Controcanto alla pillola (Ouverture) – Di Vittoria Haziel
Parlo del corpo della donna. Per il quale la natura e non l'uomo (quindi non la cultura o il progresso) ha stabilito una disparità e un carico senza pari. Carico sulla donna, benintesi Prima pillola della ventitreesima parte
Cari pellegrini che cercate santuari
con immagini sacre legate a una religione (detti «pellegrini
comuni», o più brevemente «pc»), o semplici santuari di
vita in questo cammino di conoscenza che ci è dato di percorrere
(detti «P(d)aV», ovvero «pellegrini da Vinci»), ben
ritrovati sulle correnti di questo Adigetto.it: fiume
speciale con navigatori speciali.
Sapete che di solito noi i fiumi li risaliamo al contrario come i
salmoni: andiamo contro le correnti dei benpensanti, degli ipocriti
e dei falsi, degli opportunisti, dei fondamentalisti e degli
schiavi delle convenzioni e… e… l'elenco sarebbe lungo e lo accenno
solo, tanto li conosciamo tutti questi signori - e signore - che
mettono praticamente in atto il motto «mi conformo, dunque
sono».
So che non vedete l'ora di sentire le note del controcanto di oggi,
ed è evidente che il brano ha un nome sullo spartito:
CONTRACCEZIONE.
Vittoria Haziel in una delle bizzarre feste di anniversario
del matrimonio con Giorgio de Rienzo, con il quale ha stabilito un
ponte di condivisione su tutta la linea, anche se alcuni dei punti
presi in esame nel controcanto sono per loro superati, causa
decorrenza termini...
Come al solito, remi alle mani, partiamo da lontano per approdare a
riva. Intendo dire che partiamo dal corpo della donna e dalla
parità dei diritti. Attenzione: non state per ascoltare un discorso
femminista, ma femminilista (so che i lettori del mio ultimo libro
capiscono a cosa si riferisca il termine di nuovo conio da parte
mia, ma arrivo anche a dirlo a chi non ha letto il tomo).
Cominciamo con la cosiddetta parità dei diritti, e se prendiamo la
lente d'ingrandimento ci scappa subito un controcanto: la diversità
dei doveri. Qui non siamo sul piano giuridico: mettiamolo un
momento da parte. Qui si parla di natura: per dirla parafrasando
una famosa canzone, di «comme t'haffatte mammeta».
E la Natura NON HA STABILITO PARITÀ DI DOVERI tra femmine e
maschi.
Si parla del corpo della donna. Per il quale LA NATURA e non l'uomo
(quindi NON LA CULTURA o IL PROGRESSO) ha stabilito una disparità e
un carico senza pari. Carico sulla donna, benintesi.
Elenco all'osso.
1) sangue mestruale ogni mese sul corpo di fanciulle non ancora
uscite dalle ingenuità dell'infanzia. La Natura stabilisce: tutti i
mesi finché non sarai vecchia. I corollari di questo primo elemento
di disparità tra femmina e maschio sono noti a tutti, sia alle
mestruate sia a tutti quelli che vivono nei loro paraggi: tensione
prima «di quei giorni», dolori d'ogni tipo dopo, insieme a tutti i
fastidi fisici legati all'amministrazione di fiotti (e talora
masse) di sangue che scendono dalla vagina.
2) timore di gravidanze, perché ogni mese ogni donna in età fertile
corre questo pericolo sul suo corpo, e dunque ricorre a rimedi
d'ogni tipo per evitare di restare incinta. Rimandiamo a dopo
l'approfondimento di questo punto.
3) al contrario, voglia di gravidanze che non vengono. E qui
mettiamoci pure, sempre sul medesimo corpo di donna, visite ed
esami di tutti i tipi, interventi chirurgici, inseminazioni
artificiali, procreazioni assistite, casi di coscienza, tentativi,
fallimenti, riprove.
4) gravidanze - desiderate o non - con tutti i rischi e i corollari
che riguardano sempre il corpo della donna, che vanno dal vomito
agli svenimenti, dalle limitazioni nell'assunzione di farmaci, al
rischio di diventare obese a forza di andar dietro alle «voglie»,
alle complicanze tra cui nei casi più complessi c'è la costrizione
a letto per tutto il periodo della gestazione. E poi ci sono i casi
personali che costituiscono una galassia, come tutti sappiamo
(parti prematuri, aborti spontanei o obbligatori per malformazioni
al feto, placente previe, e via s-gravandosi).
5) conclusione naturale di queste: il parto. Che dire del momento
in cui il mondo - grazie a un corpo di donna nel quale il copione
di Madre Natura affida al maschio il piacevole «sforzo» di versare
il suo seme - aggiunge un'unità (quando non sono vere e proprie
nidiate)? Dalle (spesso lunghe ore di) doglie ai dolori della
condanna biblica («… e tu partorirai con dolore») quando
il parto non presenta complicazioni e comunque alla meglio finisce
con un taglio per agevolare l'espulsione della creatura, ai punti
che poi andranno ovviamente tolti dopo qualche giorno e non senza
dolore, vista la delicatezza della pelle nella zona in questione.
Alternativa al parto naturale: il cesareo. Un intervento vero e
proprio, con tutti i limiti e i rischi che ne conseguono.
6) Corollario del punto precedente (sempre quando le cose vanno
bene): l'allattamento. E qui la puerpera deve fare i conti con gli
orari del bebè, i reggiseni con le aperture, le creme antiragadi
per i capezzoli che si spaccano, i tiralatte, i pianti
ossessionanti del piccino quando il pasto della mamma per lui non è
nutriente o sufficiente, e anche qui mettiamo un eccetera. E qui il
«sempre sul corpo della donna» vedremo che conosce eccezioni. Non
grazie alla natura, ma grazie al PROGRESSO, cioè all'uomo.
7) Qui al punto sette l'argomento si fa delicato e in certi casi
drammatico: siamo all'aborto volontario. La donna non può o non
vuole portare avanti una gravidanza e decide di abortire. Caso di
coscienza, burocrazie, intervento, post-intervento. Oltre a tutto
quello che viene fatto sul suo corpo, spesso quella donna deve
affrontare le critiche, i giudizi, le condanne anche di chi sta
loro vicino, che si aggiungono a quelle implicite dei dettami di
santa romana chiesa. E su questi nemmeno un rigo, perché già se ne
riempiono un giorno sì e uno sì pagine di giornali a fiumi. Altro
che L'Adigetto.it...!
8) La vita feconda è quasi andata, e… che ti aspetta, o donna, come
spada di Damocle? Una bella menopausa, dove la seconda parte della
parola composta - pausa - farebbe pensare a una ripresa delle
mestruazioni in un tempo ancora successivo, e meno male che hanno
sbagliato a scegliere il termine che invece si riferisce alla
cessazione del periodo fecondo. Il quale, come tutti sanno - ma più
le femmine in età matura che i maschi - per Natura è stato
stabilito che duri anni, ma anni che sono decenni, e decenni che
vanno anche verso i ventenni. Per non parlare del periodo che la
precede - detto peri-menopausa, nome ancor più complesso. Insomma,
un incubo senza fine con fastidi fisici e psichici riservato ad
approfondimenti da mari più che da piccoli fiumi come il nostro.
Periodo che si prende, se sei longeva, un buon quarto della tua
vita. Gli altri quarti li abbiamo visti, e sono tutt'altro che
quarto di luna! Quanto finisce la menopausa sei vecchia e da
buttare. Spesso ti ci senti anche se non è vero. Ma forse ti capita
così perché psicologicamente non vedevi l'ora che tutto questo
reiterato strazio sul tuo corpo finisse, e che di te rimanesse solo
lo spirito.
9) Aspettate che non abbiamo concluso la prima parte del nostro
pellegrinaggio: grosso modo dal punto 4) in poi (intendo come età
della donna, cioè verso i quaranta, periodo che dovrebbe essere
aureo), ti cominciano a bombardare letteralmente con la
«Prevenzione serena»: leggi pap test e colposcopie per prevenire i
tumori dell'utero, e leggi - e sottolinea due volte! - mammografie
per prendere in tempo eventuali tumori alla mammella. Dai quaranta
agli ottanta ogni donna si ritrova nella stessa rete fabbricata in
ditte che portano il medesimo nome: OSSESSIONE DELLA PREVENZIONE.
Superfluo dire che ancora una volta ne va di mezzo IL CORPO DELLA
DONNA, come nei punti che abbiamo analizzato fino a qui. E sapete
cosa c'è di sereno in questa prevenzione? Che, per esempio, le
mammografie sono vere e proprie torture sotto forma di esami
clinici, con conseguenze di dolori atroci nella maggior parte dei
casi (perché condizione essenziale perché l'esame riesca è lo
schiacciamento del seno), e di ematomi e altro di cui ora non è il
caso di parlare.
Vittoria Haziel in un Caffè Letterario a Bari mentre
affronta con giovani studenti l'argomento della condivisione tra
femmine e maschi con particolare riferimento al corpo della donna.
Ora vi do un compitino a casa: sì, a voi maschi, ma anche alle
femmine: riempite un'intera pagina di quaderno e scrivete TUTTO SUL
CORPO DELLA DONNA, TUTTO SUL CORPO DELLA DONNA, TUTTO SUL CORPO
DELLA DONNA……
E il maschio? Cosa ha stabilito la Natura che l'uomo potesse
condividere dei punti suelencati? Dall'1) al 5) ovviamente nessuno,
anche se volesse per estremo atto di generosità.
