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Casse Rurali trentine, progetto di riassetto complessivo

Aumenta la raccoltra ma diminuiscomo gli impieghi: «Il sistema tiene anche in questa fase di recessione, ma le Casse dovrebbero passare da 43 a 22.»

Le Casse Rurali trentine alle prese con il cambiamento, per continuare ad essere «banche di comunità».
Se ne è parlato oggi all’assemblea di settore convocata alla sala della Cooperazione, dove, accanto alle principali grandezze economiche del presente, è stato presentato un progetto che ridisegna la presenza delle Rurali sul territorio.
«Vogliamo garantire anche per il futuro la stessa vicinanza al territorio e ai soci che le Casse hanno sempre garantito, mantenendo lo stesso modello cooperativo, – ha affermato il presidente della Federazione Diego Schelfi. – Ma occorre evolvere.»
Un piano che poggia su analisi molto approfondite, sviluppate dalla Federazione con la collaborazione di Cassa Centrale Banca, e che vuole interpretare l’esigenza di maggiore competitività e ulteriori servizi che le banche (anche le rurali) sono chiamate ad esprimere nel prossimo futuro.

 Il contesto
Lo scenario è quello di una economia ancora in crisi.
«La ricchezza prodotta in Trentino è ferma ai livelli del 2008 – ha affermato il direttore della Federazione Carlo Dellasega – e i consumi alimentari, come i beni durevoli, sono tornati ai livelli precedenti agli Anni Ottanta del Novecento. Nel frattempo, dal 1995 al 2012 sono molto cresciute le attività immobiliari, mentre calavano industria, alberghi e commercio.
«Dall’inizio della crisi i progetti di nuove abitazioni sono passati da circa 4.500 a poco più di mille. Non si progetta, quindi non si investe.
«Record negativo anche per le chiusure e fallimenti: 97 solo nel 2013 in Trentino.»
Le banche non sono impermeabili a questa situazione. Se è vero che lo scorso anno le Casse Rurali trentine hanno realizzato 8,4 milioni di euro di utili e in totale le banche italiane hanno perso 22,2 miliardi, è anche vero che le sofferenze si fanno sentire: nelle Casse Rurali trentine sono all’8,15% dei crediti (il doppio). Di queste, il 13,3% è causato dalle imprese di capitale, il 3,9% dalle famiglie.
Come affrontare il futuro?
«Serve personale più formato e specializzato, – ha auspicato Dellasega. – Puntare ad una cultura aziendale specifica, proposte non omologate al resto del sistema bancario. Rafforzare il dialogo con soci e clienti.»
 
 Il presente delle Casse Rurali
«Ad agosto – ha affermato il responsabile di settore Ruggero Carli – la raccolta complessiva delle Casse Rurali trentine aveva sfiorato i 17 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto a dodici mesi prima.
«Non altrettanto bene ha fatto l’andamento dei prestiti, che si sono fermati a 11,6 miliardi di euro, meno 2%, per effetto della contrazione della domanda di finanziamenti.
«Crescono ancora le sofferenze lorde, arrivate a 948 milioni, il 13,5% in più rispetto all’inizio dell’anno. Il rapporto tra sofferenze e crediti è nell’ordine dell’8,15%. Il sistema bancario nazionale è al 9,2%.»
Se questa è la situazione patrimoniale, il conto economico regge rispetto alla crisi che riduce in generale la capacità di consumo e di investimenti da parte delle famiglie e imprese.
Il margine di intermediazione, che misura la capacità di fare reddito, a giugno di quest’anno aveva raggiunto i 300 milioni, con un incremento in dodici mesi del 22,3%.
Stabili i tassi di interesse alla clientela: in media quello passivo a giugno 2014 era dell’1,59%, quello attivo del 3,55%, con uno “spread” dell’1,96% (un anno prima era dell’1,92%). 
 
 Le previsioni future
I prestiti alla clientela, dopo un calo medio dell’1,5% quest’anno, sono previsti stabili nel 2015 e in leggera salita l’anno successivo (+1%). La raccolta aumenterà dell’1,5% nel triennio. Spread sui tassi stabile per le banche, attorno al 2%.
Peseranno ancora sui conti delle Rurali le svalutazioni per rettifiche di valore sui crediti in sofferenza. Alla fine del decennio 2007-2016 le Casse trentine avranno svalutato circa un miliardo di euro di crediti, ma avranno garantito anche coperture del 55% per le sofferenze e del 20% per gli incagli. 
 
 La proposta di un piano di riassetto
A fronte di una situazione presente soddisfacente, sicuramente migliore rispetto al resto del sistema bancario, il mondo del credito cooperativo trentino si interroga sul futuro.
Da qui nasce il piano di riassetto, che si propone di rende più efficiente il sistema, razionalizzare il presidio del territorio, sviluppando maggiori sinergie, e rivedere il modello commerciale, rendendo più efficienti e più qualificate le tecniche di approccio al mercato e alla vendita.
La proposta ai presidenti e direttori di un progetto di fusioni impegnativo, che ora passerà al vaglio dei singoli istituti e alla eventuale approvazione dei soci nei rispettivi contesti, prevede una significativa riduzione del numero delle Casse Rurali, che dalle attuali 43 potrebbero passare a 22.

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