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Alla Whirlpool per dare un futuro al manifatturiero trentino

Oggi l'incontro degli ex-dipendenti dello stabilimento di Spini – Olivi: «Lavoriamo per reindustrializzare il sito»



Ritrovarsi alla Whirlpool: questa l'iniziativa lanciata da un gruppo di lavoratori occupati dello «storico» stabilimento di Spini di Gardolo negli oltre 40 anni che vanno dalla sua inaugurazione, nel 1970, fino alla recente chiusura.
Un invito raccolto oggi da circa 500 persone - delle oltre 5.000 che si sono avvicendate nel tempo nella fabbrica - ritrovatesi nella sala mensa dello stabilimento, assieme anche a numerose autorità, fra cui il vicepresidente  e assessore allo sviluppo economico e lavoro della Provincia autonoma di Trento Alessandro Olivi e il presidente del Consiglio provinciale, nonché ex-sindacalista, Bruno Dorigatti.
«Non cediamo all'amarcord, ma futuro – ha detto Olivi. – Impegnamoci per portare nuove imprese e nuovo lavoro in questo sito. Il futuro, a cui stiamo lavorando sia con la riqualificazione dei circa 500 dipendenti fuoriusciti da questa fabbrica, che aspirano ad un nuovo impiego, sia con i contatti sul fronte industriale dentro e fuori il Trentino, per il subentro di attività sostitutive, sarà diverso rispetto al passato.
«Difficilmente in questo spazio troverà posto una unica attività, avremo piuttosto in coabitazione due o più comparti produttivi. C'è in Trentino chi pensa che dobbiamo tenerci l'industria che c'è, e che quando una realtà come questa chiude bisogna farsene una ragione, sostituendola con altro, ad esempio con i vari poli del gusto, della tipicità e così via.
«È l'illusione di poter rinnovare l'economia trentina solo attraverso i servizi. No, qui deve tornare l'industria, qui deve tornare la produzione. E questo è un impegno che dobbiamo assumerci tutti, non solo la Provincia: sindacato, modo imprenditoriale, enti locali. Per questo dico che questo è un momento politico, nel senso più pieno del termine. perché quando tante persone, anche di appartenenze diverse, si ritrovano assieme per mandare un messaggio chiaro alle istituzioni e al mondo economico, stanno facendo politica.»
 


A fare gli onori di casa, stamani, nella sede dello stabilimento già Ignis-Ires, e in seguito Whirlpool, Graziano Tomasin, ex-sindaco di Lavis e per 38 anni dipendente dell'azienda, il primo direttore, l'ingegner Mario Negri, don Rodolfo Pizzolli, che cui ha celebrato la messa negli ultimi anni di attività del polo, molti sindacalisti, che hanno ricordato la storia anche turbolenta della fabbrica, negli anni '70, e soprattutto tante lavoratrici e tanti lavoratori.
Un momento molto toccante, quindi, servito a ricordare la ricchezza assieme economica, sociale e culturale che la Whirlpool ha portato al Trentino, fino a quel maledetto giorno del giugno 2013 quando, «con una semplice telefonata», ha ricordato con amarezza Olivi, i vertici della multinazionale hanno deciso la chiusura.
Un momento che è servito però anche a sottolineare l'importanza e la dignità dell'attività manifatturiera in un'era dominata dalla finanza e dalla ricchezza immateriale, e a ribadire gli impegni per il subentro a Spini di attività sostitutive e per la creazione di nuovo lavoro per quanti lo hanno perduto.
«In questo luogo ho trascorso molte ore nelle mie vesti di sindacalista – ha detto il presidente del Consiglio provinciale Dorigatti – e ricordo le battaglie, le contestazioni, anche i fischi. Ma oggi vorrei dire che questo luogo di lavoro ha rappresentato una scuola di vita.
«Oggi in molti rimpiangono i contratti che vennero siglati qui, come alla Michelin e alla Grundig, che erano allora le fabbriche più importanti del Trentino. Certo, le fabbriche si muovono, bisogna prenderne atto e cercare di governare questi processi.
«Ma lasciatemi dire che questo è stato prima di tutto un luogo di solidarietà, cosa di cui abbiamo più che mai bisogno.»
 
Tanti, comunque, i ricordi: dei primi «tempi eroici», quando gli uffici dell'amministrazione erano in una casetta di legno in mezzo alla campagna, che «venne spazzata via da una specie di tornado – ha ricordato l'ex-direttore Negri – tanto che la gente per mesi venne a riportarci le carte che trovava sparse in giro nei campi.»
E poi, le prime esperienze con la catena di montaggio di cucine e frigoriferi, con nuove modalità di lavoro, in una terra ancora profondamente agricola.
E quindi, via via, la crescita dei dipendenti, per arrivare a un picco di 1700 persone, l'arrivo dell'automazione, le varie tappe di una storia finita dopo oltre 40 anni per ragioni che in larga parte scavalcano il territorio, il quale pure aveva offerto all'impresa condizioni pressoché eccezionali affinché rimanesse.
Ma bisogna guardare al futuro. Da un lato, un team è al lavoro per individuare le attività sostitutive da insediare a Spini. «Guardiamo a imprese in Italia e all'estero ma anche a imprese locali - assicura Olivi - e stiamo riscontrando un buon interesse».
Dall'altro, le iniziative - cofinanziate anche dall'Unione europea con 3,5 milioni di euro - per la riqualificazione e il reinserimento dei lavoratori, sia quelli che erano alle dirette dipendenze della Whirlpool sia anche quelli dell'indotto. Vediamo che cosa la Provincia e gli altri attori coinvolti stanno facendo su questo versante.
 


Dopo la sottoscrizione degli accordi tra Provincia, Whirlpool e sindacati, nel giugno 2013, l’Agenzia del Lavoro ha iniziato a farsi carico dei lavoratori Whirpool (454) le dell'indotto (154), per un totale di 5-600 lavoratori.
È stato predisposto un programma di interventi per il quale è stato chiesto il contributo a valere sul Feg-Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazione. Il programma è stato approvato a della Provincia, che ha utilizzato le risorse assegnate a sua volta da Whirlpool e dall'Inps per la parte di Cigs-Cassa integrazione straordinaria, erogata durante le giornate di impegno dei lavoratori in azioni di politica attiva.
Il programma, che si concluderà a febbraio 2016, è stato avviato prima dell’approvazione dei finanziamenti europei, anticipando anche le risorse stanziate dalla ,Whirlpool ed è stato coordinato con le azioni affidate direttamente da Whirlpool ad Adecco.
Esso si articola in sintesi in incontri di sensibilizzazione, colloqui individuali, la realizzazione, per ciascun lavoratore, del proprio bilancio delle competenze, l'assistenza di un counsellor (consigliere orientativo) che lo seguirà durante tutto il suo percorso di reinserimento lavorativo, e l'attività di formazione/riqualificazione vera e propria. 
 
Quest'ultima si articola in: formazione alle competenze generali o trasversali (percorsi di durata variabile che possono comprendere delle fasi di tirocinio o stage); formazione per l’acquisizione di patenti di mestiere (il lavoratore può partecipare gratuitamente ai percorsi di formazione e agli esami per conseguire patenti di mestiere per una durata media di 200 ore); formazione di apprendimenti specialistici (sulla base delle richieste dell’impresa o delle imprese che rileveranno il sito produttivo verranno organizzati percorsi di formazione specialistica per l’acquisizione di competenze tecnico-specifiche); formazione per le competenze più richieste sul mercato(azioni realizzate a cura di Adecco con finanziamento diretto di Whirlpool: cuochi, camerieri e così via).
Previsto anche un servizio di «coaching» rivolto a persone particolarmente "deboli" sul mercato del lavoro e una serie di agevolazioni per il lavoratori interessati: trasporto pubblico gratuito dal domicilio del lavoratore alle sedi del servizio e viceversa e indennità di partecipazione alle attività (20 euro per ogni giornata).

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