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Governo Renzi: quando la smetteremo di farci male da soli?

Lunedì 29 settembre sarà il giorno della verità: vedremo se i «poteri forti» sono più forti della volontà degli Italiani che vogliono voltare pagina

Domani sarà il giorno della verità.
Renzi si confronterà con la direzione del Partito Democratico sui grandi temi delle riforme che ha intrapreso con molto coraggio, col giusto entusiasmo e forse con un po’ di incoscienza.
Togliere il bicameralismo perfetto, cancellare le Province, rivedere la legge sul lavoro, sono solo parte dei temi messi sul tavolo della discussione. La sua assenza per motivi diplomatici, che lo hanno portato negli USA, ha lasciato liberi i detrattori che, come i topi che ballano mentre il gatto manca, hanno fatto proclami di guerra che solo con l’avvicinarsi del confronto si stanno affievolendo.
Oltre ai compagni di partito e di coalizione, ci sono ovviamente le opposizioni, i bastian contrari di sempre e gli oppositori costruttivi del momento.
Ma quello cui stiamo assistendo non è solo una discussione democratica all’interno del partito più forte del Paese, è soprattutto il giro di boa tra il passato e il futuro.
Non diciamo che il passato sia negativo, anche se a ben guardare lo si potrebbe fare, ma di certo c’è una cosa da mettere in chiaro: o si cambia o si torna alle origini.
I poteri forti, come li chiama Renzi, risiedono nei conservatori. Termine che non sta a indicare né la destra né la sinistra, ma tutto quel mondo di forze più o meno palesi che vorrebbe non cambiare mai.
 
Diciamolo chiaramente. Già Berlusconi voleva cambiare tutto, ma non ce l’ha fatta per due motivi. Il primo è che il sistema parlamentare rende quasi impossibile cambi di rotta importanti. Il secondo è che se ha avuto poco aiuto dagli alleati, non ha avuto il becco di un aiuto dalle opposizioni. Le quali lo hanno sempre considerato il Pericolo numero Uno, il demonio da abbattere comunque, da contrastare qualsiasi cosa avesse proposto.
Adesso ci prova Renzi, che è il segretario del partito più forte del Paese, con l’ultima tornata elettorale che gli ha riconosciuto oltre il 40% degli appoggi e con i sondaggi che gli danno ampia maggioranza di consensi. Mai nessuno così giovane aveva raggruppato tanto potere in una volta sola.
Come si vede, però, anche lui ha scatenato gli anticorpi nel suo partito, alimentati anche dall’appoggio discreto (e comunque condizionato) di Berlusconi, ma soprattutto da tutti coloro che cambiare proprio non vogliono.
Ed è su questo che diciamo che siamo arrivati al momento della verità.

Non pensiamo che si parli di scissione, che sarebbe la mossa meno democratica di quella parte di un partito che non accetta di aver perso le primarie.
Ma certamente assisteremo a un tentativo di fare in modo che tutto cambi restando perfettamente uguale. 
Anche i sindacati devono fare un passo indietro. Non devono solo pensare agli interessi di coloro che hanno già il lavoro, ma a coloro che il lavoro non ce l’hanno affatto.
Se la strada è cambiare il contratto sociale, lo si cambierà, oltretutto che i diritti acquisiti non saranno comunque toccati.
Ma il punto è che il Paese si deve adeguare al resto dell’Europa, altrimenti gli investimenti rimangono nel resto dell’Europa.
 
L’altro aspetto che va preso in considerazione è appunto l’Europa. Alla CE fa molto comodo che l’Italia sia in difficoltà. Anzi, viste le potenzialità che ha quando siamo in difficoltà, saremmo un pericolo vero e proprio per le economie principali dell’Antico Continente se per caso dovessimo fare un piccolo salto in avanti.
Far fuori Renzi che ha finalmente l’ampio appoggio del suo Paese sarebbe un gran colpo.
Domani, giorno della verità, l’Europa non avrà alcun ruolo da giocare. Ma potrebbero essere gli oppositori (interni ed esterni al partito) a fare il gioco dell’Europa. Sì, perché sfasciare questo governo porterebbe solo vantaggio a chi vuole che l’Italia rimanga in difficoltà.
Abbiamo visto come anche in Provincia autonoma di Trento la lotta politica venga fatta indipendentemente dai danni che può portare al Trentino.
È giunto il momento di fare quadrato, stare uniti. Sia a livello locale che nazionale.
 
GdM

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