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Il «Te la neif» della Blood Rockers Band – Di Sandra Matuella

Il nuovo CD prodotto dall’Associazione Soraga Ladin Rock, verrà presentato oggi, sabato 9 agosto presso la Gran Ciasa di Soraga

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«Te la neif», ossia Nella neve, è il titolo del nuovo cd della Blood Rockers Band, il gruppo trentino formato da medici-musicisti che coniugano la musica con l’impegno sociale e il volontariato.
Questo disco prodotto dall’Associazione Soraga Ladin Rock, verrà presentato oggi, sabato 9 agosto, alle 20.30, con il concerto della Blood Rockers Band (Brb) presso la Gran Ciasa di Soraga (in Piaz del Bepo Rock, con ingresso libero).
Partecipano a questo progetto musicale anche il coro La Ciantarines de Soraga diretto da Fabio Chiocchetti e il soprano Angela Chiocchetti.
«Te la neif» è un disco di world music, poiché fonde la musica rock con le sonorità folk-country e testi in lingua ladina, quasi tutti scritti da un nome culto dell’alpinismo quale Tone Valeruz, canta la bellezza incontaminata dei paesaggi innevati, unita alla fragilità dell’esistenza e al lato oscuro della vita di montagna, quando la natura da madre si trasforma in crudele matrigna.
In tal senso è molto toccante il brano «Set cavalieres» di Alberta Rossi, dedicata agli eroi della montagna, in particolare ai quattro uomini del soccorso alpino, Alessandro Dantone, Diego Perathoner, Luca Prinoth e Erwin Riz, scomparsi nella valanga della Val Lasties.
Toccante anche la canzone «I bambini della guerra» scritta da Pigi Gamba e tradotta in ladino da Fabio Chiocchetti. 
 

 
Voce, chitarra e arrangiatore strumentale del gruppo è Fernando Ianeselli, che spiega lo spirito della Blood Rockers Band e del nuovo lavoro discografico.
«Ci sono in realtà alcuni trait d'union che contraddistinguono la band e che hanno condizionato la nascita e l'evoluzione Sicuramente l'età e la comune provenienza professionale dei componenti hanno favorito l'affinità culturale ed artistica.
«Il senso di appartenenza sociale e valoriale alla civiltà della montagna e del nostro amato Trentino in particolare; insomma le nostre comuni radici.
«Infine la consapevolezza di essere quotidianamente testimoni di sofferenza ma anche di impegno contro ogni violenza e discriminazione.
«L'incontro con Tone Valeruz e con la cultura ladina (e specialmente con uno dei suoi massimi esponenti - Fabio Chiocchetti) è stato promosso da Massimo Ripamonti (genuino mezzosangue lumbard de Fascia) ma era evidentemente scritto nel destino.
«Indubbiamente ha modificato la nostra prospettiva trasformandola da semplice divertissement orientato al rifacimento di brani altrui più o meno noti ad una dimensione realmente creativa ed universale che, ovviamente, non è in cerca né di notorietà né di successo commerciale, ma soltanto di libera espressione di armonia ed emozioni.» 
 
Quanto alla natura musicale della Brb, che sposa il carattere internazionale del rock con quello più locale della cultura ladina, Ianeselli osserva così.
«Effettivamente nel gruppo convivono due anime artistiche; una ispirata al folk-rock americano che si presta a ballads brevi ma intense su testi scritti da Pigi Gamba, l'altra esplicitamente orientata al prog-rock inglese anni '70 molto adatta a cogliere la maggiore complessità dei testi in lingua ladina.
«Ecco perché sono in fase di pubblicazione due CD nettamente distinti ma entrambi con composizioni originali ed inedite: Tela neif interamente in ladino e Back to rock&roll con brani in lingua inglese.
«Ci tengo a ricordare che in Te la neif abbiamo registrato un brano cui teniamo molto: si tratta di Set cavalieres ispirato ad una delle tante tragedie in montagna occorsa qualche anno fa in cui persero la vita alcuni uomini del Soccorso alpino della Val di Fassa nel tentativo di salvare dei turisti in difficoltà.
«Il bellissimo testo di Alberta Rossi trasfigura e nobilita la drammatica vicenda in un ricordo poetico ed appassionato che trasforma questi ragazzi in coraggiosi Cavalieri in lotta con la Natura ed i suoi segreti pericoli ma nella quale, alla fine, troveremo tutti la nostra pace.»
  
A dirigere il coro la Ciantarines e a tradurre in ladino alcuni testi cantati dalla Brb, è Fabio Chiocchetti, direttore dell’Istituto Culturale Ladino di Fassa, e pioniere nel trasmettere la cultura ladina attraverso una concezione museale innovativa e i linguaggi artistici della contemporaneità (ricordiamo, ad esempio, le illustrazioni di Milo Manara delle leggende dolomitiche, ma anche le collaborazioni con il mondo dell'opera e con la cantante Antonella Ruggiero).
Anche il sodalizio con la Blood Rockers Band rientra in questa sua vocazione a rendere più accessibile la cultura ladina.
 
«Penso che per una cultura minoritaria sia fondamentale cimentarsi con i linguaggi della contemporaneità – spiega Fabio Chiocchetti, – altrimenti essa resta relegata nel ghetto di un folclorismo passatista.
«Allo stesso modo una piccola lingua può trovare nella musica moderna una formidabile fucina di espressività ed al tempo stesso un'occasione per avvicinare i giovani, i quali nell'epoca della globalizzazione tendono ad assimilare altri modelli linguistici.
«Ho subito trovato interessante l'idea di musicare i testi di Tone Valeruz in chiave rock, per questo mi sono messo volentieri a disposizione della Blood Rockers Band. I risultati sono apparsi subito di alta qualità: sono brani innovativi e molto originali, nel panorama ladino contemporaneo.
«Era dai tempi delle Lingue Morte che in Fassa non si si registrava un caso del genere, nonostante l'esperienza esemplare di Antonella Ruggiero.»
 

 
Nel disco Te la neif Fabio Chiocchetti ha tradotto in ladino la canzone I bambini della guerra di Pigi Gamba, è spiega come sia possibile restituire attraverso una lingua romanza come il ladino che non è conosciuta fuoria dai territori in cui è parlata, emozioni e concetti universali.
«Il ladino ha una prosodia molto più simile all'inglese che all'italiano: la caduta di certe vocali finali accorcia le parole e rende il verso più denso e spedito. E' una lingua che si adatta benissimo ai ritmi sincopati del rock o del jazz.
«Inoltre, per quanto sia una lingua neolatina, il ladino ha una serie di consonanti palatalizzate che danno sonorità molto vicine all'inglese. Pertanto è addirittura più facile tradurre o adattare al ladino una canzone partendo dall'inglese che non dall'italiano: non c'è bisogno di alcuna semplificazione, e men che meno di passare attraverso l'italiano. Questo dal punto di vista formale.
«Quanto alla sostanza, il ladino ha sicuramente quanto basta per esprimere concetti e contenuti compatibili con la cultura pop internazionale, per quanto mediati da un forte radicamento nella
tradizione: è quanto si fa da decenni in tutto il mondo nell'ambiente della world music.
«È un messaggio che deve arrivare in primo luogo alla propria comunità, anche in termini di prestigio, come dire: non c'è nulla che non si possa esprimere in ladino.
«Il problema di farsi capire al di fuori della comunità viene dopo, vale anche per la poesia e la letteratura: per questo c'è la traduzione.»
 
Sandra Matuella
s.matuella@ladigetto.it

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