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Casse Rurali: i crediti in sofferenza trovano un sistema solido

L’«onda anomala» della crisi è stata assorbita: il 7° bilancio dall’inizio della crisi ha un leggero utile (6,5 milioni) dopo aver sempre garantito il credito a famiglie e imprese

In un periodo non certo facile per l’economia, il sistema delle Casse Rurali trentine chiude il settimo bilancio dall’inizio della crisi in leggero utile (6,5 milioni di euro), dopo aver sempre garantito il credito a famiglie e imprese.
Solo nel 2014 sono stati erogati 2 miliardi di euro di nuovi prestiti. Accolte l’89% delle domande (erano l’87% l’anno prima e l’84% nel 2012). In ripresa soprattutto i mutui casa.
Ma la difficile situazione economica di alcuni territori si riflette anche sui conti delle Rurali, costrette in via precauzionale ad accantonare ingenti somme di crediti anomali (362 milioni) e conseguentemente a chiudere anche alcuni bilanci con un risultato negativo.
Nessun problema per farvi fronte, con un patrimonio che rimane molto solido a 2,1 miliardi di euro, ed indici di solvibilità superiori rispetto al resto del sistema bancario (15%, contro una media delle banche italiane del 12%, requisito minimo 8%).
Dall’inizio della crisi nel 2007 ad oggi il patrimonio di sistema è aumentato del 22%, i prestiti dell’11,7% e la raccolta del 17,5%.

I primi dati di bilancio delle Casse Rurali trentine e delle società di sistema ci restituiscono un risultato che può essere considerato nel complesso soddisfacente se rapportato con la situazione economica ancora difficile, che ha portato molti istituti di credito ad accusare negli ultimi anni perdite assai rilevanti.
Ma l’onda lunga della crisi economica non poteva non arrivare anche agli istituti di credito cooperativo, i più costanti e responsabili nel concedere credito anche quando tutti i rubinetti delle banche si erano chiusi (solo nell’ultimo anno sono stati erogati 2 miliardi di nuovi crediti).
Di conseguenza, in alcuni territori che soffrono più di altri - tra questi la Valsugana e la Vallagarina - soprattutto in certi settori (costruzioni e immobiliare, terziario) anche i bilanci delle Casse Rurali risentono delle difficoltà delle imprese e famiglie.
Così molte rate di mutuo non pagate si trasformano in «sofferenze», che le banche sono costrette a «svalutare» a titolo precauzionale, soprattutto per effetto della perdita di valore degli immobili posti a garanzia dei prestiti.
Non sono tutti crediti perduti, ma per il momento vengono, appunto, svalutati e alleggeriti dai bilanci in attesa di tempi migliori.
Alla fine del 2014 le cosiddette «sofferenze» ammontavano al 9,06% degli impieghi complessivi, pari a 1 miliardo di euro sul totale dei crediti di quasi 12.
Di questi, circa la metà sono già stati svalutati negli anni scorsi.
In generale le imprese incontrano maggiore difficoltà rispetto alle famiglie, in particolare nel settore immobiliare e delle costruzioni.
 
Nell’ultimo bilancio di esercizio, tra crediti in sofferenza e incagli, sono stati svalutati ben 362 milioni.
Sono risorse che vengono stanziate, ma che potrebbero tornare a disposizione quando l’economia riprenderà un corso positivo.
Questo porterà anche quest’anno alcune Casse a chiudere in rosso, a causa degli accantonamenti prudenziali soprattutto nei territori più colpiti dalla crisi.
Si può ipotizzare un cifra aggregata attorno ai trenta milioni.
«Le nostre Casse hanno adottato una linea di particolare rigore e prudenza – afferma il vicepresidente della Federazione Giorgio Fracalossi - che è stata sollecitata anche dalla Bce. In tal senso si potranno creare i presupposti per farsi trovare pronti quando il territorio e la congiuntura economica daranno dei segnali di ripartenza.»
«Le Rurali hanno svolto bene il proprio servizio, ma la situazione economica che porta molte famiglie e imprese a non poter onorare i propri impegni, unita alle iniziative del Governo e alle indicazioni di Bce e Bankitalia, ci impongono di pensare con responsabilità ad ulteriori strumenti di consolidamento per continuare a svolgere il nostro ruolo anche in futuro», ha commentato il presidente della Federazione Diego Schelfi.
 
 Le Casse Rurali in crescita durante la crisi
Sette anni di vacche magre.
Eppure, dal 2007 al 2014, la raccolta complessiva di risparmio presso il credito cooperativo è cresciuta di 2,7 miliardi di euro, pari a +17,5%, aumentando con costanza ogni anno.
Anche il credito complessivo rispetto a sette anni fa è cresciuto 1,3 miliardi di euro, pari a +11,7%.
E gli occupati dall’inizio della crisi ad oggi sono aumentati di 147 unità.
I soci sono 126 mila, ovvero 19mila in più rispetto a sette anni fa (1.546 solo nell’ultimo anno), ed è cresciuto anche il patrimonio di sistema, che con 2,1 miliardi di euro è superiore di 385 milioni rispetto al 2007 (+22%).
Questi dati indicano che il sistema del credito cooperativo non solo ha tenuto rispetto alla più grave delle crisi degli ultimi decenni, ma addirittura è cresciuto in maniera significativa, assumendosi in pieno la responsabilità di fare credito sul territorio a famiglie e imprese.
 
 L’andamento della raccolta e prestiti nell’ultimo anno
La raccolta nel sistema, ovvero il risparmio «custodito» nella propria Cassa rurale, è cresciuta complessivamente del 3,4%, con un balzo del 32,5% per il risparmio gestito, attestandosi a 18 miliardi di euro.
Questo denota fiducia nella propria Cassa rurale ma anche maggiore prudenza verso gli investimenti produttivi che si preferisce rinviare a tempi migliori.
I prestiti nel sistema si sono mantenuti su livelli elevati di 12,4 miliardi, con una leggera flessione del 2% rispetto al 2013.
Erogati nuovi crediti per 2 miliardi di euro.
L’89% delle domande di mutui sono state accolte (erano l’87% l’anno prima e l’84% nel 2012).
In ripresa i mutui casa: stipulati oltre duemila contratti per 233 milioni di euro.
 
 Redditività e patrimonio
Il margine di intermediazione delle Casse Rurali, sintesi della gestione del denaro e dei servizi, a fine 2014 è cresciuto del 2,25% al netto delle plusvalenze su titoli rispetto al 2013.
Il risultato lordo di gestione delle Rurali di 297 milioni di euro mostra a fine 2014 una crescita dell’8,3% rispetto all’anno precedente, sempre al netto delle plusvalenze su titoli.
Con le svalutazioni di crediti anomali delle Casse per 362 milioni, il risultato netto complessivo del sistema si aggira attorno a 6,5 milioni.
Il livello di patrimonializzazione del sistema di credito trentino permane su valori di assoluta tranquillità, attestandosi ad una percentuale di poco inferiore al 15% rispetto all’attività di rischio complessiva, a fronte di un valore minimo richiesto pari all’8%.

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