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La vergogna del turismo sessuale – Di Nadia Clementi

Un fenomeno in crescita al punto da far intervenire le organizzazioni mondiali facenti riferimento all'ONU – Ne parliamo con il dott. Vincenzo Casiraro

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Il turismo sessuale su donne e bambini è il terzo traffico illegale per ordine d’importanza a livello mondiale, dopo droga e armi. Può essere considerato una nuova frontiera perché è diventato più accessibile a tutti, grazie all'intensificarsi dei voli low cost, ai maggiori canali d’informazione come Internet e forse anche a causa della caduta di alcuni tabù riguardanti il sesso.
Certamente il fenomeno non è nuovo, ma oggi si diffonde seguendo le offerte della globalizzazione.
I protagonisti di questo giro d’affari sono soprattutto gli uomini, che rappresentano la grande maggioranza dei «turisti», mentre sono prevalentemente donne e bambini ad essere sfruttati nel giro della prostituzione.
Il turismo sessuale ha dato vita ad un vero e proprio mercato economico, che non riguarda solo la prestazione in sé, ma anzi fa fruttare alberghi, bar, ristoranti, case d’appuntamento, soprattutto nei Paesi più poveri del mondo.
Negli ultimi anni, le scelte turistiche sono state ampiamente influenzate dalla possibilità o meno di consumare sesso a poco prezzo. Un mercato che coinvolge non solo maschi annoiati, stanchi della routine o semplicemente curiosi a concedersi fughe sessuali, ma anche moltissime donne che, lontane da occhi indiscreti e dai luoghi comuni sulla sessualità femminile hanno iniziato a frequentare particolari paesi, come quelli caraibici, alla ricerca di mete erotiche.
La «sessualità mercenaria» quindi sembra aver valicato i limiti di genere: dalla prostituta procace si è passati agli gigolò e ai toy boy, ragazzi prestanti pronti a simulare amore e coinvolgimento dietro compenso.
Molte donne, recandosi in luoghi come la Giamaica o il Brasile, si concedono la trasgressione di divertirsi con ragazzi del luogo, aitanti e pronti a dedicare particolari «attenzioni» in cambio di pochi soldi o di qualche regalo.
La vacanza, in questo contesto, diventa momento di liberazione, di divertimento e di svago dalla routine quotidiana. Allontanandosi dagli occhi curiosi di vicini e conoscenti, ci si concede di vivere qualche avventura in libertà. Così molti turisti scelgono determinate località «paradisiache» in quanto giudicate più idonee per far conoscenze piacevoli e non troppo impegnative.
Ma il fenomeno del turismo sessuale non è fatto solo di adulti consenzienti. Negli ultimi anni, anche a causa del maggiore impoverimento dei Paesi del sud del mondo, spesso i bambini entrano nel giro della prostituzione, spinti dalla miseria e dalla fame, diventando spesso una fonte di guadagni indispensabile alla famiglia.
Cercare informazioni e dati statistici riguardo il turismo sessuale non è facile: si tratta di un fenomeno che riguarda l’intimità delle persone e che spesso cela bugie, tradimenti e trasgressioni inconfessabili.
Quando poi si tratta di sfruttamento della prostituzione minorile, entriamo in ambito di reato, oltre che di mancanza di morale, e i numeri non possono essere che approssimativi.
Per saperne di più abbiamo intervistato il dott. Vincenzo Casiraro, autore di una preziosa indagine sul movimento del turismo sessuale minorile negli ultimi anni. 

 Chi è il dott. Vincenzo Casiraro
Nato a Ragusa il 13 marzo 1990, il dott. Vincenzo Casiraro si è laureato in Scienze Geografiche presso l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna nel 2014, e sta conseguendo la specializzazione in Gestione delle Organizzazioni e del Territorio presso l’Università di Trento.
I principali ambiti di interesse sono: il turismo, i viaggi, la fotografia e gli eventi culturali.

