Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Massimo Sirelli e i suoi robot da adottare – Di Daniela Larentis

Massimo Sirelli e i suoi robot da adottare – Di Daniela Larentis

L’artista parteciperà a TecnoNart, la mostra-evento che si terrà a Sanzeno, Trento, nel periodo giugno-settembre 2015

image

>
Massimo Sirelli è un artista conosciuto sia in Italia che all’estero e parteciperà a TecnoNart, la mostra-evento che si terrà in Val di Non a Sanzeno (Trento) nel giugno 2015 (periodo giugno-settembre), in cui verranno rappresentate tecnologia, natura e arte perfettamente coniugate e integrate tra loro (vedasi precedenti articoli sull’evento).
Il suo primo approccio alle arti visive è influenzato in adolescenza dal mondo dei graffiti e della street art.
Si diploma nel 2003 presso lo IED di Torino in digital e virtual design, operando per alcuni anni come freelance per prestigiose agenzie di comunicazione su progetti riguardanti importanti marchi nazionali e internazionali (Ferrero, Seven, Fiat, Rai Trade solo per ricordarne alcuni).
Dal 2006 è Art Director - Fondatore di un’importante agenzia di comunicazione (Dimomedia), un laboratorio creativo di ricerca e sperimentazione incentrato su grafica, comunicazione e multimedia design (i suoi lavori sono stati pubblicati su importanti libri di graphic design quali Los Logos 4 Gestalten, Los Logos Compass Gestalten, Tactile Gestalten, Web Design Index PepinPress e numerosi altri).
È inoltre docente di grafica editoriale, portfolio e di altri corsi riguardanti la progettazione grafica e multimediale presso l’Istituto Europeo di Design di Torino. Dalla sua creatività, dalla passione e voglia di sperimentare nasce la prima «Casa Adozioni di robot da compagnia» al mondo, un progetto che sta avendo un grandissimo successo.
 
I robot da compagnia di Massimo Sirelli sono assemblati mediante materiali di recupero che lo stesso artista ha messo da parte durante i suoi viaggi; ognuno è diverso dall’altro, ha una propria identità, una propria storia, un po’ come le persone che popolano il mondo.
Ma non sono semplici oggetti, al contrario possiedono un non so che di poetico, di umano, e sembra quasi che dietro le loro sembianze nascondano un cuore.
Mazinga, Voltron, Transformers sono solo alcuni dei personaggi televisivi che sicuramente lo hanno ispirato (come lui stesso pare abbia più volte dichiarato), essendo lui nato proprio agli inizi degli anni Ottanta, a Catanzaro.
I suoi robottini a noi ricordano tanto l’amato Boscaiolo di latta del famoso romanzo di L. Frank Baum intitolato «Il mago di Oz». L’uomo di latta, uno dei protagonisti della celebre storia, si mette in viaggio in compagnia di altri amici, ognuno dei quali vuole chiedere al Grande Oz qualcosa.
Lui ha intenzione di chiedere un cuore perché, come spiega allo Spaventapasseri che desidera invece un cervello, «l’intelligenza non rende felici e la felicità è la cosa più importante», quindi pare rappresenti la capacità umana di capire gli stati d’animo altrui, proprio come i robot di Massimo Sirelli, i quali ispirano tenerezza e danno l’impressione di comprendere perfettamente la gioia e il dolore di chi sta loro vicino.
Proprio per questa loro caratteristica sono opere d’arte che emozionano non solo i piccini, ma pure chi, anche se adulto, ha ancora voglia di sognare.
Curiosi di sapere qualche informazione in più sulle sue realizzazioni, abbiamo posto all’artista alcune domande.


 
Da bambino le piacevano i robot o è una passione che ha scoperto da grande?
«Ho sempre avuto la passione per i robot. Sono nato nel 1981, quindi ho vissuto la mia infanzia nel pieno degli anni ’80. Quando spopolavano i robot super eroi nei cartoni animati e nei negozi di giocattoli… Quanti ricordi! Quindi da adulto ho solo deciso di giocare ancora e farlo in maniera consapevole cercando di veicolare dei messaggi che mi stavano a cuore.
 
Che caratteristiche comuni hanno i suoi piccoli robottini?
«La caratteristica comune dei miei robot è che sono tutti realizzati da me. Con le mie mani e nel mio tempo libero. Utilizzando solo componenti che hanno a che fare con il mio percorso di vita.
«Non è materiale di recupero, è materiale prezioso… perché attraverso questo materiale cerco di eternare alcuni ricordi e li condivido con le persone.»
 
