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Quando il vestito cura la pelle fa bene alla terra

Orange Fiber, la startup che rivoluziona l’industria della moda, si insedia nell’iPoint

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Un’idea nata tra le pareti di un piccolo appartamento di studenti universitari, per un progetto d’impresa che sposa sostenibilità ambientale, attenzione alla salute, benessere: produrre capi di abbigliamento vitaminici, tonificanti per la pelle, utilizzando gli scarti delle arance, grazie alle nanotecnologie.
Si chiama Orange Fiber ed è l’avventura di due giovani donne siciliane che nella Provincia di Trento hanno trovato il partner ideale per dare concretezza alla propria idea di impresa: nei mesi scorsi grazie all’assegnazione del contributo finanziario del fondo Seed Money-Fesr, oggi con l’insediamento negli spazi «protetti» dell’iPoint di Trentino Sviluppo, dentro l’incubatore d’impresa di via Zeni.
 
«Presso il Polo Tecnologico di Rovereto – dicono Adriana Santanocito ed Enrica Arena – abbiamo trovato quanto ci occorre per affrontare con serenità le prossime tappe: professionalità, competenze, grande apertura e disponibilità.»
Sembra una favola, quella di Adriana Santanocito ed Enrica Arena.
L’infanzia e l’adolescenza a Catania, la formazione a Milano, la passione per gli studi, in discipline diverse ma nel segno di un comune denominatore: lo sviluppo sostenibile, nella moda la prima, nella comunicazione sul fronte della cooperazione internazionale la seconda.
Ancora, la condivisione di un sogno: «Cambiare il mondo – raccontano - magari partendo dalla nostra terra di origine.»
 
«Un giorno – spiega Adriana – mi è venuta un’idea: perché non usare gli scarti di arance e limoni per produrre tessuti?.»
La Sicilia è ricca di agrumi. Ogni anno l’industria agrumicola italiana genera 700 mila tonnellate di scarti; nello stesso tempo la popolazione mondiale consuma circa 75 milioni di tonnellate di prodotti tessili, con un aumento proporzionale all’incremento demografico.
«Il dato più significativo rispetto a questo scenario – prosegue - è che, diversamente dagli ultimi decenni in cui la richiesta di tessile è stata soddisfatta essenzialmente mediante l’utilizzo di fibre sintetiche derivate dal petrolio, oggi vi è una netta propensione verso le fibre di derivazione cellulosica in primis a causa della disponibilità limitata di quelle derivate dal petrolio.»
Adriana combina i fattori e risolve l’equazione: il risultato è Orange Fiber, è in linea con le politiche del riciclo diffuse a livello globale e si inserisce nella rivoluzione in atto nell’industria della moda.
 
La studentessa, che all’inizio di questa storia sta concludendo un corso triennale in Fashion Design presso lʼAfol Moda di Milano, decide di dedicare la propria tesi allo studio del processo che dovrebbe potere condurre allo sviluppo di un prodotto inedito.
Si chiude in laboratorio, e grazie alla collaborazione del Politecnico di Milano, testa le sue ipotesi e mette a punto la sperimentazione.
Si laurea e coinvolge Enrica, giunta nel frattempo a conclusione del corso di laurea in Cooperazione Internazionale per lo sviluppo e in Comunicazione: insieme fondano Orange Fiber.
Il processo introdotto dalla startup rende possibile lʼestrazione di cellulosa da scarti agrumicoli, ed il suo uso per il settore tessile. Ma c’è di più.
 
Grazie all’impiego delle nanotecnologie, Orange Fiber fissa ai tessuti oli essenziali di agrumi, affinché il vestito rilasci vitamine su chi lo indossa e ne favorisca il benessere.
L’innovazione vale fin dal principio l’attenzione nazionale e internazionale: nel 2013 Orange Fiber è tra le finaliste del round mondiale della Creative Business Cup Competition e tra le 14 idee italiane innovative selezionate per essere proposte a Wall Street durante USA Camp organizzato da Italia Camp; si guadagna il premio «Il Talento delle Idee» nell’ambito del Premio Gaetano Marzotto, la Menzione Speciale Working Capital - Telecom Italia nell’acceleratore di Catania; è tra le 5 idee sostenibili protagoniste ad Alimenta2Talent per Parco Tecnologico Padano, fra le 10 di Changemakers for EXPO 2015, vince il Biotechnology Award del Parco Tecnologico Padano e partecipa al MedKed Grow in Style della Provincia di Milano.
 
Finché nel 2014 riceve un importante finanziamento dalla Provincia autonoma di Trento e dal Fondo europeo di Sviluppo Regionale attraverso il bando Seed Money, e prende domicilio a Rovereto.
Sul fronte operativo, insieme all’affinamento del prototipo, il 2014 è dedicato all’assunzione di nuovi partner per l’avvio della produzione.
«L’obiettivo che ci poniamo – spiega Adriana - è quello di avviare la commercializzazione del prodotto entro il 2015. Confidiamo nel sostegno degli esperti di Trentino Sviluppo che sarà indispensabile nel primo approccio al mercato, interno ed estero, ma anche nella progressiva acquisizione degli strumenti necessari a sostenere nel tempo la nostra iniziativa.»

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