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Cent'anni fa l’anno di sangue per l’Italia: il 1915 – Seconda parte

L’Italia non era in grado di entrare in guerra: il Regio esercito era militarmente arretrato e tecnicamente inadeguato

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La carta d'Europa nel 1899 secondo un vignettista dell'epoca.

L’Italia aveva aderito alla Triplice Alleanza nel 1982, dopo aver rotto la tradizionale amicizia con la Francia che aveva occupato la Tunisia, paese nordafricano col quale l’Italia aveva un ottimo rapporto di vicinato e fiorenti scambi commerciali e culturali.
Il colonialismo era arrivato al suo apice, grazie all’enorme divario tra Europa e Terzo mondo, generato dalle due rivoluzioni industriali che avevano cambiato l’Antico continente. E forse a far bene l’Italia avrebbe dovuto colonizzare la Tunisia, come avrebbero preferito gli stessi Tunisini, ma l’intervento francese venne vissuto a Roma come un pesante sopruso nei confronti del nostro paese.
Fatto sta che l’Italia chiese allora di entrare a far parte della Duplice Alleanza già in essere tra Vienna e Berlino dal 1879. Richiesta che venne accolta dopo che l’Austria Ungheria accettò di rivedere i rapporti storicamente difficili con il Regno d’Italia.
Come era prevedibile, non fu un’alleanza idilliaca. Il Kaiser ha sempre venduto armi ai paesi africani con i quali l’Italia aveva a che fare e la stessa Austria continuava a reprimere anche nel sangue i movimenti irredentisti nelle proprie regioni di lingua italiana. Ma tant’è, la Triplice resse indifferente all’Intesa che si andava formando a più riprese tra Inghilterra, Francia e Russia.

Ma tutto cambiò dopo l’uccisione di Umberto Primo a Monza il 29 luglio 1900, notoriamente filo tedesco, e dopo la morte del generale Pollio nel 1914 (due giorni dopo l’attentato di Sarajevo), grande ammiratore della potenza militare tedesca.
I rapporti di buon vicinato nella Triplice si erano allentati proprio nel momento cruciale. Vittorio Emanuele III era filo francese e Luigi Cadorna era di spirito risorgimentale e quindi antiaustriaco. E, come abbiamo visto, non essendo stato l’attentato di Sarajevo un’aggressione, ci furono ottime regioni per dichiarare agli alleati austro tedeschi la nostra neutralità.
In realtà però - e questo lo sapevano benissimo il re, il governo italiano e il generale Cadorna - c’era a monte una ragione bel più concreta all’origine della nostra neutralità: l’Italia semplicemente non era in grado di entrare in guerra, il Regio esercito era militarmente inadeguato e tecnicamente arretrato.


La Triplice Intesa e la Triplice Alleanche nelle locandine dell'epoca.

 La situazione dei nostri armamenti 

Nel 1913, ultimo anno per cui si potevano conoscere queste cifre, la Germania aveva speso per il suo esercito 1.610 milioni di Lire, la Francia ne aveva spesi 1.130, l’Austria 747 e l’Italia 586.
Il bilancio italiano era povero, ma dal punto di vista militare erano ancora tutti ancorati alle battaglie del Risorgimento, dove l’ardimento dei soldati si era dimostrato molto più efficace degli armamenti. Insomma, la guerra era diventata un business industriale, ma non per il Bel Paese.
Come aveva dimostrato l’evoluzione della Guerra di Secessione americana (terminata nel 1865) le armi da fuoco a canna rigata avevano aumentato enormemente le capacità di difesa. I meccanismi a ripetizione manuale, semiautomatica e automatica, introdotti a fine 1800, avevano cambiato completamente la conduzione della guerra. Questo lo avevano capito benissimo a Berlino e a Parigi, meno a Londra e a Vienna, poco a Mosca e a Roma.
Ma se la Russia proprio non aveva moderne fabbriche di armi e di munizioni, l’Italia le aveva. Ma non le aveva mai utilizzate in un’ottica bellica strutturata.
L’Italia non era un paese militarista, ma di fronte all’immane catastrofe che si stava scatenando, avrebbe dovuto diventarlo in fretta. Era una questione di vita o di morte.
  
Impegnato a riorganizzare il Regio Esercito Italiano in breve tempo, Cadorna si trovò più volte a fare i conti con il presidente del Consiglio Salandra e il ministro della Difesa, Paolo Spingardi, generale anche lui.
Cadorna disse a Salandra che gli serviva un miliardo tondo e subito e Salandra gli promise di parlarne col Re. Per lanciare un prestito del genere dovevano muoversi i Savoia in persona.
Poi studiò con il ministro Spingardi la situazione. L’Italia poteva mobilitare in caso di guerra 1.260.000 uomini. Tenendo conto che gli ufficiali avrebbero dovuto essere uno ogni venti soldati, l’esercito avrebbe dovuto disporre allora di 63.000 ufficiali. Una follia.
Nei dieci mesi di preparazione, si provvide alla nomina di 9.000 ufficiali (poco più di un decimo del necessario), così ripartiti: 1.188 in servizio permanente effettivo, 4.754 di complemento, 3.474 della territoriale.
Oltre a essere lontani dai quadri necessari, il problema di fondo era la mancata omogeneità degli ufficiali non usciti da una medesima accademia e, di conseguenza, difficilmente in grado di formare una forza compatta nella struttura di comando. Ancora di più, le affinità culturali, le diversità sociali e le consuetudini di vita - allora estremamente disomogenee - rendevano improbabile l’indispensabile cameratismo di ufficiali e sottufficiali che sul campo si traduce in solidarietà e solidità.
Di quei novemila, alcuni provenivano dall’Accademia di Modena, altri dall’Accademia di Torino, molti dai sottufficiali di carriera. Per gli ufficiali della Territoriale, la divisa era la prima che indossavano, ma erano scelti per la loro estrazione professionale.
Insomma, con una struttura dorsale così improvvisata, i comandi potevano contare sull’eroismo individuale ma non sulla affidabilità operativa in una struttura articolata per le strategie militari complesse.
Nel gennaio 1915 era stata chiamata alle armi la classe 1895. Ventenni dunque.
Ma poi fu necessario richiamare le classi precedenti fino al 1888 incluso. Ne consegue che avevamo soldati che andavano dai 20 ai 30 anni. 


