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La difficile sfida al cancro: comprenderne le cause genetiche – Di Nadia Clementi

Intervista al dott. Luigi Pasini ricercatore presso il Centro Interdipartimentale per la Biologia Integrata (CIBIO) dell’Università di Trento.

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Tutti abbiamo paura di ciò che non conosciamo. Il cancro è per antonomasia la malattia dell’incognita, il cosiddetto «brutto male», la cui presenza annuncia foschi orizzonti, affiora angosce, disagi e forti preoccupazioni.
Se da un lato si assiste a un aumento delle malattie neoplastiche, dall’altro lato la ricerca e l’oncologia medica hanno fatto enormi passi avanti, prolungando notevolmente le aspettative di vita rispetto al passato e rendendo la vita degli ammalati meno silenziosa.
Il cancro rimane però un male estremamente complesso ed aggressivo, con un elevato tasso di mortalità, in grado di debilitare fortemente. Può essere immaginato come un’armata dotata di armi formidabili, in grado di attaccare su tutti i fronti, con le truppe di terra, la marina, l’aviazione.
 
Com’è possibile sconfiggere un simile nemico? La sfida al cancro richiede l’utilizzo di forze speciali: la comprensione dei suoi meccanismi più intimi, a livello genetico e molecolare e la stretta collaborazione tra specialisti clinici e ricercatori, e l’indispensabile collaborazione dell’industria farmaceutica. La sfida al cancro è rappresentata da piccole vittorie quotidiane in ambito clinico e da continui progressi scientifici e tecnologici in ambito di ricerca.
Il biologo dott. Luigi Pasini, che sta collaborando con il reparto di anatomia patologica dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, ci darà una visione di cosa sia il cancro da un punto di vista biologico e dell’importanza della comprensione delle sue alterazioni molecolari e genetiche per consentire un approccio clinico e farmacologico efficace.

 Chi è il dott. Luigi Pasini
Nato a San Giovanni Rotondo nel 1978, si è laureato in Biologia Molecolare all’Università di Bologna, presso cui ha ufficialmente conseguito il dottorato di ricerca in Fisiologia e Biologia Cellulare.
Dopo aver iniziato le proprie ricerche nel Dipartimento di Oncologia Sperimentale a Bologna, nello studio di potenziali vaccini contro il tumori mammari, ha svolto la maggior parte dei propri studi di dottorato al Texas Medical Center di Houston (USA), presso il Baylor College of Medicine, dove ha approfondito aspetti molecolari del recettore degli estrogeni, coinvolto nel tumore mammario.
Tornato in Italia, si è unito all’Istituto Europeo Oncologico (IEO) di Milano, dove ha intrapreso lo studio del melanoma. Dal 2010 si è trasferito a Trento, per continuare i propri studi in ambito oncologico, presso il Centro per la Biologia Integrata (CIBIO).

Dott. Luigi Pasini grazie per aver accettato di parlare con noi. Ci può accennare di cosa si occupa?
«Fino ad oggi la mia attività di ricerca si è concentrata sullo studio della biologia molecolare, ossia dei meccanismi di funzionamento di base della cellula (il mattone costituente dei diversi tessuti ed organi), applicata alla cellula tumorale.
«Durante gli ultimi tre anni, nei laboratori del Centro per la Biologia Integrata (Centre for Integrative Biology - CIBIO) all’Università di Trento, in collaborazione con il reparto di anatomia patologica dell’Ospedale Santa Chiara di Trento, ci siamo focalizzati su un preciso tipo di alterazioni molecolari, a livello del DNA, che avvengono nel melanoma cutaneo, un tumore maligno della pelle.»
 
Ci vuole spiegare in parole semplici cos’è il cancro e cosa si intende per tumore?
«I tumori (sinonimo di neoplasie) consistono in un’anormale e incontrollata crescita cellulare e possono avere decorso benigno o maligno.
«I tumori fondamentalmente si dividono in due tipologie: solidi, come nel caso del melanoma che si sviluppa nella pelle, o in tumori che si generano in altri organi considerati appunto solidi, come i polmoni, l’intestino, lo stomaco, il pancreas; e in tumori che invece si sviluppano nel sangue o nel midollo osseo, come le leucemie.  I tumori solidi rappresentano la grande maggioranza e originano in una neoplasia primaria che può generare tumori successivi in organi distanti (le metastasi).
«Con il termine cancro si indicano in sostanza le neoplasie maligne, cioè con decorso potenzialmente mortale.
«Il cancro è una malattia molto complessa ed eterogenea, la cui variabilità dipende da svariate cause, in primis dall’organo in cui si genera e dal cosiddetto microambiente circostante.»
«Oggi il cancro rimane la seconda causa di morte nei paesi occidentali ed uccide oltre il 30% delle persone afflitte da questo male. Si può dire che il cancro rappresenti la sfida più grossa della medicina moderna, la causa di morte forse più spaventosa, e il settore di ricerca dove si sono fatti i maggiori investimenti.»
 
