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«Io parlo e continuerò a parlare»: l’ultimo Bettino Craxi

Presentazione del libro e dibattito con Marco Boato, Lorenzo Dellai, Mario Raffaelli e Andrea Spiri mercoledì 15 ottobre Biblioteca Comunale di Trento

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Titolo: «Io parlo e continuerò a parlare»: l’ultimo Craxi
Sottotitolo: Note e appunti sull’Italia vista da Hammamet
 
Curatore del volume: Andrea Spiri
Editore: Mondadori 2014-10-13 
 
Pagine: 246
Prezzo di copertina: € 18
 
Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza a Trento, mercoledì 15 ottobre, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito «Io parlo e continuerò a parlare»: L’ultimo Bettino Craxi.
Intervengono Marco Boato, Lorenzo Dellai, Mario Raffaelli e Andrea Spiri. Introduce Fernando Orlandi.
 
Negli anni in cui riparò in Tunisia, ad Hammamet (dal 1994 fino alla sua morte, il 19 gennaio 2000), l’ex leader del PSI e presidente del Consiglio dei ministri dal 1983 al 1987, Bettino Craxi scrisse molto: articoli, note, interventi, in gran quantità. Era animato dalla decisa convinzione che fosse necessario impedire che prevalesse e si sedimentasse «la storia dei vincitori».
Craxi scrisse molto, ma fu letto davvero da pochi, perché i suoi testi che, spediti via fax, inondavano le redazioni dei grandi giornali finivano sistematicamente nel cestino. Oramai Craxi non era più nessuno...
Questi documenti sono ora stati selezionati e recuperati da Andrea Spiri, curatore del volume: Bettino Craxi, Io parlo, e continuerò a parlare. Note e appunti sull’Italia vista da Hammamet.
 
Secondo Spiri, autore anche di un importante libro di storia del socialismo italiano, La svolta socialista. Il Psi e la leadership di Craxi dal Midas a Palermo 1976-1981 (Rubbettino 2013), questi testi possono servire sia «alle nuove generazioni che di Craxi sanno poco» come «a quelle vecchie che di lui ritengono di sapere tutto e che forse troppo in fretta ne hanno fatto -- come disse Cossiga -- un capro espiatorio».
Io parlo, e continuerò a parlare non è solo un documento storico, ma allo stesso tempo rappresenta un punto di vista sulla politica di un leader nel momento della sua caduta.
«Ripetere le proprie idee fino a sfiancarsi, è il solo modo per difendere la propria libertà: difendo la politica, la sua autonomia, il suo valore.»
Nel libro c’è molto: c’è la vicenda giudiziaria («la giustizia è politica, i processi sono speciali, e i magistrati degli angeli vendicatori»).
Ci sono poi ruvidi giudizi sui dirigenti degli altri partiti e la sua verità sulle ragioni del crollo del vecchio sistema della Prima Repubblica e sulle fosche prospettive della Seconda che, ammonisce, «sembra aver smarrito la strada verso il futuro nel quale aveva riposto speranze e illusioni».
Il processo di costruzione europea è giudicato errato e pieno di rischi per l’Italia. Un capitolo sull’Europa, per i temi che affronta, sembra scritto ieri: «I parametri di Maastricht, – annota nel 1997, – non possono diventare dogmi: senza nuove condizioni l’Italia finirà in un limbo o andrà all’inferno».
 
Gli aspetti più inediti riguardano la Seconda Repubblica, una «falsa rivoluzione» secondo Craxi: il primo governo del centrodestra, le mosse di Bossi, Fini, Buttiglione, il governo tecnico di Dini, Prodi e il successivo D’Alema. Quasi tutto è «trasformismo». Si salva solo Berlusconi, «nuovo» almeno per quanto riguarda la politica.
Non ci sono autocritiche, ma una chiamata di correo al PCI-PDS per il finanziamento illegale. Fra i vari, un attacco al vetriolo è destinato a Giorgio Napolitano, per anni responsabile delle relazioni internazionali del PCI.
In questa veste «non poteva non sapere» e «non poteva non avere un ruolo nel sistema di relazioni politiche tra il PCI, il potere sovietico ed i regimi comunisti dell’est, cui era connesso un sistema articolato di finanziamenti illegali di cui i comunisti italiani erano i primi, tra i partiti comunisti e non del mondo, ad avvantaggiarsene».
 
Craxi è assai poco convinto delle scelte compiute in ambito UE. Si dichiara «non un euroscettico ma piuttosto un euro pessimista» a causa dei vincoli troppo stretti imposti dal trattato di Maastricht prima del varo della moneta unica. Il risultato di quegli accordi, commenta, non sarà una crescita comune ma un futuro pieno di rischi, in particolare per l’Italia.
«Ciò che si profila è un’Europa in preda alla disoccupazione e alla conflittualità sociale. Lo hanno compreso diversi paesi che si apprestano a prendere le distanze da un progetto congeniato in modo non più corrispondente alla concreta realtà delle economie.»
Una possibile soluzione? Rinegoziare il trattato, già divenuto «obsoleto e financo pericoloso».
Servirebbe coraggio, aggiunge, ma a Roma maggioranza e opposizione non ne hanno. Con il risultato che prima o poi i nodi verranno al pettine.
 
Tra le rivelazioni, sono raccontati i retroscena della mancata risposta ai due missili Scud, lanciati da  Gheddafi su Lampedusa il 15 aprile 1986, per vendicarsi dell’attacco aereo che il giorno prima Reagan aveva ordinato contro di lui.
La prima notizia giunse non attraverso canali propri ma dall’agenzia stampa France Presse e quelle che inizialmente fornirono le autorità militari erano inesatte, poiché si ritenne che i missili fossero stati lanciati da una nave.
Nave che Craxi ordinò di fare affondare. Il giorno dopo, quando finalmente divenne chiaro cos’era accaduto, l’Aeronautica propose una rappresaglia contro la Libia, da attuarsi con il bombardamento di un aeroporto. Alla fine non si fece nulla, per il timore di possibili vittime civili.
 
Recensendo il volume su La Stampa, Marcello Sorgi osserva che «ora che la damnatio memoriae del leader socialista comincia a venir meno e sulla sua vicenda sono stati pubblicati diversi libri che tendono a ridargli il posto che gli tocca nella storia, si può leggere questo diario del lungo esilio craxiano come un documento, a tratti tragico, del tumultuoso passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica.
«Con l’occhio ad alcune previsioni che il leader, dotato di formidabile intuito, formula anche se è privo dei contatti e delle informazioni di prima mano di cui poteva fruire ai tempi della sua normale attività.»
Questi sono alcuni dei temi che saranno affrontati nell’incontro-dibattito «Io parlo e continuerò a Parlare»: L’ultimo Bettino Craxi, che si terrà a Trento mercoledì 15 ottobre, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55).
L’incontro è organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale. Intervengono Marco Boato, Lorenzo Dellai, Mario Raffaelli e Andrea Spiri. Introduce Fernando Orlandi.

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