Ci potrebbe dire almeno un motivo per il quale secondo lei una persona dovrebbe “adottarne” uno?
«Sono diversi i motivi per cui una persona dovrebbe “adottare” uno dei miei robot. Prima di tutto perché sono delle opere d’arte socialmente riconosciute.
«Nell’ultimo anno ho avuto la soddisfazione di esporre i miei robot in tre musei di arte contemporanea in Italia. Poi dovrebbero essere adottati perché raccontano delle storie e ogni persona necessita di una storia.»
 
A chi non consegnerebbe mai una delle sue creazioni?
«A chi non ha amore e voglia di sognare. A chi non ha sensibilità e cuore per capire fino in fondo il senso del mio progetto artistico.»
 
Potrebbe raccontarci qualche particolare storia di “adozione”?
«Ci sono tante storie che mi hanno arricchito. Ho incontrato tante persone nuove durante le mostre e le attività realizzate nello scorso anno.
«Sicuramente è una storia bellissima quella di una coppia di ragazzi che a un certo punto decidono di adottare LILI e LILO, l'unica coppia di Robottini in love della mia collezione.
«Questi erano nati per ricordare un amore importante che avevo vissuto proprio durante la nascita del mio progetto artistico. La storia è singolare poichè poco dopo l’arrivo dei due robottini nella casa di questa giovane coppia, lei resta incinta e dopo pochi mesi nasce un bellissimo bimbo.
«Ho poi realizzato per loro Lillino, un piccolo Robot figlio di Lili e Lilo. Non è meraviglioso tutto ciò?»
 
Come sceglie chi si prenderà cura delle sue creature?
«Analizzo con cura le email che ricevo, non rispondo a chi non partecipa al mio gioco. Questo progetto nasce per desiderio di trasmettere emozione e se qualcuno pensa siano dei giocattoli si sbaglia.
«Sono molto di più, perché custodiscono ricordi preziosi e storie importanti. Solo chi ha capito questo e me lo trasmette nelle parole che mi scrive può avere una delle mie opere.»
 

 
Che messaggio vuole trasmettere attraverso le sue opere?
«Amore, rispetto, ricordo, riciclo, fantasia, creatività e molto molto altro ancora.»
 
C’è stato fra i vari modelli da lei creati un robot dal quale le è proprio dispiaciuto separarsi e che ha, tuttavia, “dato in adozione”?
«Sì, è successo… ma ho capito che dovevo riuscire a superare questo dispiacere e separarmi dalle mie opere e dagli oggetti che avevo utilizzato. In fondo il progetto nasce per questo motivo.»
 
Ci può descrivere qualche robot, per esempio il primo creato o l’ultimo?
«Sono tutti belli e interessanti, preferisco che siano loro a presentarsi attraverso il sito, entrando in sintonia con chi, guardandoli, resterà colpito da uno di loro, scegliendone poi uno in particolare.»
 
Come avviene la ricerca dei materiali che lei utilizza e quanto tempo dedica a questa attività?
«La ricerca dei materiali è costante, tutto ciò che mi circonda è potenzialmente materia prima per la vita dei miei robot.
«Quando sono in viaggio tutto ciò si amplifica e gli oggetti che incontro vengono archiviati e descritti, in modo che presto possano esser trasformati in un piccolo robot da compagnia.»
 
Può capitare che le funzionalità di alcuni pezzi utilizzati vengano poi mantenute dopo l’assemblaggio? Ci fa qualche esempio?
«Non è importante che i miei robot abbiano una funzionalità. La loro prima funzione è soddisfare l’occhio. Dare l’illusione della vita.
«Averli in casa Le assicuro che crea l’illusione che essi siano vivi. Le loro espressioni sono incredibili e fanno realmente compagnia. Quando qualcuno della mia collezione è assente per qualche mostra, si crea il vuoto in studio o in casa, è incredibile.
«Alcuni di loro però mantengono le funzionalità d’uso come scatole e porta oggetti, altri si illuminano perché hanno una lampada come testa o similari. Ma non è il mio scopo… per me non sono oggetti.»
 
Come funziona l’adozione?
«Bisogna andare sul sito, scegliere un robot e mandare una richiesta di adozione con una buona motivazione. Solo le email più sincere riceveranno risposta! :)»
 
Ci può dare qualche anticipazione su ciò che presenterà a TecnoNart, la mostra-evento che si terrà nel 2015 in Val di Non, in Trentino?
«Preferisco non rivelarvi ancora nulla. Vi aspetto a TecnoNart!»
 
Progetti futuri?
«Costruire infiniti Robot e fare in modo che attraverso le mie opere si possa creare aiuto per chi ne ha bisogno… sto cercando di capire come fare, ma è il mio obiettivo! W i Robot!»
 
Daniela Larentis – d.larentis@ladigetto.it

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande