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Draghi rilancia l’Europa stampando 60 miliardi di euro al mese

Attivato il tanto atteso «Quantitative easing» che in 19 mesi immetterà sui mercati finanziari 1.140 miliardi di nuovi euro

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 Cos’è il Quantitative easing
Per «Quantitative easing» si intende un’operazione che rientra nel complesso delle politiche monetarie adottate da una banca centrale.
Il quantitative easing, la cui traduzione letterale è «alleggerimento quantitativo» , significa «allentamento monetario».
In realtà, per dirla in parole comprensibili anche dall’uomo della strada, si tratta di stampare nuova cartamoneta da iniettare nel sistema economico in cui opera la banca di emissione.
Tale immissione avviene generalmente tramite l’acquisto di stato. Negli Usa, dove ci sono molte aziende di grandi dimensioni che fanno provvista di danaro con l’emissione di bond, il QE acquista anche obbligazioni private.
 Effetti
Principalmente, al quantitative easing si associano due effetti:
- L’aumento dell’attività economica: promosso dalla maggiore circolazione di liquidità.
- L’abbassamento del costo dei prestiti: l’acquisto da parte della banca dovrebbe far aumentare la domanda dei titoli e, allo stesso tempo, ridurne i costi.
Teoricamente, l’allentamento monetario dovrebbe avere l’effetto di facilitare l’accesso al credito e, per conseguenza, stimolare la crescita economica.
 Ad colorandum
Il Quantitative easing, secondo gli economisti, funziona nella pratica e non nella teoria.
Ovvero esattamente il contrario di ciò che accade per il resto delle iniziative economiche.

Alla fine Mario Draghi ha approvato il «Quantitative easing», il piano di rilancio dell’economia europea con il sistema che tutti attendevano da tempo: a stampa di muova cartamoneta.
Il piano, che il Sole 24 Ore ha definito significativamente «Bazooka», consiste nell’immissione sui mercati finanziari europei di 60 miliardi al mese a partire dal prossimo mese di marzo 2015 al settembre 2016, per un totale di 1.140 miliardi di euro.
In questa maniera otterrà due cose: l’aumento dell’inflazione al 2% (ora è deflazione) e il rilancio dell’economia da una parte, l’avvicinarsi alla parità monetaria con il dollaro.
L’operazione avverrà mediante l’acquisto di titoli di stato dei paesi che hanno adottato l’Euro, per il tramite delle banche nazionali di ogni stato. Acquisterà titoli che vanno dai due anni ai trenta, ovvero titoli a medio e a lungo termine.

La Bce ha previsto anche un criterio di ripartizione del rischio. Le banche centrali dei Paesi interessati garantiranno per una quota pari all’80% del totale, mentre il 20% sarà il rischio condiviso tra Banche nazionali e Bce. Come dire che eventuali tracolli saranno per l’80% a carico degli stati che l’hanno generato.
Quest’ultimo aspetto è stato voluto da chi era contrario all’operazione. Ma è bene precisare che decisione è stata approvata quasi all’unanimità dai governatori delle banche centrali, ed è facile immaginare che la Germania abbia votato contro.
Questa immissione di denaro nuovo farà calare il costo del debito pubblico perché ci sarà più domanda che offerta di titoli di stato e di conseguenza farà rivolgere le banche al finanziamento di operazioni aziendali.
Tutto questo dovrebbe accadere anche se gli economisti nutrono i loro riveriti dubbi, sostenendo che l’economia europea è diversa da quella americana dove il Quantitative easing è stato il fulcro della ripresa.
 
GdM

La foto Wikipedia «Mario Draghi World Economic Forum 2013 crop» è di World Economic Forum ed è stata elaborata da noi.

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