Si salva il 6), l'allattamento. Per fortuna - e non solo ai nostri
giorni - i padri possono sollevare le loro donne da questo
meraviglioso atto legato alla maternità, che però le sottopone a
debilitazione, stress di orari da rispettare, eccetera. Il papà
prepara il suo bel biberon e allatta il piccino. Meraviglioso
Stop. La condivisione finisce qui. Non c'è n'è al punto 7), né
all'8), né al 9).
O meglio, si inserisce al punto 2), che praticamente riguarda la
prevenzione di una gravidanza.
Quali mezzi ha la donna per non restare incinta? La spirale (i
corollari li tralasciamo per rimandarli ad altra sede di
pellegrinaggi più specifici), o la pillola (per i corollari, idem
come sopra). Solo un cenno agli spermicidi e simili, che comunque
sono ancora una volta rimedi SUL CORPO DELLA DONNA.
Terzo (lo cito per dovere di cronaca): l'astensione, o meglio la
castità, ma è come dire che per non rischiare il mal di stomaco non
si mangia e il problema è risolto. No, noi vogliamo mangiare e
bene, possibilmente senza rischi per gli apparati preposti alla
digestione, ecc. Dunque, la castità per ora la lasciamo a carenti
di libido e masochisti, e a tutto l'universo che la subisce come
obbligo: a preti, suore religiosi. Sulla carta, naturalmente.
Perché in pratica è un'altra storia, e tutti noi ne conosciamo
abbastanza per dire che in fondo si riduce poi tutto a un gran velo
di ipocrisia.
[Haziel, non decampare dal sentiero del pellegrinaggio. E' che
certi temi sono talmente assurdi che mi pigiano da soli i tasti del
PC e si impongono alla pagina. In pratica, navigano in
automatico…]
Veniamo al maschio e chiediamoci: quali mezzi ha a disposizione per
evitare di ingravidare una donna? Il preservativo. Tutte invenzioni
dell'uomo, intendiamoci. La Natura pensa solo alla procreazione,
per il resto Eva e Adamo si arrangino. E si sono arrangiati, per
fortuna.
Le case farmaceutiche - bontà loro - hanno smantellato il monito
biblico e vinto in certi casi il dolore del parto, hanno
perfezionato il cappuccio che permette allo sperma di non entrare
nel corpo di una donna, e sono riuscite a perfezionare il farmaco
dei farmaci contro il monito «Crescete e moltiplicatevi» (una volta
all'anno è un po' troppo, no?), hanno messo in commercio la
pillola.
Ed è nella foschia del polverone sollevato dal terremoto
ecclesiastico sul tema, che stavolta vi lascio con l'acquolina
della suspence. Qual è il «controcanto alla pillola»?
Forse qualcuno c'è già arrivato da solo, altri invece annaspano
nelle acque dell'Adigetto.it. Tranquilli, una squadra sta
venendo in vostro soccorso. Se aspettate la seconda puntata di
questo controcanto, vedrete che sarete salvi dalla vostra
curiosità.
Il fatto è che l'ouverture ha richiesto una serie abbondante di
pentagrammi sullo spartito, e i pellegrini hanno diritto a un po'
di rifocillo, sgranchirsi le gambe, riflettere soprattutto, e
riempire la famosa paginetta per il compitino a casa. Non cambiate
canale, non dirigetevi verso il Canal Grande o Canali televisivi
terrestri o satellitari, perché lì i controcanti sono cassati prima
ancora che il coro si formi o i solisti facciano le prove.
Restate nei paraggi delle nostre acque e tra non molto sentirete la
continuazione del pezzo sullo spartito come la voce in-cantevole,
appunto, di una sirena. Che sono poi sempre io.
Vi do un elemento per arrivare quasi da soli alla prossima tappa:
condivisione.
In fondo è la parola d'ordine di un ponte d'armonia tra femmine e
maschi. E se pensate che sia un'utopia, provate a guardarvi intorno
tra coppie di amici («dico» e non «dico» che siano) e scoprirete
che di questi ponti ce ne sono più di quanti ne immaginiamo. Sono
troppo pochi, però, e sempre meno.
C'è bisogno di cambiare qualche scheda, di resettarci e
riprogrammarci per sostituire alla vecchia una cultura nuova. Chi
vuole, naturalmente. Il pellegrinaggio qui non è un obbligo o un
rito, è mosso da una sana sete di conoscenza. Per acquisire
consapevolezze e dati, e crescere. Non di numero, ma di qualità: la
sola che ci interessa. Pochi ma buoni? Diciamo così. A presto,
dunque.
Davincianamente vostra,
Vittoria Haziel
(Fine prima parte.)
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento