequenza; dolore vescicale e uretrale;
- Sintomi colo proctologici, come l'incontinenza fecale, stipsi e costipazione o dolore ano rettale.
- Sintomi ginecologici come i prolassi degli organi pelvici.
- Disfunzioni sessuali, sia maschili che femminili e le Sindromi dolorose.»
 
Quanto influisce sulla sfera sessuale quando funziona bene e quali conseguenze genera quando funziona male?
«Ogni disfunzione del pavimento pelvico, che sia provocata da un'incontinenza ad un prolasso o da dolore, seppur di lieve entità, determina un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita, sul benessere fisico, emotivo e psicologico e sulla partecipazione sociale della persona.»
 
Quando è bene rivolgersi ad un esperto e perché è importante ?
La riabilitazione del pavimento pelvico è una terapia risolutiva o ha come scopo quello di ridurre i sintomi migliorandone la qualità della vita?
«Tutti dovrebbero sapere che non è normale "perdere" e che non è normale sentire "dolore" al pavimento pelvico.
«Superare quindi imbarazzo ed inutili paure, ma con molta semplicità parlarne con il proprio ginecologo, rivolgersi ad un attento urologo, o andrologo, poi ad un fisioterapista con specialistica del pavimento pelvico; ad un sessuologo.
«Non effettuare un "doctor shopping", significa girare a caso tra medici o sul fai da te.
«Cercare e affidarsi a medici qualificati del settore, interagendo tra le figure in modo che si possa individuare il problema della singola persona e poter dare un'indicazione corretta di terapia: che può essere semplicemente quella riabilitativa e/o comportamentale, o farmacologica o chirurgica quando necessaria.
«Si può stare meglio.
 
In cosa consiste la terapia riabilitativa?
«La riabilitazione del pavimento pelvico è una terapia che ha l'obiettivo di guarire o ridurre i sintomi causati dalla disfunzione e riferiti dal paziente , migliorandone la qualità della vita.
«La sua applicazione prevede l'utilizzo di tecniche che vengono impiegate a seconda della condizione della persona .
«Imparare quindi a contrarre i muscoli in modo esclusivo del pavimento pelvico (senza ad esempio contrarre i muscoli glutei o interni alla coscia o dell'addome).
«O viceversa, si insegna a rilassare e decontrarre i muscoli del pavimento pelvico perché possono essere iperattivi, contratti e dolenti.
«Importante valutare di ogni singolo paziente le abitudini comportamentali, come per esempio l'assunzione di liquidi ( troppi o troppo pochi ) nell' arco della giornata, le modalità di espulsione in fase minzionale e defecatoria.
«Si insegnano quindi esercizi specifici per questa muscolatura e specifici per ogni singola persona; perché, se effettuati in modo sbagliato, anzichè risolvere il problema, creano spinte eccessive dall'alto (endoaddominali) da far peggiorare i sintomi.
«Perciò la riabilitazione del pavimento pelvico si divide essenzialmente in tre fasi:
- fase di apprendimento dell'attività muscolare del pavimento pelvico;
- fase di modificazione dei parametri muscolari alterati;
- fase di automatizzazione, dove il paziente impara ad utilizzare quanto appreso in sede ambulatoriale e lo utilizza nei momenti in cui il sintomo si presenta.
«Con la ripetizione dell'esercizio , l'utilizzo diventa appunto automatico.
(Ad esempio: in caso di incontinenza urinaria da sforzo, si impara la contrazione volontaria effettuata precedentemente ad uno sforzo come tossire, starnutire, sollevare un peso, evitando così piccole perdite involontarie di urina).»
 
In quanto tempo si raggiungono buoni risultati?
«Come sempre dipende dalla patologia e dal deficit muscolare.
«Sono muscoli che si stancano facilmente , perciò bisogna eseguire pochi esercizi specifici, con poche ripetizioni: prima di rilasciamento e poi di contrazione muscolare, da eseguire anche per pochi minuti ma spesso durante la giornata e soprattutto tutti i giorni.
«Già dal primo mese si vedono dei cambiamenti, ma per il recupero ci vuole più tempo e pazienza.
«I tempi di recupero dipendono molto anche da quanto ogni singolo paziente effettua gli esercizi in autonomia durante la giornata.»
 
