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Arcese: la Provincia chiede all’azienda di trattare

Il vicepresidente Olivi ha incontrato oggi le rappresentanze sindacali dell'azienda di autotrasporto – Le problematiche del settore

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Stamattina c’è stata in Provincia una dimostrazione pacifica degli autisti della Arcese, preoccupati della perdita di altri 120 posti di lavoro.
Di seguito pubblichiamo il comunicato emesso dalla Provincia al termine del colloquio, ma vogliamo ricordare alcuni aspetti che rendono drammatico il settore e la vita degli autisti.
Il primo è che in Europa ci sono troppe differenze di stipendio tra gli autisti italiani e quelli di altri paesi. Alle società di trasporto conviene che a guidare siano padroncini esteri. Se è questa l’Europa che siamo riusciti a costruire, forse è bene cancellare tutto e ricominciare daccapo.
Questo ha portato alla perdita di un migliaio di posti di lavoro alla sola Arcese. E adesso si parla di scendere a non più di una cinquantina di autisti…

Il secondo è che l’autista viene pagato con un fisso e un tot a chilometro. Il che però porta a un auto sfruttamento spaventoso, perché quando c’è bisogno di portare a casa più quattrini gli autisti sono disponibili a rischiare ore di guida in più del consentito e magari a correre un po’ di più.
Ma l’aspetto che più danneggia gli autisti sta nelle pause obbligate. Se l’autista si trova all’estero la sera del sabato, vi deve restare fino alla sera della domenica. Come dire che può scordarsi la famiglia. E senza guadagnare nulla di straordinario anche se è domenica, perché il tutto è legato ai chilometri percorsi.

Il terzo ci è stato raccontato stamattina dagli autisti che attendevano in piazza Dante che la delegazione trattasse con l’assessore Olivi. Per fermare la moria di posti di lavoro, società locali di trasporto e la Provincia avevano puntato sull’interporto a Rovereto.
Per questo progetto la Provincia avrebbe stanziato 18,6 milioni. Ma di raccordi intermodali non se è più parlato.
Questo volevano sapere gli autisti in ansia davanti alla Provincia.
Ma dal comunicato emesso dalla Provincia, che appunto pubblichiamo di seguito, non apprendiamo nulla che possa rasserenare le legittime istanze degli autisti in agitazione.

Il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi ha incontrato stamani le rappresentanze sindacali dei lavorato dell'Arcese, società di autotrasporti con sede ad Arco.
I sindacati, a seguito della volontà che riferiscono essere stata manifestata dall'azienda, nel corso di un incontro a Roma, di dar corso ad una massiccia riduzione del personale, quantificata in 120 unità, chiedono ora l'avvio immediato di un confronto nel merito.
 
«Una richiesta legittima e avanzata con molta dignità - sottolinea il vicepresidente Olivi - che la Provincia appoggia, pur nel rispetto dell'autonomia negoziale delle parti. Non mettiamo in discussione che Arcese possa avviare un processo di riorganizzazione, di specializzazione di alcuni settori, a fronte di una oggettiva crisi del trasporto su gomma, ma non è possibile che esso non abbia come primo scopo quello di mitigare con proposte concrete gli effetti sull'occupazione. Il settore dell'autotrasporto sta cambiando e non è detto che questi cambiamenti siano solo negativi.

«Servono però proposte concrete che offrano soluzioni anche alternative ai lavoratori. Pur nella consapevolezza di quanto oggi sia squilibrato il costo del lavoro nei diversi paesi della Ue, non è possibile far pagare il conto solo ai lavoratori.
«Arcese rappresenta una grande azienda, un patrimonio economico e sociale di questa provincia. La riconfigurazione produttiva del gruppo al fine di diventare una piattaforma logistica e direzionale di livello nazionale e internazionale rappresenta probabilmente l'unica via per consolidarsi in futuro. Questa strategia deve però essere coniugata con l'impegno a salvaguardare il futuro delle maestranze del ramo d'azienda più debole.»

Olivi ha inoltre fatto presente che l'azienda, pur avendo sede legale in Trentino, ha operative anche unità produttive in altre regioni italiane, e ciò rende necessario un impegno anche delle rispettive amministrazioni regionali a sostegno dei piani di sviluppo e di tutela dell'occupazione dell'impresa.
 

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