Home | Rubriche | Parliamone | Le clamorose rivelazioni di Durnwalder a Falzes – Di N. Clementi

Le clamorose rivelazioni di Durnwalder a Falzes – Di N. Clementi

«Gli attentati in Alto Adige non hanno favorito l’Autonomia, anzi» – «Non ho mai capito perché Dellai, dopo aver attaccato a fondo Monti, si sia messo con lui»

image

>
Come tradizione, Luis Durnwalder ha incontrato i giornalisti a Ferragosto ospitandoli nella sua casa di Falzes. Quando vi arrivi, la porta è aperta, può entrare chiunque: è la Casa dell'Alto Adige. Un ambiente familiare, la cui atmosfera piacevole è arricchita anche dalla presenza della giovane moglie e della piccolina che ha avuto da lei.
Una giornata in amicizia, dove la conferenza stampa e le domande dei colleghi sono addolcite dal piacere conviviale di essere tutti dalla stessa parte.
Ci siamo recati in due a intervistarlo, perché sarebbe stato l’ultimo incontro con Durnwalder presidente. Non è stato facile conversare con lui, perché c’era una cinquantina di colleghi tra giornalisti, operatori e fotografi e abbiamo dovuto raccogliere le risposte tra altre persone, tutte motivate a chiedere di tutto e di più.
Ciò non toglie che abbiamo raccolto anche qualcosa di clamoroso, destinato cioè a passare alla storia.

Luis Durnwalder (all'anagrafe Alois) è nato a Falzes il 23 settembre 1941.
È un politico italiano di lingua tedesca dell'Alto Adige, presidente della Provincia Autonoma di Bolzano.
 
Ha studiato agraria a Vienna e Firenze e giurisprudenza a Vienna e Innsbruck.
Ha insegnato per alcuni anni, finché è diventato presidente del potente «Südtiroler Bauernbund», l’associazione degli agricoltori sudtirolesi.
A quel punto infatti entra in politica e viene eletto sindaco di Falzes, carica che ricopre dal 1969 al 1973.
Nel 1973 diventa consigliere provinciale e vicepresidente del Consiglio provinciale dal 1976 al 1978.
Per dieci anni è assessore provinciale e dal 17 marzo 1989 è presidente della giunta provinciale (Landeshauptmann) della Provincia autonoma di Bolzano, carica alla quale è stato riconfermato a larga maggioranza per quattro volte consecutive.
Sebbene non abbia un ruolo operativo all'interno del partito, è considerato il leader della Südtiroler Volkspartei, che è il partito più importante dell'Alto Adige.
 
Dal 2004 al 2006, con l'introduzione della formula a rotazione, è stato anche presidente della Regione Trentino-Alto Adige.
A metà legislatura Durnwalder è stato sostituito dal suo collega trentino Lorenzo Dellai, assumendo la vicepresidenza della Regione, cosa che è avvenuta anche nella legislatura successiva.
È stato rieletto Presidente della Provincia nel turno elettorale del 2008 (elezioni del 26 ottobre) con il sistema proporzionale che vige in Alto Adige, e guida una giunta formata dalla SVP (anche se da sola possiede la maggioranza assoluta dei consensi) insieme al PD.
Ha quindi riassunto la presidenza della regione il 17 febbraio 2009. Nell'agosto 2011 ha annunciato di non volersi ricandidare per un quinto mandato presidenziale.
 
Nell'ottobre 2012 è accusato dalla Corte dei Conti di aver speso un milione e trecentomila euro di soldi pubblici senza nessuna giustificazione.
Il magistrato della Corte dei Conti è stato a sua volta profondamente criticato dal presidente Napolitano.
 
Durnwalder è stato l’uomo che ha portato l’Alto Adige dalle condizioni di povertà in cui versava 25 anni prima alle condizioni di opulenza attuali.
«Abbiamo costruito quasi tutto il necessario in questi 25, – ha detto a un’intervista rilasciata all’Adigetto.it lo scorso anno. – Se lo stato italiano dovesse tagliarci i fondi, vorrà dire che faremo manutenzione.»
In effetti, con l’austerità dettata dalla crisi, Dellai e Durnwalder avevano sottoscritto con il ministro Tremonti un accordo per cui il 90% di tutto ciò che il Trentino e l’Alto Adige raccolgono in tasse rimane in regione.
Per contro, le province autonome di Trento e di Bolzano si impegnavano a contribuire al risanamento del paese accettando le restrizioni dettate dal «Patto di stabilità» e dalle manovre fiscali di misura eccezionale e limitate nel tempo.
 
Monti ha provato più di una volta a mettere mano all’accordo di Milano, senza risultati perché la Costituzione italiana prevede l’«accordo delle parti».
Nel recente accordo raggiunto con Letta, tuttavia, Duurnwalder ha accettato un’ulteriore modifica ai rapporti tra Stato e Provincia di Bolzano.

Signor presidente, da 40 anni è in politica e da ben 25 Presidente della Provincia. Come ha preso l’Alto Adige e come lo lascia?
«È cambiato moltissimo. L’Alto Adige 25 anni fa non aveva ancora trasformato i vantaggi dell’Autonomia in realtà. Magnago e Benedikter hanno ottenuto le competenze e noi abbiamo avuto la possibilità di trasformare questa magnifica scatola vuota in realtà.
«Chi oggi attraversa la nostra provincia, vede dappertutto centri scolastici, strutture, ospedali, campi sportivi. Abbiamo le infrastrutture primarie e secondarie.
«Questo è stato nella nostra possibilità grazie ai nostri padri. Ma tutto era da fare, compresa la consapevolezza che potevamo, che dovevamo fare effettivamente tutto.
«A partire dalla pacifica convivenza tra i vari gruppi etnici. Basti pensare che quando ho cominciato c’erano ancora gli attentati…»
  

 
Lei ritiene che gli attentati siano stati utili per ottenere l’Autonomia? Magnago la pensava così. Lei come la pensa?
«Gli attentati? Bisogna distinguere gli attentati degli anni ’60 da quelli successivi. Questi ultimi erano veramente terroristici, volti cioè a uccidere.
Negli anni ’60 qualcuno ha pensato che se non avessero fatto saltare qualche traliccio, nessuno si sarebbe reso conto nel paese che c’era questo problema in Alto Adige. Però quelle persona avevano cercato di evitare la perdita di vite umane. [Un povero stradino di Salorno, di cognome Postal, peraltro perse la vita anche in quella serie di attentati che non volevano versare sangue – NdR]
«Invece gli altri erano veramente delinquenti, banditi. Hanno danneggiato e non aiutato.
«Comunque sia, noi non abbiamo certamente ottenuto la nostra autonomia grazie agli attentati degli anni ’60, e tanto meno con quelli dopo.»
 
Lei si ricorda la notte dei fuochi? [Era il 1957  – NdR]
«Sì, certo. Ma allora ero nel collegio di Novacella non mi hanno lasciato uscire.»
 
Lei prima ha detto che nel Memorandum con Letta è inserito il programma che prevede la riscossione del gettito fiscale in Alto Adige, in modo che sia la Provincia autonoma di Bolzano a dover inviare a Roma il 10% delle imposte e non lo Stato a restituirci il 90%. 
Il presidente Letta ha accettato?

«No, – sorride sornione, come un gatto cha ha incantonato un topo. – Ci stiamo lavorando. Fa parte del memorandum che viene discusso.
«Letta ha detto che a breve ripristinano le competenze che Monti aveva provato a toglierci, mentre a medio termine si discuterà sulla corresponsione degli aiuti che l’Alto Adige deve riconoscere allo Stato per il risanamento del bilancio e, appunto, la riscossione del gettito fiscale.»
  

 
Il presidente Monti ha provato a cancellare in 10 minuti quello che la Commissione del 19 ha fatto in 10 anni. Domanda: Cosa pensa di Dellai che, dopo aver combattuto Monti strenuamente, poi è passato dalla sua parte?
«Dellai è una persona adulta, intelligente, assolutamente autonomista, ma non sono riuscito a capirlo.
«Vede, nessuno ha imprecato così forte quanto lui contro Monti quando ha provato a toglierci questo e quest’altro, e perciò mi sono meravigliato… Però, diciamo, lui sicuramente è un convintissimo autonomista e… Diciamo che ha pensato che non fosse solo Monti a voler intaccare le autonomie ma l’intero sistema centralistico dello Stato che risorge soprattutto nei momenti di crisi.
«Si tratta di persone che forse non conoscevano la nostra storia e la nostra situazione. E perciò lui deve aver pensato “se io entro lì, forse ho una forza tale da salvaguardare le nostre autonomie”.
«Anche i politici di Bolzano che militano nella Lista di Monti sono persone assolutamente autonomistiche, con le quali potremmo tranquillamente collaborare.
«In realtà, però, Monti è stato per noi il peggior capo di governo italiano italiano. E non è risultato così potente come sembrava.» 
 
Qual è il suo pensiero su Ugo Rossi?
«Io non voglio immischiarmi con i problemi di Trento… – Sorride. – Però io sono molto contento che il Trentino abbia scelto Rossi. Per me è stata una piccola bella sorpesa…»
 
Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it
Guido de Mozzi – g.demozzi@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande