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Storie di donne, letteratura di genere/ 33 – Di Luciana Grillo

Anna Viscinai: Se Arianna - Storia vera di una famiglia «diversamente normale»

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Titolo: Se Arianna. Storia vera di una famiglia  
           «diversamente normale» 

 
Autore: Anna Visciani 
Editore: Giunti Editore 2014
 
Pagine: 160 brossura
Prezzo di copertina: € 12 - Versione eBook: € 6,99

Ho letto tante storie di famiglie in cui la presenza di un figlio «diversamente abile» sconvolge equilibri, provoca crisi o accende improvvise speranze.
Ho letto storie di madri che, da sole, aiutano i loro figli speciali a diventare grandi.
Ma la storia di Arianna è diversa da tutte le altre: le voci narranti sono quattro, ciascuna con la sua personalità, la sua sensibilità, il suo modo di essere e sentire.
Anna è la madre che attende il primo figlio con la consapevolezza che «la gravidanza è per la donna uno stato fisiologico e non una malattia e come tale va vissuto, senza troppe paranoie».
Anna, dopo il parto, quando sa, dice con forza «Io non voglio una figlia storpia. Voglio una figlia sana e bella».
 
Alice e Daniele sono i figli normali, che crescono avendo davanti agli occhi una sorella ingombrante che piange si dimena grida sputa, che viene imboccata dalla mamma, che usa un comodo pannolino e non viene obbligata a sedersi sul vasino-papera.
Davide è il marito di Anna, il papà di Arianna, Alice e Daniele.
È un medico neurologo che riconosce l’importanza dei colloqui con la psicologa, dopo una prima irrazionale e spontanea reazione di rifiuto.
Si sforza di capire la sua bambina, «quel fagottino così carino e vitale, che cresceva nonostante le sue potenzialità mancate».
Sa che deve «entrare davvero in comunicazione con lei, assecondando i suoi tempi e riconoscendo le sue modalità di risposta».
 
Di pagina in pagina, impariamo a conoscere queste cinque persone, così vere nei loro momenti di dolore, di rassegnazione, di rabbia.
Anna dice che «le nostre ambizioni non sono equiparabili a quelle degli altri genitori, che scommettono sul futuro dei loro bambini e si augurano il loro pieno successo nello studio, nel lavoro, nelle passioni, nella famiglia…Il nostro desiderio…è semplicemente che i nostri figli possano riuscire, seppur traballando, a stare in piedi…» e ci racconta che, svegliandosi al mattino, già stanca e con poche ore di sonno all’attivo, il suo primo pensiero è per Arianna, e per Arianna è l’ultimo, prima di dormire.
«In mezzo ci sta tutta la giornata» e un’infinita fatica.
Bastano poche parole, ma forti come queste, a farci capire il dramma che si vive quando in casa c’è una persona che ha bisogno di tutto.
 
Per i familiari è «difficile e complicato persino ammalarsi…la vecchiaia si vorrebbe fermare, per non dover considerare la possibilità di un avvenire senza di noi…».
Nonostante tutto, però, leggendo questa «storia vera di una famiglia diversamente normale», si sorride anche, ad esempio quando Daniele descrive le «marronissime bagnanti distratte in conversazioni urlanti al cellulare» che intralciavano il percorso della carrozzina di Arianna, «ed era divertente vedere Arianna fendere la folla come una nave rompighiaccio tra gli iceberg del polo».
La partenza per le vacanze e tutte le complicazioni che derivano dalla presenza di Arianna sono descritte con l’ingenuità e l’umorismo involontario di un bambino che, con sollievo, conclude: «P.S. Il gatto, per fortuna, resta a casa».
Altre volte, cova un certo rancore questo ragazzino che attende con ansia l’arrivo della macchina nuova che aveva immaginato rossa, scattante, sportiva…e invece «la nuova macchina era a misura e su misura di Arianna, come se noi non ci dovessimo viaggiare: nessuno aveva chiesto il nostro parere, neanche per il colore».
 
Anche per Alice, sentimenti contrastanti: «…la mia rabbia verso mia sorella diventava sempre più violenta, e quella di mio fratello ancora peggio…eppure, tutta l’aggressività che si accumulava in me contro quella sorella che, in un modo che non riuscivo a spiegarmi, si impossessava della maggior parte del tempo dei miei genitori e mi privava del loro affetto, improvvisamente si squagliava quando me la trovavo davanti così inerme e indifesa, magrolina, pallida e piena di tubi.»
E ancora, incredula, Alice si chiede «ma com’era possibile che qualcuno potesse invidiare proprio me, che vivevo in una famiglia in cui si consumava quotidianamente una tragedia come la nostra?» per concludere, manifestando un atteggiamento maturo e consapevole, che «in nessun luogo riuscivo a respirare quell’aria di pazienza, di affetto e di solidarietà a cui ero abituata a casa mia».
Potrei continuare con infinite citazioni che confermerebbero sempre il senso di verità che nasce dalle pagine di questo romanzo; preferisco invitare i lettori a riflettere su una famiglia che, colpita da una sventura che perdura nel tempo, riesce ad andare avanti spinta dall’amore per una figlia speciale, riesce a sorridere anche nei momenti difficili, riesce ad apprezzare quanto di buono trova sulla propria strada.
E ciascun componente sa farlo alla sua maniera.
 
Luciana Grillo

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