Mitragliatrice Fiat-Revelli.
 
  
 Regio Esercito
Le nostre divisioni erano composte da 12 battaglioni, erano dotate ciascuna di 8 mitragliatrici e di 32 cannoni da campagna. Ogni battaglione disponeva di mezza mitragliatrice e di tre cannoni.
Le divisioni austriache disponevano di 15 battaglioni, forniti di 30 mitragliatrici e 42 pezzi da campagna. Oltre a disporre di una maggiore dotazione di armi, gli austriaci avrebbero dovuto solo respingere i nostri attacchi, mentre gli italiani attaccanti avrebbero avuto bisogno di ampia copertura d’artiglieria.
Le divisioni francesi contavano 12 battaglioni ciascuna, come l’esercito italiano. Però ognuna contava di 24 mitragliatrici (il triplo dell’Italia) e di 36 cannoni.
Formidabile la forza militare tedesca, le cui divisioni erano dotate di 24 mitragliatrici e ben 72 cannoni.
Quanto a fucili, l’esercito che andava ad allestire Cadorna aveva 760.000 fucili e 170.000 moschetti. Ma anche - si badi bene - di 21.000 tra lance e sciabole.
Oltre alle 618 mitragliatrici, disponevamo di 1.453 cannoni da campagna, 32 cannoni per batterie a cavallo, 108 artiglierie someggiate, 200 cannoncini da montagna, 5 cannoni antiaerei, 192 pezzi d’artiglieria pesante campale e 132 pezzi del parco d’assedio.
Disponevamo quindi di 2.117 cannoni e 930.000 fucili. A vedere come si era svolta la guerra in quei primi mesi spaventosi, era necessario disporre di un cannone ogni 100 uomini all’assalto. Insomma, sulla carta ci mancavano 7.000 cannoni.   
 

  
 Aeronautica  
Nel maggio 1915 la nostra flotta aerea era formata da 12 squadriglie per un totale di 58 apparecchi: 30 Blériot francesi, 20 Newport e il resto Farman.
Disponevamo di 5 dirigibili, due dei quali appartenevano alla Marina.
Insomma, si partiva praticamente da zero.
L’Austria, allo scoppio della guerra, non stava molto meglio di noi: aveva 10 palloni da osservazione, 85 piloti e 39 aeroplani. Negli anni di guerra produsse 5.000 aerei, il 38% dei quali venne abbattuto.
Allo scoppio della guerra , la forza aerea dell'Impero tedesco era composta da 270 biplani e 180 monoplani, dei quali 295 erano effettivamente utilizzabili in operazioni militari. La Marina aveva 12 idrovolanti e un solo aereo «terrestre».
L’Inghilterra disponeva nel 1914 di 12 palloni e di 36 biplani da caccia.
Al momento dell'entrata in guerra nella prima guerra mondiale, la Francia aveva un totale di 148 velivoli (di cui 8 dell'Aéronautique navale) e 15 dirigibili. Al momento dell'armistizio, nel novembre 1918, erano stati in servizio 3.608 aerei. 
 

Gruppo di U-Boot agli ormeggi.

 Marina  
La Marina Italiana disponeva delle seguenti unità.
4 corazzate pesanti monocalibro: la Conte di Cavour, la Dante Alighieri, la Giulio Cesare e la Leonardo da Vinci.
4 corazzate leggere pluricalibro: la Regina Elena, la Vittorio Emanuele, la Napoli e la Roma.
4 incrociatori corazzati: Pisa, Amalfi, San Giorgio e San Marco.
6 incrociatori protetti: Brin, Margherita, Garibaldi, Varese, Ferruccio e Pisani.
7 esploratori, 3 ausiliari, 24 cacciatorpediniere, 12 torpediniere d’alto mare.
8 sommergibili. 
  
Le marine militari delle altre nazioni. 
Degli altri paesi in guerra, la marina più potente era quella inglese. Anche quella tedesca non era da poco, ma dopo la battaglia dello Jutland, conclusa praticamente alla pari, Berlino preferì evitare altri scontri navali.
L’Austria, unico stato con cui vale la pena metterlo in paragone all’Italia, disponeva delle seguenti navi da guerra.
3 corazzate pesanti.
3 grandi corazzate di «costruzione speciale».
9 navi da battaglia.
2 incrociatori corazzati.
30 cacciatorpediniere.
6 sommergibili.
Ai sommergibili austriaci si erano uniti altri, per quantità imprecisata, inviati dalla Germania smontati e rimontati a Pola.
Ma l’Austria aveva un altro vantaggio non da poco: la costa alta e frastagliata della Dalmazia, con i porti di Trieste, Pola, Fiume, Isola Lunga, Lussinpiccolo, Zara, Spalato, Curzola, Lissa, Ragusa, Sebenico e Cattaro.
L’Italia, che aveva una costa sabbiosa, allo scoppio della guerra aveva solo due porti militari disponibili: Venezia e Brindisi. Poi vennero rinforzati i porti di Ancona, Bari, Barletta, Gallipoli, S. Maria di Leuca, Otranto, Santi Quaranta, Porto Palermo, Porto Corsini e Valona. 
 
(Prima parte) 
(Continua)

G. de Mozzi.

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