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Con una Messa e una affollata cerimonia in Municipio

Giornata del ricordo: l'omaggio di Rovereto alle vittime delle foibe e agli esuli dalmati

La ricorrenza del «Giorno del ricordo» è stata ricordata anche a Rovereto, con una breve ma intensa cerimonia che si è svolta stamani in Municipio, nell'aula consigliare.
Si tratta, come ha sottolineato anche il sindaco nel suo intervento, di una novità rispetto al protocollo seguito negli anni scorsi, che prevedeva la Messa e la deposizione della corona in Largo Foibe (quest'ultima parte si svolgerà nel pomeriggio, alle 15).
L'inserimento di un passaggio anche in Municipio – il cuore della vita amministrative e democratica di una città – intende rafforzare il programma delle cerimonie e dare maggiore enfasi alla necessità di ricordare, anche sotto il profilo istituzionale, quei tragici fatti.
L'iniziativa ha riscosso un ottimo successo, consentendo per la prima volta una partecipazione più ampia rispetto a quella degli anni scorsi in largo Foibe.
Quest'anno, assieme ai rappresentanti istituzionali (fra cui la giunta comunale al completo) e militari, erano presenti anche gli studenti di una classe delle scuole medie Halbherr col loro insegnante.
Una presenza sottolineata con soddisfazione dal sindaco e dalla presidente della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato provinciale di Trento, Annamaria Marcozzi Keller.
La cerimonia ha visto i discorsi del sindaco Miorandi, della presidente Marcozziu Keller e un momento di raccoglimento silenzioso per onorare la memoria delle vittime delle Foibe e degli esuli dalmati.
 
 Di seguito, il discorso integrale del sindaco Miorandi

II cinquemila(***) italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono uccisi dai partigiani comunisti di Tito solo perché erano italiani: una «pulizia» politica ed etnica in piena regola, mascherata come azione di guerra o vendetta contro i fascisti.
Per anni tutto questo è stato il segreto peggio nascosto, una rimozione sottratta alla memoria collettiva, un’inspiegabile amnesia.
Per 60 anni quella vergognosa pagina di storia è stata inghiottita nel silenzio, annullata, cancellata. Proprio come migliaia e migliaia di persone: inghiottite, cancellate, annientate in quelle foibe della Venezia giulia e della Dalmazia, diventate il simbolo di un eccidio.
Una tragedia tuttavia mai cancellata dalle menti di chi ha perso qualcuno, qualcosa, se stesso. Negli anni Novanta la politica finalmente interrompe quel silenzio e inizia a reinteressarsi di quella tragedia. Solo nel 2004, undici anni fa, arriva una legge, una norma che istituisce il giorno del ricordo per le vittime delle foibe e dell’esodo.

A quelle vittime, a chi soffrì le tribolazioni e i patimenti della fuga, dobbiamo rendere un omaggio commosso, non solo oggi, ma ogni volta che riflettiamo sulla democrazia, sul percorso di costruzione della coscienza civile di una nazione.
Chi ha perso qualcuno, chi ha sofferto, non verrà mai indennizzato in modo totale. Lo stesso vale per chi che ha perso case, terre.
Il giorno del ricordo ha però un duplice significato.
In primo luogo, quello di reintegrare nella memoria nazionale la memoria di chi è stato colpito da quelle tragedie.
In secondo luogo, questa giornata consente agli italiani di riappropriarsi della conoscenza di una storia importante, non solo quella del massacro delle foibe e dell'esodo, ma anche della storia della presenza italiana sull'adriatico orientale che è una parte importante della storia italiana. Prima del Giorno del Ricordo, o comunque fino agli anni '90, la memoria stava scomparendo: ora è stata recuperata, salvata. 
 

Ecco dunque il senso profondo della Giornata del Ricordo: conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli istriani, fiumani e dalmati.
Ma è anche un monito a riflettere sulla necessità di ribadire ogni anno, a tutti noi e ai nostri figli, i princìpi di identità, unità e riconciliazione, per una più matura e civile comprensione della storia nazionale.

*** I morti, secondo le nostre informazioni, sono stati almeno 10.000.

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