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Il Mondo si mobilita per liberare le ragazze rapite in Nigeria

Ma sembra che in Trentino l’unico appello di Giovanna Giugni «Studentesse rapite: non rimaniamo in silenzio!» sia caduto nel vuoto

Da quando è avvenuto il rapimento delle 200 ragazzine mentre dormivano in un collegio in Nigeria da parte della banda cosiddetta di Boko Haram (che in arabo significa «contro l'educazione occidentale»), il nostro giornale ha denunciato il fatto, bollandolo come un «delitto contro l’umanità» (vedi).
Qualsiasi delitto commesso nel nome di una religione è un delitto contro l’umanità, perché la religione è una delle libertà fondamentali dell’uomo.
In questo caso, il delitto è doppiamente vergognoso perché le vittime dello scempio sono delle ragazzine. Delle femmine. Delle donne. 
 
Abbiamo anche pubblicato uno studio dettagliato sulla situazione in Nigeria denunciando l’Internazionalizzazione di Boko Haram (vedi). 
Il Papa ha invitato a pregare per la sorte delle ragazzine. Michelle Obama ne ha fatto un caso personale. La comunità internazionale ha deciso di affrontare la problematica ai massimi livelli, nonostante la sostanziale indifferenza del governo nigeriano, il cui comportamento oscilla tra l’indifferenza e la diffidenza.
La ministro degli Esteri italiana Federica Mogherini ha più volte espresso il proprio sdegno sulla vicenda.
«Noi lunedì al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles – ha annunciato la Mogherini a latere di una conferenza stampa sui Balcani, – proporremo che l'Ue in quanto tale coordini gli sforzi che i nostri paesi possono fare per arrivare alla liberazione delle ragazze.
«Pensiamo che sia utile – ha aggiunto – che su questo i nostri paesi parlino e lavorino nel modo più coordinato possibile: quello che ci interessa non è tanto il protagonismo di un singolo paese ma arrivare a un risultato.»
 
Quello che ci ha colpiti, però, è la sostanziale indifferenza delle Istituzioni trentine predisposte a sostenere il mondo femminile.
Non una parola, non un comunicato è giunto alle redazioni, neanche una pura e semplice espressione di sostegno e solidarietà nei confronti di quelle piccole 200 donne finite nelle mani di quattro esaltati tagliagole.
Vengono firmati protocolli, organizzate conferenze, istituiti gruppi di studio. Esistono una Commissione per le Pari Opportunità, una Consigliera di Parità, comitati di varia natura e quant’altro.
Neppure organi di stampa solitamente sostenitori delle problematiche femminili hanno speso una parola.
 
Solo una voce si è levata al cielo, quella di Giovanna Giugni, vicepresidente del Consiglio delle Donne di Trento, che il 7 maggio scorso ha inviato il seguente comunicato.

I rapimenti di ragazze in Nigeria si moltiplicano e colpiscono le donne che tentano di recuperare dignità e consapevolezza attraverso lo studio e l'impegno extra domestico. Credo sia giusto far giungere la voce delle donne del nostro Trentino a sostegno delle madri e delle famiglie ignorate dal governo nigeriano.
La crisi economica e le imminenti elezioni europee non possono renderci sordi alla doppia violenza di cui sono vittime le giovani nigeriane. Colpite perché donne e perché studentesse. Per noi un balzo nel medioevo, inimmaginabile e lontano.
Le ragazze rapite hanno l'età delle nostre figlie, coltivano analoghi desideri e speranze, hanno diritto agli stessi sogni.
Non facciamo mancare loro, magari attraverso un messaggio all'ambasciata nigeriana (nigerian.rome@iol.it), la nostra solidarietà e il nostro pensiero di madri e sorelle. 
 
Giovanna Giugni
vicepresidente del Consiglio delle Donne di Trento

Bene, grazie consigliera Giugni per aver inviato il comunicato agli organi di stampa.
Ci domandiamo solo perché l'appello, oltre alle redazioni, sia stato inviato alle Associazioni femminili. 
Il problema non è di genere, ma dell’intera comunità trentina. A partire dalla Cooperazione Internazionale per lo sviluppo.

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