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Sappiamo cosa sia la «vestibolite vulvare»? – Di Nadia Clementi

Oggi ne parliamo con la specialista, dottoressa Elisa Borella, in quanto è molto diffusa e molte donne chiedono aiuto e cercano risposte

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Siamo ritornati nell'ambulatorio della dottoressa in fisioterapia Elisa Borella, che abbiamo già conosciuto in alcuni articoli precedenti, in particolare nell’intervista dedicata alle patologie del pavimento pelvico, consultabile tramite questo link.
La dott.ssa in fisioterapia Elisa Borella, libera professionista con all’attivo diverse specializzazioni fisioterapiche, dedica gran parte del suo tempo libero allo studio di malattie singolari, come la Vestibolite Vulvare.
Si tratta di una patologia molto frequente che colpisce l’apparato genitale femminile e tende a diventare cronica se non diagnosticata in tempo.
Questo disturbo è poco noto e ciò causa un ritardo nell’inizio del trattamento per la cura, in quanto molte donne si recano dal medico ignare della natura del fastidioso malessere.
La Vestibolite Vulvare è una infiammazione del tessuto di rivestimento della vulva, la parte esterna dell’organo genitale femminile che comprende grandi e piccole labbra, il clitoride, l’orifizio uretrale e la membrana dell’imene.
La patologia prende il nome dal vestibolo, ossia quella parte rossastra e più delicata racchiusa tra le grandi labbra.
La Vestibolite colpisce quindi i tessuti esterni alla vagina. Quest’ultima costituisce invece l'organo interno dell’apparato genitale che, partendo dall’imene, collega la vulva all'utero.
L’infiammazione causata dalla Vestibolite può colpire l’intero vestibolo vulvare, causando un dolore esteso, oppure può essere locale.
In quest’ultimo caso la patologia può riguardare determinate zone del vestibolo, come il clitoride (allora è definita clitoridodinia), l'ingresso vaginale e l'orifizio uretrale (uretrodinia).
Ad oggi gli esperti sono piuttosto concordi nel considerare la Vestibolite come una patologia iperspecialistica. L’approccio al trattamento dovrebbe infatti essere interdisciplinare e mirato all’intervento medico, riabilitativo e psicosessuale.
Ma prima lasciamo che la dott.ssa Borella inquadri il problema.

Voglio ringraziare Nadia per questa intervista specifica sulla Vestibolite, sindrome vulvo vestibolare (SVV), argomento che mi sta molto a cuore assieme a quello del Dolore Pelvico Cronico: patologie dai sintomi spesso confusi da classificare e che necessitano di un'ulteriore premessa.
Il Dolore Pelvico Cronico racchiude una straordinaria varietà di sintomi di grande variabilità individuale.
Colpisce gli organi pelvici sia maschili che femminili, creando delle disfunzioni urinarie, sessuali, ano-rettali e tensioni muscolari del pavimento pelvico, il quale svolge una funzione di sostegno strutturale.
Vi può essere un’alterazione della sensibilità viscerale con presenza di:
- allodinia, quando vi è una risposta di dolore ad uno stimolo che normalmente non lo provoca;
- iperalgesia, un’aumentata sensibilità al dolore anche con uno stimolo lieve;
- disestesia, una sensazione di bruciore e fastidio, come fosse provocato da spilli che pungono la pelle.
I muscoli del pavimento pelvico possono essere più contratti con presenza di trigger points, cioè di punti ben precisi in cui si avverte dolore. 
 
  
 

La prima cosa da fare, precedentemente alla diagnosi di dolore pelvico cronico, è escludere possibili patologie neoplastiche, neurologiche ed infettive /infiammatorie, traumatiche. 
Faccio solo alcuni esempi: vi può essere un dolore del pavimento pelvico e delle basse vie urinarie con sintomi di disfunzioni sessuali, intestinali, anorettali, ginecologici, senza riscontro oggettivo di infezioni o di altre patologie.
Oppure può verificarsi un fenomeno noto come la Sindrome della vescica dolorosa con dolore sovrapubico o vescicale, aumento delle frequenza diurna e notturna di liberare la vescica, anche in assenza di infezioni o altre patologie.
Inoltre una simile sindrome può avere varie origini: uretrale, prostatica, testicolare, vaginale, vulvare o clitoridea.
Qui mi fermo, ma di classificazioni ce ne sarebbero ancora.