Ci spiega in cosa consiste le complessità del cancro e qual è l’importanza del microambiente cui accennava?

«La complessità del cancro si fonda su molteplici fattori: il microambiente appunto, in cui il tumore primario o metastatico si sviluppa; il ruolo preponderante del sistema immunitario; i meccanismi di adattamento che il tumore mette in atto per sfuggire ai controlli dell’organismo tramite selezione naturale e competizione per la sopravvivenza con le cellule sane circostanti; la capacità di metastatizzare.
«Un tumore molto avanzato può, di fatto, auto generarsi in uno pseudo organo dotato di propri vasi sanguinei in grado di dirottare i nutrienti destinati agli altri organi sani e di compromettere il funzionamento e la sopravvivenza dell’intero organismo.
«Nei casi più gravi, un tumore è capace di influenzare a distanza regioni dell’organismo per favorire la colonizzazione da parte delle cellule tumorali stesse, che si staccano dalla loro sede primaria, in cui si sono generate, per entrare nel flusso sanguineo e linfatico e proliferare in varie altre parti dell’organismo, formando le cosiddette metastasi.
«Il microambiente è una struttura costituita dalle cellule normali dell’organismo che vengono però fortemente influenzate dalle cellule tumorali stesse; una vera e propria nicchia, così chiamata, in cui il tumore può crescere indisturbato.
«Il microambiente varia secondo la tipologia di tumore, del tessuto in cui il tumore si forma e varia da individuo a individuo.
«Pertanto, sebbene le cause fondamentali siano le stesse, esistono molteplici forme di cancro (potenzialmente migliaia) e soprattutto c’è una chiara eterogeneità tra individui affetti dalla stessa tipologia di cancro, che dipende fortemente dal microambiente e da come questo sia influenzato dal tumore.
 
Ci può dare una definizione di quali siano le cause più comuni dei tumori e del perché essi si generino?
«Una concezione diffusa fa ritenere che il cancro sia una malattia dell’età moderna, ma forse erroneamente. Se da un lato l’inquinamento crescente, l’incorretta alimentazione e le cattive abitudini di vita siano ormai fattori di rischio innegabili, il cancro è un male che interessa da sempre tutti gli organismi multicellulari, cioè in grado di formare tessuti e organi, dalle piante, agli insetti, ai mammiferi e fa parte del concetto di evoluzione stessa degli organismi biologici.
«In realtà, gli stessi fenomeni che favoriscono l’evoluzione degli organismi sono alla base dell’insorgenza dei tumori.
«Nel caso dell’uomo, l’incidenza dei tumori è esplosa negli ultimi cento anni, non solo per una maggiore consapevolezza scientifica e medica, che hanno permesso di diagnosticare meglio questo male, ma soprattutto perché l’uomo ha imparato a vivere mediamente abbastanza a lungo (oltre i cinquant’anni direi) da far sì che le cellule, invecchiando, accumulino negli anni le cosiddette mutazioni spontanee e altre alterazioni molecolari in quantità tale da indurre la perdita della capacità di controllare la corretta proliferazione cellulare.
«In generale, un tumore nasce perché le cellule che lo generano e che lo costituiscono hanno sviluppato un meccanismo di vantaggio competitivo rispetto alle cellule normali dell’organismo: un vero e proprio fenomeno di evoluzione naturale a livello cellulare che porta la cellula tumorale a proliferare senza controllo e a evadere il meccanismo di morte spontanea che si dovrebbe innescare quando una cellula normale, invecchiando, esaurisce la propria funzione.

Quali sono gli effetti della trasformazione tumorale?
«La trasformazione di una cellula da normale a tumorale avviene in vari passaggi attraverso cui perde progressivamente le proprie funzioni specializzate all’interno di un organo e ritorna a uno stadio primordiale.
«Il primo effetto della trasformazione tumorale è un’incontrollata proliferazione, che di fatto è un fenomeno spontaneo della cellula ma che normalmente è regolato da vari meccanismi di controllo.
«Le cellule che hanno proliferato indiscriminatamente costituiscono la massa tumorale, cioè il tumore primario, che può avere varie dimensioni e caratteristiche secondo il tipo cellulare originario e dell’organo in cui si forma.
«Con l’evolversi del tumore primario, le cellule tumorali, sempre per un fenomeno di selezione naturale, sviluppano vari meccanismi per eludere il sistema immunitario e influenzare il microambiente cellulare circostante in modo da avere un ulteriore vantaggio di sopravvivenza. A questo punto il tumore diventa particolarmente aggressivo, si trasforma a tal punto da insidiarsi in altre sedi dell’organismo passando attraverso i vasi linfatici e sanguinei. Lo sviluppo di un nuovo tumore, derivato da quello primario, si chiama metastasi.»

Quali sono le mutazioni o alterazioni che portano alla formazione dei tumori?
«Il concetto fondamentale è quello di vantaggio competitivo. Le cellule tumorali cioè competono con quelle normali che le circondano per i nutrienti e per la sopravvivenza.
«Una mutazione è un’alterazione che avviene a livello del materiale genetico, il DNA, che contiene i geni appunto, i quali servono da “stampo” per la costruzione di tutte quelle molecole necessarie al corretto funzionamento quotidiano della cellula, chiamate proteine.
«A volte però può capitare che un’alterazione in un gene dia per caso uno specifico vantaggio proliferativo e di sopravvivenza alla cellula. L’accumularsi di tali mutazioni “vantaggiose” porta una cellula, originariamente normale, a trasformarsi in una cellula tumorale.
«Il DNA di un tumore è profondamente alterato, in termini di mutazioni, e spesso tende a perdere porzioni in cui si trovano geni (detti oncosoppressori) che la cellula utilizza per produrre quelle proteine che servono a prevenire un’incontrollata proliferazione, oppure un tumore spesso moltiplica porzioni di genoma che contengono geni (detti oncogeni) che danno un vantaggio proliferativo.
«Inoltre, ogni mutazione che permette di eliminare i meccanismi di controllo a livello cellulare, a livello di sistema immunitario e d’inibizione del microambiente sul tumore, viene selezionata e mantenuta.
 
Le mutazioni del DNA rimangono la causa principale dei tumori?
«Negli ultimi venti anni, la ricerca ha chiarito l’esistenza di una miriade di altre componenti, oltre al DNA, che normalmente permettono di “leggere” il DNA in maniera diversa a seconda del contesto in cui una cellula si sviluppa. Per esempio, una cellula muscolare adibita alla contrazione del muscolo, e una cellula dei villi intestinali, specializzata per l’assorbimento degli alimenti, hanno morfologia e funzioni molto diverse, ma possiedono lo stesso identico DNA. E’ il modo in cui il DNA viene “letto” dall’apparato cellulare che le rende così diverse.
«Nel caso delle neoplasie, il malfunzionamento di questi eventi rappresenta le cosiddette alterazioni molecolari, che si definiscono epigenetiche (cioè al di sopra dei geni) e che controllano la cosiddetta “espressione genica”, cioè il modo in cui il DNA viene “letto”
«La ricerca degli ultimi decenni ha chiarito la fondamentale importanza di questi eventi, che avvengono a vari livelli nell’ambito cellulare, di cui prima se ne ignorava l’esistenza e la cui complessità è notevole, rispecchiando la complessità stessa della malattia.»
 
Cosa sono e come si formano le metastasi?
«Le metastasi sono tumori secondari, originatisi dal tumore primario in seguito all’accumularsi di un numero notevole di alterazioni, e rappresentano la principale causa di morte associata al cancro.
«Il tumore metastatico è spesso più aggressivo, cioè prolifera e si trasforma più velocemente del tumore primario divenendo potenzialmente in grado di generare ulteriori metastasi. Ciò accade perché la metastasi possiede più alterazioni rispetto al tumore primario.
«Una cellula tumorale in stadio avanzato è sostanzialmente una cellula immortale, ossia in grado di proliferare indefinitamente, generando cellule figlie, che a loro volta generano altre cellule. Per tale motivo il tumore metastatico è spesso refrattario alle tradizionali terapie e può originare recidive una volta asportato.
«Inoltre, gli organi in cui si sviluppa preferenzialmente la metastasi sono proprio quelli più irrorati, come il fegato, o i polmoni. Per questo la metastasi spesso rappresenta lo stadio finale di una malattia a decorso letale.»
 
