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La comunità di San Patrignano di Pergine chiude i battenti

Per motivi di budget deve accorpare l’attività di recupero nella sola sede di Coriano – Pare che si stia interessando alla struttura la Cooperazione Trentina

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San Patrignano è una comunità di recupero di tossicodipendenti d'Italia, fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli, che ha preso il nome dalla strada del comune di Coriano in provincia di Rimini dove ha la sede.
Nel 1985 Muccioli e i familiari rinunciano alle loro proprietà e ai diritti ereditari, donandoli alla Fondazione San Patrignano costituita quell’anno.
Da quel giorno, la comunità, per espressa scelta di Muccioli, appartiene a coloro che vi operano e vivono o che ad essa si rivolgono.
Nel 1995, a seguito della morte di Vincenzo Muccioli, la gestione viene affidata al figlio maggiore Andrea.
L’ultimo bilancio conosciuto, quello del 2010, riporta 36 milioni e 386 mila euro spesi e ricavi per 35 milioni e 624 euro. Di questi ricavi, 19 milioni e 400 mila euro provengono dalle donazioni, quasi esclusivamente da parte di Gianmarco Moratti. 
La comunità conta 350 dipendenti e 1.320 ospiti. 
Nell'agosto 2011, dopo vent'anni, termina la gestione affidata ad Andrea Muccioli. Da allora la gestione è affidata a un comitato di garanti, ma con una forte influenza da parte della famiglia Moratti (Letizia e Gianmarco in primis). 
 

La comunità di San Patrignano ha tre sedi in Italia e tutte tre sono state fondate da Vincenzo Muccioli.
La più grande, nata nel 1978, si trova nella località da cui la comunità stessa prende il nome, all’interno del comune di Coriano, nella provincia di Rimini.
Nell’87 la comunità apre una seconda sede, nell’entroterra riminese, a Botticella, presso il comune di Novafeltria, in una struttura inizialmente destinata alle vacanze dei figli delle persone presenti nella sede di San Patrignano. Nel 2013 la struttura di Botticella è diventata un luogo di prima accoglienza per i ragazzi tossicodipendenti.
Nell’89, nasce la terza sede a San Vito Pergine, in provincia di Trento.
Se la prima ospita attualmente circa 1.300 persone, le altre due sono decisamente più piccole. Nonostante questa differenza numerica, il funzionamento e il metodo educativo della comunità sono gli stessi.
 
Una funzione centrale in tutte le sedi è costituita dalla sala da pranzo. San Patrignano, infatti, è una grande famiglia e questo è il luogo dedicato ai pasti di tutti i ragazzi della Comunità.
Qui come in ogni casa, i ragazzi si incontrano e si confrontano. L’atmosfera e il calore che questo luogo trasmette, comunicano ad ogni ragazzo accolto la certezza di vivere, per il tempo del proprio percorso, in una dimensione familiare.
In ognuna delle tre sedi sono presenti diversi laboratori di formazione professionale.
Comuni a tutte le sedi sono il settore cucina, la lavanderia e quello che si occupa della cura del verde.
Oltre a questi poi ogni sede ha dei suoi specifici settori di formazione.
 
Nella struttura di Rimini è presente un centro medico a cui si possono rivolgere tutti i ragazzi presenti e a cui facevano riferimento in caso di necessità anche quella di Botticella e San Vito Pergine.
A Botticella si recavano inoltre settimanalmente i medici della comunità, mentre la sede di San Vito era seguita da un medico generico dell’Asl di Pergine.
In ogni sede era presente un centro studi dove i ragazzi potevano seguire le lezioni scolastiche.
Adesso le sedi di San Vito di Pergine e di Botticella sono state chiuse per motivi di budget e le attività sono state accorpate nella sede centrale in provincia di Rimini.
 
Non sappiamo se siano mai intercorsi dialoghi tra San Patrignano e le autorità trentine per studiare una possibile collaborazione a vari livelli, non ultimo quello delle risorse finanziarie.
Fatto sta che adesso la sede trentina è stata chiusa. La vediamo nella bellissima foto scaricata dal sito della Comunità di San Patrignano.
A quanto ci è dato di sapere, però, Diego Schelfi si sarebbe fatto avanti per verificare la possibilità di acquisto della bellissima struttura.
Non siamo riusciti a verificare la notizia, cosa che cercheremo di fare al più presto, ma pare che nelle more ci sia l’intenzione di realizzare un residence ad alto livello.
Essendo Schelfi al vertice della Cooperazione Trentina, è probabile che il futuro della struttura non si distacchi molto da quello per cui è stato destinato fino ad oggi.

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