Gentile dott.ssa Elisa Borella, ci spieghi cos’è la Vestibolite Vulvare. Le disfunzioni di questa zona danno origine a quali sintomi? Possono causare dolore?
«Per Vestibolite Vulvare si intende l’infiammazione della mucosa del vestibolo della vagina, ossia dei tessuti che sono all’entrata della stessa.
«I sintomi principali sono quattro:
a) Dolore durante i rapporti sessuali (soprattutto all’inizio della penetrazione).
b) Rossore all’interno delle piccole labbra e del vestibolo vaginale.
c) Bruciore e sensazione di taglietti e secchezza vaginale.
d) Punti di dolore ben precisi e circoscritti, definiti come tender points.»
 
 
 
Perché è poco conosciuta?
«Pochi medici conoscono questa patologia o cercano di approfondire il tema. Non molti si chiedono il motivo per cui la paziente provi dolore, sia nei rapporti sessuali sia nella minzione, o per quale causa abbia un malessere spontaneo, anche solo stando seduta.
«Essendo un dolore invisibile o che non ha nulla di clinicamente osservabile e diagnosticabile, la Vestibolite Vulvare spesso si confonde con un problema psicosomatico, ossia che risiede solo nella mente della paziente. Si ritarda così la diagnosi e l’inizio del trattamento con il conseguente aggravarsi dei sintomi e la possibilità di cadere in uno stato depressivo, che peggiora ulteriormente il quadro clinico.
«Tuttavia la Vestibolite Vulvare è un dolore reale, dimostrabile e soprattutto curabile. Ci vuole tempo, pazienza e dedizione, sia da parte dei medici che delle pazienti.»
 
Da cosa è provocata?
«Le cause possono essere diverse, ma spesso interagiscono fra loro, soprattutto se il disturbo è presente da molto tempo (più di sei mesi) ed è quindi divenuto cronico.
«Una prima causa può essere l’attivazione di una cellula di difesa, chiamata mastocita. Questa cellula produce sostanze che causano dilatazione vasale, edema, gonfiore e dolore locale, così come il fattore di crescita del nervo, a cui segue una moltiplicazione delle terminazioni nervose di quest’ultimo.
«Tra i fattori più frequenti che causano l’iperattività del mastocita troviamo:
• Le infiammazioni provocate da germi come la candida, l’Escherichia Coli (proveniente dall’intestino) o l’herpes virus. L’uso indiscriminato di antibiotici e antimicotici peggiora il quadro clinico, aumenta il dolore, il gonfiore e l’irritazione; aumenta così la contrazione della muscolatura pubococcigea che restringe l’ingresso vaginale. La lubrificazione diventa scarsa perciò aumenta l’attrito, così come la presenza di taglietti ed abrasioni nei tessuti. Tutti questi fattori rendono doloroso, difficile, se non impossibile un qualsiasi rapporto sessuale e creano le condizioni ideali per l'insorgenza di infezioni genitali.
• I microtraumi della mucosa del vestibolo vaginale dovuti ai rapporti sessuali sono piccole lesioni che danno la sensazione di avere delle piccole ferite aperte. Queste microlesioni aumentano quando c’è poca o assente lubrificazione, quindi in caso di secchezza vaginale. Quest’ultima può dipendere dalla carenza di estrogeni in uno stato pre-mestruale o in menopausa, da scarso desiderio ed eccitazione sessuale, oppure in presenza di ipertono della muscolatura pelvica. Infine vi possono essere anche cause chirurgiche (per esempio l’episiotomia, ossia la pratica di chirurgia vulvovaginale che può lasciare cicatrici), traumatiche (come la caduta sul coccige) o dopo interventi di radioterapia.
• Stili di vita sbagliati, come l’utilizzo di pantaloni troppo stretti e/o di completi intimi non in cotone, che portano ad una mancanza di traspirazione; ancora, l’uso continuo di salvaslip così come di saponi, creme e pomate locali aggressive. Infine anche il consumo di cibi contenenti sostanze irritanti può essere tra le cause scatenanti.
 