In che modo l’ambiente compromette il funzionamento della cellula?
«Variazioni a livello di DNA, intese come mutazioni passeggere prive di effetto immediato, sono diffuse nella popolazione umana e avvengono costantemente ogni giorno a causa dei normali processi biologici che riguardano la cellula, contribuendo a mantenere attivo il meccanismo di perfezionamento evolutivo delle specie, tramandandosi in una certa porzione attraverso le generazioni.
«L’ambiente, inteso come radiazioni elettromagnetiche, abitudini alimentari e stile di vita, può influenzare questo fenomeno inducendo nel lungo periodo mutazioni negative che compromettono il normale funzionamento della cellula.
«Una cellula alterata in seguito a queste mutazioni negative va spesso in contro la morte spontanea e in genere è riconosciuta dal sistema immunitario come estranea ed eliminata. A volte però, tali mutazioni si possono accumulare, la cellula non risponde più al proprio sistema autonomo di controllo e si avvia verso la trasformazione tumorale.»

Esistono agenti esterni che favoriscono la nascita dei tumori?
«Un qualsiasi agente mutageno quotidiano, come il fumo o altre particelle inquinanti, può entrare nelle cellule, alterando direttamente e in maniera diffusa il DNA.
«Un’esposizione a una dose massiccia di radiazioni può mutare il DNA di molte cellule all’unisono e produrre tumori multipli e repentini, in primis leucemie.
«Questi sono esempi eclatanti, per cui ripeto, le cause più comuni che portano alla formazioni dei tumori, che siano ereditate o spontanee, derivano di fatto dalla nostra stessa natura biologica che accompagna l’evoluzione dell’uomo e fanno parte della complessità del nostro organismo. Gli agenti mutageni esterni possono accelerare questo fenomeno.»
 
Attualmente quali sono i principali trattamenti per il cancro?
«Fino a pochi decenni fa la medicina non era in grado di dare una spiegazione precisa dei meccanismi alla base dello sviluppo di un tumore. Ciò nonostante è stata in grado di sviluppare delle terapie, come la radioterapia e la chemioterapia che, sebbene non mirate, rimangono tuttora il trattamento principale per la maggior parte dei tumori.
 «Tali terapie possono essere inefficaci per tumori in stadio molto avanzato e hanno l’effetto collaterale di danneggiare fortemente i tessuti e le cellule sane dell’organismo. Favoriscono, così, anche la cosiddetta resistenza tumorale, cioè la capacità del tumore e del microambiente in cui esso si forma, di adattarsi al trattamento e di sviluppare eventualmente recidive ancora più resistenti.»
 
È pensabile una cura farmacologica per il futuro?
«Oggi, la ricerca sta tentando di sviluppare dei farmaci mirati, capaci di colpire selettivamente e in modo rapido le alterazioni molecolari della cellula tumorale senza danneggiare i tessuti sani.
«Lo studio di queste terapie, più razionali e spesso personalizzate per ciascun paziente, ha avuto una notevole spinta nell’ultimo decennio. Anche se, la maggior parte di questi farmaci di nuova generazione è prevalentemente in fase preclinica, cioè sperimentale ancora.
«I farmaci mirati in uso, consentono nella maggioranza dei casi più gravi di prolungarle la vita del paziente spesso dai due ai cinque anni, ma non rappresentano a oggi una cura per il cancro.» 
 
Esiste, secondo Lei, la possibilità di sviluppare vaccini contro il cancro?
«No, purtroppo. Sebbene questa sia una strada che in parte si sta cercando di percorrere e ci siano stati diversi tentativi di successo nelle sperimentazioni precliniche, penso che l’obiettivo sia ben lungi dall’essere raggiunto nell’uomo per una cura efficace del cancro.
«Il cancro è, infatti, una malattia troppo eterogenea con un’intrinseca e incredibile variabilità individuale. A mio parere è forse impossibile creare un vaccino efficace contro il cancro producendo anticorpi specifici verso la cellula tumorale.
«Ciò che invece può essere senza dubbio importante e perseguibile è creare delle strategie per potenziare l’azione del sistema immunitario, qualora non sia compromesso nel paziente, da utilizzare in combinazione a terapie farmacologiche multiple e mirate alle specifiche alterazioni del tumore individuale. Credo che l’azione farmacologica sia purtroppo necessaria.»
 
