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Albero e Presepe, simbologia del Natale – Di Giuseppe Maiolo

L’albero rappresenta il ciclo vitale e in senso dinamico ricorda la nascita, la morte e la rinascita – Il presepe richiama metafore antichissime

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Il Prespe vivente di Faggiano - Sotto: l'Albero di Natale nella Piazza Rossa a Mosca - Wikipedia

Il Natale è la festa dell'anno forse più ricca di elementi sia religiosi che simbolici e carica di significati psicologici.
Prendiamo ad esempio l'albero, l'abete che siamo soliti addobbare per le feste natalizie. È il simbolo per antonomasia dell'occidente. Per le sue dimensioni e per la sua maestosità, allude all'albero cosmico.
È l'Albero della Vita che compare già nell'Apocalisse di Giovanni e appartiene ad un corpo mitologico antico. Simbolo del «centro», ovvero il punto da cui nascono tutte le cose, rappresenta l'inizio «assoluto» da cui emersero le energie nascoste del sacro.
L'albero infatti con il suo asse verticale è, in fondo, l'asse del mondo che nel centro dell'universo occupa e attraversa tutte le zone cosmiche: il cielo, la terra e lo spazio sotterraneo.
Così quell'abete che entra in tutte le case, adorna piazze e giardini, raduna attorno a sé grandi e piccini e invita a raccogliere i doni, ovvero i segni visibili della ricchezza dei frutti che l'albero ciclicamente offre.
 
Rappresenta il ciclo vitale e in senso dinamico ricorda la nascita, la morte e la rinascita. Con la sua verticalità allude al nostro bisogno di avvicinarci al divino, ma anche al divino che si avvicina a noi e porta luce nel buio. Infatti benché provenga dalla tradizione pagana, l'albero di natale ha forti connotazioni cristiane.
L'usanza ad esempio di coprire l'albero di lampadine è un modo per affermare l'importanza della luce dopo la lunga notte invernale, luce che viene dispensata per illuminare la conoscenza e sconfiggere le tenebre e le oscurità dell'inconscio.
Il Cristo nascente è di per sé il simbolo della luce che si accende. Non a caso il Natale si festeggia il 25 dicembre, quando da pochi giorni è passato il solstizio d'inverno che corrisponde alla comparsa sull'orizzonte del «nuovo sole».
In effetti nelle antiche religioni «solari» si festeggiava la nascita del dio-sole che corrispondeva all'inizio di una nuova fase.
Con l'incarnazione del bambinello nel mondo cristiano, si rappresenta simbolicamente la nuova era, il nuovo corso ovvero l'epifania della coscienza.
 
Poi il Natale con i suoi riti ci offre altri simboli. Pensiamo al presepe. È una tradizione antica che si rinnova ogni anno attraverso cui l'inconscio collettivo si manifesta.
Figure come il bue, l'asino, la grotta i pastori, i Magi, non solo rinarrano la storia della nascita di Gesù, ma sono metafore antiche.
I due animali presenti accanto alla mangiatoia alludono non solo alle forze benefiche e malefiche che il Cristo dominerà, ma anche agli aspetti animali e istintuali che si integrano e trovano spazio nella grotta, simbolo del cosmo.
In antichità non solo la grotta ma anche gli antri e le caverne erano considerati luoghi sacri, di iniziazione e di culto dove nella ritualità cristiana si manifesta il divino. Essa allude al sacro che si rende visibile e rimanda ad una cavità oscura e sotterranea entro la quale però avviene la nascita.
È proprio nella grotta-caverna, come in un crogiuolo alchemico, che si combinano e si compongono le forze interiori dell’inconscio, le energie telluriche che si trasformano e consentono il passaggio, la nascita e la rigenerazione.
È il luogo, dunque, dell’identificazione, lo spazio in cui si compie il processo di interiorizzazione psicologica che libera l’individuo dalla dipendenza e lo dispone ad entrare in rapporto con il mondo esterno e la realtà circostante.
 
Giuseppe Maiolo - giuseppe.maiolo@unibz.it - Precedenti
Prof. Giuseppe Maiolo, psicoanalista, docente di Educazione alla sessualità all'Università di Bolzano Facoltà di Scienze della Formazione. 
 

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