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Tavolo di coordinamento del porfido: Olivi chiede una svolta

«La Provincia prenderà in mano la governance e le aziende dovranno fare un passo indietro sul tema delle sinergie»

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Il messaggio del vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi è chiaro: per il settore del porfido e delle pietre trentine è necessaria una svolta.
Da un lato, la Provincia deve tornare ad «impugnare» saldamente la barra della governance, dando indirizzi chiari e validi per tutti su concessioni, standard da rispettare, modalità di esercizio, premialità.
Dall'altro deve invece fare un passo indietro sul tema delle sinergie.
Aggregazioni e consorzio di conferimento devono nascere dal basso e questo processo deve semmai essere accompagnato dalle opportune forme di incentivazione. 
Questo in sintesi quanto emerso ieri al Tavolo di coordinamento del Porfido e Pietre trentine, riunitosi per discutere delle difficoltà che attualmente attraversa il settore lapidaceo, con particolare riferimento alle proposte di modifiche normative.
Fra queste: la modifica della regolamentazione degli usi civici rientranti nel piano cave, l'introduzione di una quota minima annuale di sfruttamento delle cave e l'introduzione di incentivi che favoriscano la loro concentrazione in macrolotti, la definizione di un termine entro il quale i lotti disponibili devono essere messi all'asta, la costituzione di un autorità per la gestione delle cave.
 
«Io continuo a considerare questo settore strategico - ha detto ancora Olivi - ma ci vuole un patto di fiducia  E ci vuole maggiore velocità nei tempi di risposta della burocrazia.»
Il Tavolo, come spiegato dal presidente Mauro Casotto, ha iniziato a lavorare ad aprile, attraverso gruppi di lavoro costituiti al proprio interno per esaminare i vari aspetti problematici di un settore che incide per circa il 3% sul pil provinciale.
In particolare l'intenzione è quella di portare alla Provincia, entro la fine di ottobre, alcune proposte di modifiche normative.
Un altro tavolo sta lavorando al tema dell’aggregazione delle filiere per arrivare a definire delle linee guida a novembre.
A dicembre infine arriveranno le conclusioni del gruppo di lavoro che si è occupato del tema delle certificazioni ed in generale della valorizzazione dei prodotti lapidei, nella prospettiva di un marchio unico di qualità per tutte le pietre.
 Sul piano specificamente normativo, un primo problema emerso è l'eventuale mancato sfruttamento della cava, che comporta anche meno addetti al lavoro.
 
La proposta è quella di imporre una quantità minima di scavato.
Per le cave ferme sarebbe necessario dare un quadro normativo unico ai Comuni che dia certezze anche sotto il profilo delle scadenze burocratiche.
Un’esigenza particolarmente sentita è proprio quella dell’omogeneizzazione delle normative e dei regolamenti comunali, con l'adozione di linee guida valide per tutti.
«Ho chiesto che il Tavolo avviasse un percorso di confronto libero fra gli attori del settore - ha detto Olivi nella sua replica - mettendo a fuoco i punti sui quali dobbiamo avere il coraggio di intervenire. In questa sede è necessario sforzarsi di trovare delle convergenze rispetto alle quali la politica deve essere sollecitata a fare la sua parte, oppure dobbiamo prendere atto che bisogna cambiare il modello organizzativo della rappresentanza degli interessi.»
 
Dopo il metodo, il merito. Due in sostanza i punti toccati dal vicepresidente Olivi. Innanzitutto, la convinzione che non ci sia bisogno di produrre nuove norme ma di sfrondare e snellire il «bosco» di quelle già esistenti e, relativamente ad alcuni temi, fare norme più forti.
Queste ultime devono produrre un cambio di rotta sotto il profilo della governance del porfido, «perché stiamo parlando di beni collettivi, cioè di tutti. Io personalmente sono a favore di un’idea di Trentino orizzontale, dove la Provincia deve fare un passo indietro e lasciare spazio agli attori della società e dell'economia, ma nel settore della pietra è necessario mettere in capo alla Provincia la disciplina del rilancio delle concessioni. Metterò allo studio un’ipotesi per  cui le regole sulle concessioni devono essere le stesse per tutti, indipendentemente dal comune. Ci vuole un’autorità provinciale che sovraintenda questo processo, definendo standard e modelli. L'imprenditore che fa bene il suo lavoro non ha nulla da temere dalla  creazione di una cabina di regia unitaria sulle concessioni e sulle regole d'ingaggio.»
 
Per l'assessore allo sviluppo economico la Provincia deve invece fare un passo indietro sul tema dell'aggregazione degli imprenditori e delle cave.
Questo processo deve semmai essere accompagnato da condizioni di incentivazione, di premialità.

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