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25 anni fa scompariva il campione del Mondo Gaetano Scirea

Il presidente Tavecchio: «È stato un grande campione e un simbolo azzurro»

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Sono passati venticinque anni dalla scomparsa di Gaetano Scirea e il presidente della FIGC Carlo Tavecchio ha voluto ricordare l’indimenticato fuoriclasse della Nazionale, che sì è laureato Campione del Mondo nel 1982 in Spagna, collezionando 78 presenze e 2 reti in maglia azzurra.
«Con Scirea – ha dichiarato il numero uno della Federcalcio a margine dell’inaugurazione del nuovo stadio di San Marino – l'Italia ha perso prematuramente un grande campione e un grande uomo, un simbolo per le sue qualità morali e per le sue indiscusse doti tecniche.
«Per rilanciare il calcio italiano abbiamo bisogno di non dimenticare le nostre radici più profonde: a 25 anni da quel tragico incidente in Polonia, vogliamo essere vicini alla moglie Mariella e al figlio Riccardo.»
 
Anche il neo Team Manager azzurro Gabriele Oriali ha voluto ricordare il suo ex compagno in Nazionale.
«Era un fuoriclasse in campo e fuori: mi manca, anzi ci manca, moltissimo e sarebbe bello se nel nuovo gruppo azzurro i ragazzi si ispirassero alle sue qualità, alla sua educazione. Per noi che vincemmo il Mundial 82 – ha raccontato Oriali – Gaetano era il compagno perfetto. E sarebbe il compagno ideale ancora adesso, se fosse qui con noi.
«Ed era un ragazzo d'oro, un esempio di lealtà e correttezza. Come giocatore lo conoscevano tutti, ma come persona posso assicurare che era una inconsueta figura di leader silenzioso, ruolo che esercitava alla sua maniera.
«Era un uomo di tanti sguardi e poche parole, ma quando parlava diceva sempre le cose giuste al momento giusto. E poi, era sempre di grande incoraggiamento per i compagni in difficoltà.»
 
Scirea esordì in maglia azzurra a 22 anni e prese parte al suo primo Mondiale nel 1978 in Argentina.
Nel 1982 alzò al cielo la Coppa del Mondo e nel 1986 fu capitano dell’Italia al Mondiale messicano. A Torino, sponda bianconera, è diventato uno dei migliori liberi di tutti i tempi, un simbolo della Juventus con cui si è laureato per sette volte Campione D’Italia, vincendo anche due Coppe Italia e tutte le maggiori competizioni internazionali per club.
Era il 3 settembre del 1989 quando perse tragicamente la vita in un incidente stradale in Polonia, sulla strada che collega Varsavia a Katowice, dove, nella veste di osservatore per conto della Juventus, si trovava per assistere ad una partita del Gornik Zabrze, futuro avversario dei bianconeri in Coppa Uefa. Due anni fa, in occasione del Campionato Europeo di Polonia e Ucraina, una delegazione della Nazionale si è recata sul luogo dell’incidente per depositare una corona di fiori.
 
«Quando vincemmo il Mondiale in Spagna – ha raccontato ancora Oriali – mi ricordo che ci ritrovammo a festeggiare in camera io, lui e Zoff e, nonostante fossimo tre tipi piuttosto taciturni, riuscimmo a superare la soglia del silenzio.
«Come giocatore Scirea era fortissimo, uno dei migliori interpreti del ruolo di libero. Grazie alle sue grandi doti tecniche, era in grado sia di iniziare l'azione che di inserirsi centralmente senza palla per andare al tiro, oppure per servire il compagno.
«Interpretava il ruolo in maniera moderna, anzi addirittura rivoluzionaria: e tutto gli riusciva facile e lieve, come quel colpo di tacco che innescò l'azione di uno dei tre gol alla Germania.
«Era l'azzurro più avanzato, lui che teoricamente era un difensore: e a pensarci bene credo di poter dire che lui era sempre un passo avanti in tutto.»

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