Che tipo di ricerca ha svolto al CIBIO a come ha collaborato con l’ospedale di Trento?
«Tipicamente, la ricerca sui tumori riguarda lo studio di ricercatori individuali focalizzati su un aspetto ben preciso della malattia e sostenuti spesso da esigui finanziamenti della durata di pochi anni. Questo accade più che altro in Italia.
«L’avanzamento delle tecniche e la migliorata concezione nello studio delle malattie dovrebbero invece imporre la stretta collaborazione tra i laboratori di ricerca e la clinica ospedaliera: tra chi cerca di comprendere le basi genetiche e molecolari del cancro e chi si impegna quotidianamente nella cura dei pazienti. I due aspetti dovrebbero essere imprescindibili.
«Per questo motivo si è intrapresa una collaborazione con il reparto di anatomia patologica dell’ospedale Santa Chiara di Trento con l’obiettivo di contribuire all’avanzamento della caratterizzazione del cosiddetto profilo genomico dei tumori, cioè l’insieme complessivo delle alterazioni che riguardano il DNA (chiamato anche genoma) della cellula tumorale.
 
In che modo avete studiato il genoma tumorale e con quali risultati?
«Il nostro è uno dei pochi studi al mondo in cui si è stato analizzato con una tecnica ad alta risoluzione il genoma di pazienti affetti da melanoma cutaneo.
«Per ognuno dei pazienti, siamo stati in grado di definire con adeguata precisione le regioni del genoma soggette ad alterazioni e di correlarle alla prognosi del paziente. In questo modo abbiamo visto che i melanomi con decorso mortale tendono ad eliminare dal loro DNA un numero maggiore di geni importanti nell’interazione tra tumore e microambiente e protettivi contro la formazione di metastasi.
«Questo tipo di studi è possibile esclusivamente grazie alla collaborazione del chirurgo e del medico patologo che dopo aver rimosso il tumore, lo analizza per stabilirne la diagnosi e le consegna al ricercatore per l’analisi molecolare.
«Il nostro studio, durato tre anni, è attualmente in fase di pubblicazione su una rivista scientifica del settore e, come ogni studio scientifico, formerà un tassello su cui altre ricerche potranno basarsi, contribuendo all’avanzamento della conoscenza e alla comprensione delle cause della progressione tumorale.
 
Da un punto di vista della cura dei pazienti qual è l’impatto della vostra ricerca?
«La nostra ricerca era mirata alla comprensione delle alterazioni del DNA che avvengono in pazienti con prognosi favorevole rispetto a pazienti con prognosi infausta, cioè che muoiono a causa del melanoma cutaneo.
«L’impatto principale potrebbe essere prevalentemente prognostico: si può capire dall’analisi molecolare del DNA del tumore (in questo caso il melanoma) quale sarà l’aggressività della malattia.» 
 
E’ presumibile un seguito farmacologico alla vostra ricerca?
«Il nostro studio è una goccia nel mare, ma speriamo possa favorire lo sviluppo di test clinici diretti specificamente su quei geni che noi abbiamo visto alterati.
«In linea teorica, studi come il nostro possono portare a test prognostici individuali su cui basare terapie anti-tumorali precise e specifiche per ogni paziente a seconda del contesto molecolare.»
 
Secondo Lei sarà possibile un giorno trovare una cura definitiva per il cancro?
«Come ho detto, il cancro è un fenomeno biologico che fa parte della natura stessa dell’essere umano, legato paradossalmente all’allungamento della vita e all’invecchiamento, e fortemente connesso al concetto di selezione ed evoluzione biologica.
«Non si tratta semplicemente un malfunzionamento di un organo o di un sistema cellulare, o la morte progressiva dei neuroni come avviene nell’Alzheimer, è in pratica un meccanismo che accompagna costantemente, nel corso di tutta la vita di un individuo, il normale funzionamento di una cellula.
«Per cui, credo che qualunque novantenne, sebbene si spenga per cause non connesse al cancro, abbia sviluppato nel corso del suo invecchiamento vari tipi di tumore, benigni o potenzialmente maligni, rimasti silenti e innocui perché tenuti a bada dal sistema immunitario o perché sviluppatisi solo fino ad un certo grado e dimensione.
«Un fenomeno, quello del cancro, che è destinato ad accompagnare costantemente l’essere umano, e sebbene possa essere sempre più efficacemente prevenuto e potenzialmente curato una volta insorto nell’individuo, non potrà mai essere completamente debellato.» 
 
