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«Vocabolario della parlata dialettale della città di Trento»

Elio Fox ha realizzato un nuovo vocabolario del dialetto contemporaneo e della conservazione delle tradizioni

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Titolo: Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della città di Trento e conservazione dell'antico dialetto 
Autore: Fox Elio 
 
Editore
: Casa editrice Temi 2014

Pagine: 968 18x24, rilegato
Prezzo di copertina: € 50

 L’opera
È nelle librerie da qualche giorno il «Vocabolario della parlata dialettale contemporanea della Città di Trento», ponderoso volume di circa mille pagine curata da Elio Fox e uscita per i tipi della «Tipografia Editrice TEMI».
La presentazione dell'opera si è tenuta oggi a Trento, nell'ambito della piattaforma di Comunicazione «Cultura Informa», presso la Sala Medievale del Teatro Sociale.
Le caratteristiche del nuovo dizionario sono state illustrate dal prof. Renzo Francescotti, poeta e scrittore, e dallo stesso Elio Fox che ha ripercorso il lungo cammino di studio, ma anche di rapporti umani e di contatti amichevoli, che ha portato alla compilazione del vocabolario.
Davanti ad un folto uditorio, arricchito dalla presenza di numerosi scrittori e poeti trentini, sono intervenuti alla presentazione dell'opera anche Luca Bacchi, in rappresentanza dell'Editore Temi, il dirigente del Servizio Attività culturali della Provincia autonoma di Trento, Claudio Martinelli, e l'assessore alla Cultura del Comune di Trento, Andrea Robol.
 
 Il dialetto della città di Trento
Una ricerca sul dialetto corrente della città di Trento mancava dal 1904, quando usciva il celebre «Vocabolario trentino - italiano, compilato da alcune signorine di Trento col consiglio e con la revisione del prof. Vittore Ricci», un volume di 522 pagine.
Sulla traccia di quel lontano vocabolario, si ebbero in seguito due piccoli proseliti: nel 1909 il «Piccolo prontuario per giovani insegnanti della scuola popolare, in forma di dizionarietto delle voci più comuni del dialetto trentino» di don Giovanni Corsini (218 pagine) e nel 1955 il «Dizionario trentino - italiano» dell’on. Lionello Groff (96 pagine).
Opere minori, che non solo non hanno apportato delle novità rispetto all’opera madre di riferimento, ma hanno continuato su quella scia a ignorare tutti gli elementi basilari delle indicazioni grammaticali, sulle quali si qualifica un vocabolario.
Ci sono poi due vocabolari che si possono definire «di settore»: quello del prof. Renzo Tomasini, «Usi gergali e furbeschi nel dialetti trentino», uscito nel 1992, e quello di Walter Pedrotti, «Dizionario di… parole dimenticate da ricordare, in dialetto trentino», uscito nel 1998.
Nel mentre quello del prof. Tomasini è un testo che rispetta tutti i canoni di un vocabolario, quello di Pedrotti è un semplice glossario (come lo sono peraltro buona parte dei vocabolari trentini). In un certo senso, quindi, quello di Elio Fox è un lavoro che riempie il vuoto di oltre un secolo, nel corso del quale il linguaggio di Trento si è anche notevolmente arricchito e modificato (e quello parlato anche involuto).
Lo spunto però, per intraprendere la sua fatica - lo dice lo stesso autore - è stata proprio la lettura del Ricci e la constatazione non solo delle lacune nel profilo del lessico e della quasi totale mancanza di indicazioni grammaticali, ma anche nell’uso di una grafia che nessuno aveva mai utilizzato prima e che nessuno ha mai utilizzato dopo la comparsa del vocabolario. 
 
 La nota dell’autore
«Un vocabolario – sostiene Elio Fox – deve essere l’interprete della lingua scritta e parlata corrente, non un archivio storico (o non solo). E, soprattutto, deve anche essere interpretativo della grafia usata dai poeti coevi.
«Non c’è infatti traccia nella poesia contemporanea al vocabolario (parliamo quindi di Bepi Mor, di Vittorio Felini, di Carlo Nani per citare i più noti e in pratica quelli che hanno fatto la storia del nostro linguaggio popolare), di lettere tipo ç, che il Ricci ha usato per indicare la pronuncia z di tutti i lemmi che iniziano con la c dolce (es. çesto/cesto); o di s e z con un puntino sopra per la pronuncia (entrambe queste lettere hanno un duplice suono, o aspro (cassa, brazzi) o dolce (casa, pèzo) in funzione della corretta pronuncia del lemma), quando la lingua di riferimento è alla portata di ogni scrittore.»
 
