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Acqua, energia, ambiente: interessante tavola rotonda

A Sanzeno il convegno Federbim sulle energie rinnovabili e l'ambiente

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Si è svolto questa mattina alla Casa de Gentili di Sanzeno, in val di Non, il convegno «Acqua, energia e ambiente», a seguito dell'assemblea nazionale di Federbim, che si è tenuta nel pomeriggio di ieri.
Ad aprire la mattinata di lavori, gli interventi tecnici di relatori di grande spessore scientifico come i professori Giuseppe Scaglione, Marco Tubino e Serenella Saibanti dell'Università degli Studi di Trento, e l'ingegnere Fabio Berlanda, direttore dell'Appa.
A seguire, la tavola rotonda, moderata dal direttore dell'Adige Pierangelo Giovanetti, con gli interventi di Annibale Salsa, presidente dell'Accademia della Montagna ex presidente Cai, Rudi Oss, presidente di Dolomiti Energia, Paride Gianmoena, presidente del Consorzio dei Comuni Trentini, Giuseppe Negri, presidente del Consorzio Bim Adige, Carlo Personeni, presidente Federbim, e Mauro Gilmozzi, assessore alle infratstrutture e all'ambiente della Provincia Autonoma di Trento.
 
Nell'ambito della tavola rotonda, moltissimi gli spunti di interesse e di riflessione per un settore, quello dell'ambiente e dell'utilizzo della risorsa idrica in territori di montagna, centrale per la governance dei territori nel presente e nel prossimo futuro.
Ad aprire il dibattito è stato il presidente Bim Adige Giuseppe Negri, che ha ribadito come «i nostri consorzi esistono ormai da 60 anni, con un rapporto di fiducia con i Comuni che rappresentiamo ormai consolidato, e con una progressiva riduzione delle spese di gestione che a oggi oscilla tra il 2 e l'8% dei nostri bilanci».
«Mi chiedo – ha ribadito Negri riferendosi alle voci che di tanto in tanto arrivano da Roma sull'eventuale soppressione dei consorzi Bim. – con cosa si vorrebbe sostituire le nostre strutture e a quale scopo.»
 
Sulla stessa lunghezza d'onda Annibale Salsa, che ha puntato il dito proprio contro «il rigurgito centralista a cui stiamo assistendo a livello nazionale».
L'ex presidente del Cai ha definito «dai sapori anti-storici, napoleonici e fascisteggianti le spinte neo-centraliste che tendono a sottrarre la tradizionale e sapiente capacità di autogoverno e di gestione delle terre alte alle popolazioni e alle comunità alpine, che hanno da sempre saputo presidiare e tutelare in maniera positiva il nostro territorio-»
 
Sul versante istituzionale, il presidente del Consorzio dei Comuni Trentini Paride Gianmoena ha posto l'attenzione da una parte sulla «valorizzazione equilibrata della risorsa idrica, vista non solo come una ricchezza da sfruttare ma anche da vivere».
«I comuni – secondo Gianmoena, – devono però sapersi porre il problema di una riorganizzazione complessiva dei loro livelli di governance, lavorando sempre di più in sinergia con la Provincia da un lato e con i Bim dall'altro, al fine di dare risposte concrete ai nostri cittadini.»
 
A fare da controcanto, la voce delle società concessionarie e produttrici di energia idroelettrica: il presidente di Dolomiti Energia Rudi Oss è ritornato sulla questione dei deflussi minimi vitali (Dmv), «i cui livelli destano seria preoccupazione per il futuro della nostra industri idroelettrica».
«Ci chiediamo se a valle di tutte le voci di costo imposte ai produttori rimanga qualcosa che garantisca una ricchezza alle società stesse e in fin dei conti al nostro territorio.»
Un accenno significativo del presidente Oss ha poi riguardato l'«apertura dei cancelli delle nostre centrali alla comunità. Con il progetto HydroTour – ha puntualizzato Oss – abbiamo completato almeno in parte quell'opera di condivisione con la nostra gente delle risorsa idrica a fini produttivi cominciata nel 2007 con la riappropriazione delle quote di maggioranza delle società che gestiscono la produzione idroelettrica.»
 
E proprio su questo aspetto si è soffermato il professor Marco Tubino dell'Università degli Studi di Trento.
«Dobbiamo porci tutti la questione idrica con l'obiettivo di mettere a sistema interessi diversi per giungere a una sintesi che guardi al futuro con modelli operativi nuovi e che tengano conto degli scenari futuri.»
 
A conclusione della tavola rotonda, gli interventi del presidente Federbim Carlo Personeni prima, e dell'assessore Mauro Gilmozzi poi. Personeni ha voluto raccogliere gli spunti lanciati dal presidente di Dolomiti Energia Rudi Oss sul tema dei canoni e dei sovra canoni.
«Siamo pronti a discutere con i concessionari di un canone unico, senza toccare ovviamente la legge istitutiva dei Bim, ma prendendo in considerazione una revisione mirata del sistema dei sovracanoni – ha affermato Personeni -. Inoltre, siamo totalmente d'accordo sul ripensamento dei Deflussi minimi vitali, che a conti fatti portano nelle casse dei consorzi Bim, e quindi dei Comuni, il 20% di risorse in meno all'anno.»
 
In merito ai disegni di legge attualmente all'attenzione del Parlamento, il presidente Federbim ha bocciato la modifica dello status giuridico dei consorzi Bim.
«Diventeremmo enti di diritto privato, mentre i Bim sono enti pubblici funzionali – ha aperto sul cambio del nome dei Bim stessi. – Preferiamo rimanere consorzi, ma se il punto è cambiare nome, benissimo, l'importante è che non si tocchi la sostanza della legge 959 del 1953 che ci garantisce le risorse di cui disponiamo per conto dei Comuni.
Infine, il ruolo dei consorzi Bim.
«Da ripensare, certo – ha concluso Personeni, – ma in chiave di un allargamento delle competenze in materia di gestione di beni collettivi come la tutela dei corsi d'acqua, la manutenzione idrica e il bene acqua a 360 gradi.»
 
A conclusione, l'assessore Mauro Gilmozzi ha voluto in primis mettere in guardia dal rischio di «considerare come scontata la risorsa idrica, che invece gli studi ci indicano in calo e sempre più difficile da reperire, conservare e quindi utilizzare».
«È evidente che su questa materia si scontrano interessi diversi, da quelli del turismo, a quelli dell'agricoltura, a quelli dell'industria fino a quelli dell'ambiente e del paesaggio: è necessario che la politica sappia fare sintesi tra queste istanze, e gestire questi potenziali conflitti in maniera non ideologica, in equilibrio tra la produzione di ricchezza e la tutela del territorio, tra il diritto a prelevare e il diritto a preservare.»
Proprio in questo senso, «il Piano di tutela delle acque che stiamo elaborando a livello provinciale va nella direzione di una revisione mirata dei Deflussi minimi vitali, lasciandoli ai livello odierni laddove sono corretti, e riducendoli dove sono di fatto eccessivi, al fine di un aumento oculato della produzione idroelettrica.»
 
«La ricchezza derivante dalla produzione idroelettrica – ha proseguito Gilmozzi, – è una ricchezza che è già di fatto per gran parte in mano ai Comuni e quindi ai territori.
«La prospettiva che ci dobbiamo porre è quindi quella di lavorare tutti in una logica di sistema che sappia anticipare i tempi che ci aspettano, mettendo in comune le risorse senza frammentarle e spartirle tra i vari attori in campo.»


 

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