Quanto è importante la diagnosi precoce?
«Penso che la prevenzione sia il primo strumento con cui agire e grazie alla quale si sono compiuti passi enormi.
«Ad esempio, il melanoma, se diagnosticato precocemente, attraverso un’accurata analisi clinica e patologica, può essere chirurgicamente eliminato, e, di fatto, curato prima che possa evolvere in un melanoma più complesso che generi metastasi.
«Ciò non toglie che in un individuo predisposto, possa generare a distanza di tempo un altro melanoma o addirittura un altro tumore. La ricerca di base ha dato sicuramente un contributo imprescindibile per la diagnosi precoce di molte neoplasie, incluso il melanoma.»
 
Quali sono i progressi della medicina in questi ultimi anni?
«La medicina e la ricerca biomedica, sempre più con il supporto dell’industria farmaceutica, hanno avuto nel corso degli ultimi quarant’anni dei progressi grandiosi nel trattamento dei tumori.»
«Per esempio, in un paese come il nostro, oggi, se una leucemia mieloide acuta è diagnosticata per tempo, si può comunemente eradicare attraverso regimi moderati di chemioterapia e trapianto di midollo osseo. Anche un linfoma può essere portato a completa remissione in sei mesi in una donna di trentacinque anni.
«Ad oggi,  comunque non esiste una cura definitiva per i tumori più gravi, qualora la semplice asportazione chirurgica della massa tumorale (nel caso di tumori solidi) o il trapianto di midollo (nel caso delle leucemie) fallisse.
«D’altra parte l’aspettativa di vita, intesa anche come qualità della vita quotidiana del paziente e prolungamento della sopravvivenza, è stata notevolmente migliorata.»

Cosa ne pensa dei protocolli medici attuali?

«Il trattamento del cancro attraverso tradizionali metodi citotossici (in grado di uccidere le cellule, sebbene in maniera indiscriminata) come la chemioterapia e la radioterapia ha sviluppato notevole efficacia contro diversi tipi di tumore, ma è chiaro che questo tipo di terapie ha probabilmente raggiunto il massimo beneficio che potesse apportare.
«Per la cura di tumori molto avanzati, in grado di dare metastasi aggressive e recidive, sono necessari nuovi tipi di cure.
«L’orizzonte scientifico si sta spostando verso lo sviluppo di terapie specifiche per il singolo paziente, capaci di bersagliare più alterazioni molecolari contemporaneamente e arrecare meno danni possibili ai tessuti sani, ma distruggendo in maniera mirata il tumore e le possibili cellule tumorali in circolo o quiescenti.»
 
Quanto è importante la ricerca?
«Io sono fiducioso che il traguardo delle cura individuale del cancro, anche se non a breve, possa essere raggiunto, con il miglioramento della chirurgia e delle tecniche mediche, delle strumentazioni diagnostiche, delle analisi prognostiche e dei trattamenti farmacologici. Tutto ciò è imprescindibilmente condizionato dal progresso nella ricerca biomedica, bioingegneristica e di biologia di base.
«Ciò richiede sicuramente sforzi notevoli nello studio approfondito degli aspetti molecolari, una collaborazione assidua tra la ricerca di base e clinica (si parla a tal proposito di ricerca traslazionale) e soprattutto un consistente supporto economico, da parte dei i governi e delle numerose associazioni per la lotta ai tumori, oltre al coinvolgimento necessario delle industrie farmaceutiche.»
 
In ultimo, esprima una sua breve riflessione.
«In conclusione penso che nella conoscenza dei meccanismi di base e nel trattamento del cancro si siano fatti progressi eccezionali.
«Oggi, un tumore che in passato poteva essere mortale, può essere combattuto con successo e, se affrontato nelle fasi iniziali, venire in parte prevenuto.
«Nei casi più gravi purtroppo, sebbene le aspettative di vita e la sopravvivenza media siano notevolmente migliorate, rimane ancora molto da percorrere.
«Questo studio è stato finanziato con il supporto della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (LILT), dal programma di ricerca della Provincia Autonoma di Trento e dalla Fondazione CARITRO di Trento e Rovereto.»

 Indirizzi internet per ulteriori approfondimenti
http://www.cancerresearchuk.org/  (Cancer Research UK, in inglese)
http://www.mdanderson.org/ (MD Anderson Cancer Center, in inglese)
http://www.airc.it/ (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, in italiano)
 
Nadia Clementi – n.clementi@ladigetto.it
Dott. Luigi Pasini – luigi.pasini@unitn.it
 
Luigi Pasini, PhD - Laboratory of Translational Genomics
Centre for Integrative Biology (CIBIO), University of Trento
Via delle Regole 101, 38060 Mattarello, Trento (TN)
Phone  +39-0461-283283

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