«Per questo percorso attraverso le nomenclature, abbiamo usato entrambi i codici, cioè sia il dialetto che la lingua. Aggiunge l’autore. – Non è un espediente per aiutare chi non conosce il dialetto (anche, naturalmente), ma una presa d’atto che in questi ultimi decenni, anche da parte di coloro che parlano ancora il dialetto, molti di questi termini - che potremmo definire tecnici - vengono ormai quasi sempre pronunciati in lingua.
«Un dizionario ha il compito primario di rendere agevole la traslazione fra i due codici. Inoltre, qui viene proposta solo la traduzione dei lemmi, senza spiegazioni, perché queste sono nel vocabolario.»
 
 Elio Fox
Elio Fox, noto per la sua ampia attività pubblicistica (più di quaranta libri al suo attivo, tutti nell’ambito della cultura e della storia popolare), ha dedicato a questo lavoro più di vent’anni della sua vita.
Ma non fu solo il Ricci ad irretirlo. Nella sua prefazione parla della sua militanza nel prestigioso Club Armonia (circa vent’anni di presidenza fra gli Anni Sessanta e Ottanta), dove il dialetto era pane quotidiano, nobilitato da grandi interpreti come Silvio Castelli, Lino Lucchi, Emma Mazzalai, Beppino Agostini, Guido Dori, solo per indicarne qualcuno della vecchia guardia.
«La lettura dei copioni – scrive Elio Fox – mi aveva fatto comprendere che ciò che era scritto non era esattamente ciò che era interpretato. I bravi attori, correggevano automaticamente sul palco il lemma errato, ma il lemma errato nel copione restava a futura memoria
E ciò a Fox non andava bene. Scrive, infatti, che i copioni teatrali sono testi letterari e come tali avrebbero dovuto essere trasmessi senza errori alle nuove leve. Un auspicio e una speranza. Del resto, Elio Fox è stato il curatore di una collana di teatro dialettale di 30 commedie, alle quali - con il consenso degli autori viventi - aveva posto mano anche ai testi.
 
 Il contenuto
Il nuovo vocabolario non è una semplice elencazione di termini dotati con precisione del contributo grammaticale, ma è qualcosa di molto più vasto. Si potrebbe dire che dentro c’è anche la storia della città di Trento.
In nessun vocabolario dialettale c’è toponomastica, ma qui c’è. C’è la storia delle Androne, della Portèla, della Busa, del Canton, dei Casóni e via elencando; c’è l’etimologia dei nomi dei sobborghi e anche di Zell (che, secondo l’autore, deve tornare Zell). C’è anche poesia - non certo quella di Fox, che poeta non è – ma di poeti quali Vittorio Felini, Bepi Mor, Marco Pola, Arcadio Borgogno, Gigi Amech, Italo Varner, Ezio Endrizzi, Guido Bond, Italo Bertotti, Umberto Cattani, Giovanna Borzaga, Bruno Groff e molti altri. E brani tratti da alcune commedie, in particolare di Dante Sartori, Lionello Groff, ancora Carlo Nani, Maria Gemma Agostini e qualche altro.
Ci sono poi due settori del libro che meritano menzione, e sono la parte introduttiva e quella conclusiva. Nella prima l’autore narra la genesi del suo libro, le sue ricerche, le fonti dell’antico dialetto, i precedenti, ma c’è anche una bella «sintesi grammaticale», con cenni sulla grafia, sull’uso degli accenti, degli articoli, le curiosità e le «unicità» proprie del nostro dialetto e, soprattutto, la declinazione completa dei verbi, non solo gli ausiliari avér/gavér e èsser, ma anche la proposta di tre verbi regolari, laorar, béver e vegnir, e di tre versi irregolari, nar, savér e dir.
 
E poi la «nomenclatura». Se, infatti, tutto il vocabolario non fosse di per sé una novità assoluta, lo diverrebbe comunque con quelle che l’autore ha chiamato le nomenclature e che occupano la parte terminale del ponderoso volume.
Qui, divisi per categorie, scorrono i nomi di tutte le specie animali: uccelli, pesci, mammiferi, insetti, molluschi, rettili; seguono i vegetali con i nomi di tutte le piante, dei fiori, della frutta, ma anche abbigliamento, alimentazione, suppellettili e oggetti di casa, il lavoro e la salute.
Il modo nel quale questo vocabolario è stato composto, ne fa quasi un «testo da lettura» indipendentemente dalla sua funzione interpretativa della nostra bella parlata dialettale. Un atto d’amore che l’autore ha voluto dedicare alla sua città.
 

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