Quali sono le conseguenze a livello psicologico?
«La donna che soffre di Vestibolite Vulvare può sentirsi sola, non compresa, depressa. Di solito passano molti mesi prima di arrivare ad una diagnosi, tra esami e visite con i vari specialisti. Tutto ciò rende la guarigione più lunga e difficile. Lo stimolo doloroso peggiora in presenza di ansia o depressione» 
 
Quanto influisce la Vestibolite sulla sfera sessuale?
«Per vestibolite vulvare si intende quindi l’infiammazione della mucosa del vestibolo vaginale, ossia dei tessuti posti all’entrata della vagina.
«Il vestibolo se infiammato può rendere dolorosa- difficoltosa la penetrazione (= dispareunia), ma a volte impossibile. Può alterare quindi la serenità della coppia.»
 
Quando è bene rivolgersi ad un esperto e perché è importante?
«È importante che la donna sappia che non è normale avere questo tipo di dolore. Nascondere questa sofferenza è sbagliato. Essere a conoscenza che ci sono medici specializzati in questa patologia è importante, così come sapere che dalla Vestibolite si può guarire o comunque se ne può attenuare il dolore.»


 
Quali sono le conseguenze se non diagnosticata in tempo?
«Se non diagnosticata in tempo la Vestibolite può diventare un dolore pelvico cronico, costante, anche in assenza di infiammazioni. Aumentano le terminazioni nervose che sono responsabili dell’aumento della percezione del dolore. Con la crescita di quest’ultimo incrementa la contrattura della muscolatura del pavimento pelvico, già precedentemente in tensione, e così il nervo pudendo, che gestisce gli stimoli degli organi pelvici, si comprime ed infiamma sempre di più.
«In questo modo si abbassa la soglia del dolore, che quindi diventa più costante, indipendentemente dalle cause scatenanti (infettive, infiammatorie o meccaniche).
«I dolori, oltre che nel pavimento pelvico, si possono avvertire nella zona lombare, all’osso sacro e al coccige, nella zona inguinale o sovrapubica, alle cosce fino a risalire al tratto cervicale. Può così subentrare un quadro di fibromialgia.»
(sindrome fibromialgica= dolori all’apparato muscoloscheletrico e segni di affaticamento/ astenia. Dolore ai muscoli, legamenti e tendini.)
  
Cosa si intende per trattamento multidisciplinare della Vestibolite?
«I medici che dovrebbero lavorare in sinergia su questa patologia sono il ginecologo, l’urologo, il neurologo, il fisioterapista, il sessuologo e il dietologo, che abbiano però la specializzazione per il trattamento di questa sindrome dolorosa. Usando una similitudine, è come se fossero i vari colori che compongono il dipinto completo, che è il paziente.
«La guarigione può essere molto lenta (almeno sei mesi di terapia) e caratterizzata da momenti di netto miglioramento alternati a periodi di regressione. È la patologia stessa che è soggetta a fluttuazioni. Inoltre quello che può essere efficace per una donna non è detto che sia di aiuto ad un’altra: i trattamenti sono molto individuali.»
  