Quanto e in che modo lo stile di vita interagisce su questa patologia?
«Errori comportamentali o sbagliate abitudini come l'eccessiva assunzione di alcol , il fumo, l'obesità, lavori pesanti, bere troppa acqua ( oltre il 3 o 4 litri al giorno) o troppo poca (meno di un litro), mingere frequentemente più di 7 volte nella giornata per non perdere urina), la stipsi, rimanere sempre con un perineo contratto, sono tutte concause che peggiorano la sintomatologia.
«Spesso già modificando il proprio stile di vita, migliora il quadro clinico.»
 
Quando invece la gravità della patologia necessita di intervento farmacologico, o magari chirurgico? 
«È fondamentale che sia fatta una corretta diagnosi prima di effettuare un intervento chirurgico.
«In caso di reale ipovalidità muscolare o di muscolatura contratta del pavimento pelvico o di prolassi lievi o di incontinenza urinaria da sforzo si segue un programma riabilitativo.
«Come sempre dipende dalla gravità della disfunzione, ad esempio in prolassi di 3° grado la fisioterapia non è di aiuto.
«Bisogna intervenire chirurgicamente .
«Dovrebbe essere prassi consolidata l'effettuazione di trattamento riabilitativo perineale in pazienti sottoposti ad un intervento di chirurgia pelvica, al fine di integrare e completare il lavoro del chirurgo, favorendo il massimo ripristino della funzione.»
 
A che punto è la scienza medica oggi in questo campo?
«Tasto delicato. Negli USA e nei paesi anglosassoni si effettuano molti studi e si dà molta rilevanza alla riabilitazione del pavimento pelvico da anni ormai.
«In Italia siamo ancora pochi ad interessarci con passione e dedizione a questa parte così complessa e delicata del nostro corpo.
«Si continua comunque a studiare e specializzarsi.»
 
A che punto lo è la fisioterapia?
«Fisioterapisti specializzati in riabilitazione del pavimento pelvico siamo pochi in generale.
«Si deve uscire dal Trentino per trovare corsi specialistici e cliniche dove imparare e provare.
«Sta avendo pian piano importanza anche in regione, ma ancora è un argomento poco conosciuto e al quale si da poca rilevanza.»
 
Suggerimenti e consigli?
«Per i pazienti: “non accontentatevi, cercate le persone specifiche del settore che possono aiutarvi”.
«Non si deve avere timore e paura di chiedere e parlare .
«Si può e si deve stare meglio.
«Ci vuole tempo e costanza, ma tornare a condurre una vita sociale normale e risentire il piacere è possibile.»
 
Elisa Borella - Nadia Clementi 

 Elisa Borella
Dal 1992  ha prestato servizio in strutture private e pubbliche (di ruolo presso l'Ospedale San Camillo di Trento).
Dal GENNAIO 2004 ad oggi svolge l'attività libero-professionale.
Specializzata in Terapia Manuale seguendo le tecniche: Linfodrenaggio Manuale Terapeutico secondo il metodo tedesco (docenti della Feldbergklinik) tecnica Mckenzie (ernie discali)-Mailtland (mobilizzazioni articolari e muscolari) ed RPG (rieducazione posturale globale) Stecco mobilizzazione della fascia e Trigger Point. Kinesio Taping.
Specializzata nel recupero post operatorio degli interventi di spalla (cuffia dei rotatori) e della mano ( dito a scatto, fratture, tunnel carpale , morbo di Dupuytren ) recatasi ad assistere a degli interventi in sala operatoria.
Si occupa della Riabilitazione del Pavimento Pelvico dal 2005 (specializzata presso l’ospedale Gervasutta di Udine con dottor Paolo Di Benedetto) sia in relazione ai sintomi urologici (incontinenza, urgenza, frequenza, ritenzione), sia da alterazione della statica pelvica (prolasso) sia relativamente alle sindromi dolorose perineali.
Iscritta al GIS RASM: Gruppo di Interesse Specialistico della Mano e al GIS PAVIMENTO PELVICO: Gruppo di Interesse Specialistico Riabilitazione del Pavimento Pelvico all'interno dell'Associazione Italiana Fisioterapisti AIFI.
Membro della Società Italiana di Urodinamica SIUD e Membership dell'International Continence Society.
www.fisioterapiaborella.it
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