Come si cura?
«Non c’è una sola terapia, o meglio, non c’è una cura uguale per tutte le pazienti. La Vestibolite Vulvare può e deve essere curata su più fronti. La paziente deve scegliere quale percorso intraprendere, quello che ritiene più adeguato. Il tutto nella consapevolezza che sarà un cammino verso il benessere, ma che richiederà un percorso lento e lungo, con periodi di gran miglioramenti e momenti di regressione.
«C’è chi intraprende, come trattamento, solo la cura riabilitativa del pavimento pelvico con tecniche specifiche di rilassamento muscolare e scelgono quindi la Terapia Manuale sui trigger points dei muscoli (sia esterni che interni alla vagina), migliorando così le condizioni del tessuto vulvare, vaginale e diminuendo l’infiammazione del nervo pudendo.
«Importante inoltre è imparare correttamente l’automassaggio ed alcuni esercizi di rilascio muscolare.
«Un’altra strada può essere la farmacoterapia - qualora indicata e costantemente monitorata da neurologo e/o urologo e/o ginecologo - con antidolorifici, miorilassanti, alfa-litici, antineuropatici, alcuni integratoti, PEA, (=palmitoiletanolamide - antidolorifico ; sostanza naturalmente presente nel nostro corpo) etc.
«Infine c’è chi utilizza terapie come la tens (= stimolazione elettrica transcutanea nervosa, con finalità analgesico-antalgiche) chi esegue infiltrazioni di tossina botulinica nei muscoli coinvolti, chi opta per l’agopuntura. Chi invece intraprende un percorso di sostegno psicologico, chi una dieta soggettiva.
«È inoltre necessario modificare le proprie abitudini comportamentali, per cui solitamente viene fatto compilare alla paziente il Diario Minzionale per conoscere meglio la sua assunzione dei liquidi e la frequenza delle minzioni. L’uso dell’abbigliamento, le posture e le attività ginnico-sportive praticate.
«L’importante comunque è essere seguiti da medici specialistici.»
 
Suggerimenti e consigli?
«Nel caso specifico della Vestibolite Vulvare i medici devono porre molta attenzione a quali indicazioni fornire alle pazienti. La riabilitazione del pavimento pelvico per la vestibolite è completamente diversa dalle soluzioni che si propongono in caso di reale debolezza muscolare, pertanto gli esercizi di contrazione non vanno bene.
«Come consigli comportamentali sarebbe il caso di non indossare pantaloni o body troppo stretti, così come i perizoma, ma preferire invece biancheria di cotone bianco. Va bene utilizzare assorbenti di cotone, ma è meglio evitare quelli interni. Per l’igiene intima è consigliabile adoperare solo acqua. Infine è opportuno non trattenere feci o urina ed evitare sport come la corsa o la bicicletta.
«La combinazione terapeutica più efficace deve essere sempre decisa e personalizzata sulla paziente da parte dei medici competenti, in base alla gravità e alla durata dei sintomi.
«Si può migliorare, guarire, vivere meglio, senza un dolore costante.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it - (Precedenti)
Dott.ssa Elisa Borella - www.fisioterapiaborella.it
Bibliografia: Vulvar vestibulis Syndrome, clinical approach; Graziottin A., Brotto, L., Friedrich, E.G.; Vulvodinia, dott. Murina F.
Approfondimenti: www.dr-francescopesce.it - www.cistite.info

 Elisa Borella
Dal 1992 la dott.ssa Elisa Borella ha prestato servizio in strutture private e pubbliche di ruolo presso l'Ospedale San Camillo di Trento. Da gennaio 2004 svolge l'attività come libera professionista.
È specializzata in Terapia Manuale con l’applicazione delle seguenti tecniche: Linfodrenaggio Manuale Terapeutico secondo il metodo tedesco (docenti della Feldbergklinik), tecnica Mckenzie (ernie discali), Mailtland (mobilizzazioni articolari e muscolari), RPG (rieducazione posturale globale), Stecco Mobilizzazione della Fascia, Trigger Point e Kinesio Taping. La dottoressa ha inoltre una specializzazione nel recupero post operatorio degli interventi di spalla (cuffia dei rotatori) e della mano (dito a scatto, fratture, tunnel carpale, morbo di Dupuytren).
Dal 2005 si occupa della Riabilitazione del Pavimento Pelvico (dopo essersi specializzata presso l’ospedale Gervasutta di Udine con dottor Paolo Di Benedetto) in relazione a sintomi sia urologici (incontinenza, urgenza, frequenza, ritenzione) che da alterazione della statica pelvica (prolasso).
Specializzata per il Dolore Pelvico Cronico con e dal Professor Francesco Pesce.
È iscritta al «Gis Pavimento Pelvico» (un gruppo di Interesse Specialistico Riabilitazione del Pavimento Pelvico all'interno dell'Associazione Italiana Fisioterapisti AIFI). È inoltre membro della Società Italiana di Urodinamica SIUD e dell'International Continence Society.Dal 2014 lavora anche a Verona in uno studio privato.

 

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