Dott. Casiraro perché ha svolto un'indagine sul turismo sessuale?
«Ho scelto di trattare il turismo sessuale nella mia tesi di laurea, spinto dall'interesse di un fenomeno in continua crescita e a mio parere poco discusso, nonostante la sua importanza.
«Leggere e sentire testimonianze e racconti di ragazzine/bambine obbligate a prostituirsi ha provocato in me un senso di rabbia, disprezzo ed afflizione. Volevo comprenderne le motivazioni che spingono i turisti a viaggiare in cerca di sesso.
«Nello svolgere l'indagine ho trovato molte difficoltà nel reperire informazioni e produrre dati statistici veritieri, essendo un fenomeno particolarmente offuscato. I dati che ho raccolto provengono da diverse ricerche sociologiche, effettuate e/o commissionate dagli Enti predisposti a livello Internazionale.
«Di particolare aiuto sono state le ricerche di Marco Scarpati (Per il turismo sessuale minorile) e della O’Connell Davidson (Per capire al meglio il fenomeno, in tutte le sue sfaccettature).
«Mi sono inoltre servito di quei pochi testi bibliografici, di Internet, di documenti e trattati europei, di riviste e anche di qualche reportage televisivo (Le Iene).»
 
Che cos'è il turismo sessuale e come è nato?
«Il turismo sessuale è un modo di trascorrere le proprie vacanze, in cui la finalità è quella di ottenere degli incontri sessuali di durata relativamente breve. Il fenomeno si avvicina nettamente a quello della prostituzione.
«La definizione data dall’OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo) è di viaggi organizzati dagli operatori del settore turistico, o da esterni che usano le proprie strutture e reti, con l'intento primario di far intraprendere al turista una relazione sessuale a sfondo commerciale con i residenti del luogo di destinazione.»
 
Una breve storia?
«Il turismo sessuale moderno (più industrializzato, globalizzato, aggressivo) nasce a metà degli anni Sessanta, quando gli americani erano impegnati nella guerra in Vietnam e in Thailandia furono autorizzate delle basi militari americane.
«Nel 1967 il governo americano e quello thailandese firmarono un accordo denominato rest and recreation, cioè li portiamo via e li facciamo rilassare un pochettino. Con questo trattato si voleva fare in modo che i giovani soldati americani potessero avere, per così dire, momenti di relax.
«Fu trovato allora un piccolo villaggio di pescatori (Pattaya) nella zona, dove gli americani iniziarono a costruire resort, hotel, casinò, locali per il riposo e il divertimento. Successivamente intervenne la criminalità organizzata del posto che portò al villaggio alcune ragazze con la promessa di un lavoro nel settore turistico.
«Queste non furono impiegate tutte quante nella ristorazione o nella refezione, alcune vennero assunte nei locali allo scopo di divertimento, e nel giro di pochissimo tempo, i locali adibiti a bordelli passarono da 10, poi 100, fino ad arrivare a 300 tra night club e go-go bar.»
«Inoltre, per invogliare i ragazzi ventenni americani al relax post e pre-bellico venivano messe a disposizione (recticus: in vendita) ragazze più giovani di loro, diciottenni, o spesso bambine ancor più giovani.
«Il mercato del sesso a pagamento nel sud-est asiatico partì così per caso, con l’apparente sottovalutazione delle autorità locali che avevano visto solo buone possibilità di guadagni. Continuò quindi l’interesse criminale locale, che decise molto in fretta di costruire una seconda Pattaya, dentro Bangkok: sorse così Patpong, a cui seguirono Sukhumvit e altre zone erotiche.
«Anche altri stati presero l’esempio thailandese, investendo nel turismo sessuale per l’alto margine di guadagno che esso offriva. Il mercato economico comprese che la costruzione di centri di relax, aperti anche ai non militari, poteva essere un’opportunità economica da non perdere.»
 
Il profilo del turista sessuale maschile e femminile?
«Il turista sessuale (di minori) maschile solitamente ha tra i 20-40 anni di età, è sposato o single, appartenente a diverse classi sociali, e può essere straniero o locale. La provenienza geografica è da tutto il mondo: Europa (Germania, Olanda, Regno Unito, Francia, Belgio, Spagna, Italia), America (Stati Uniti, Canada, Brasile), Asia (Giappone, Taiwan) e Oceania (Australia).
«La turista sessuale, invece, è principalmente una donna tra i 45-65 anni di età, bianca, nella maggior parte dei casi divorziata o vedova, emancipata economicamente, e alla ricerca di un’esperienza romanzata con uomini o ragazzi di colore, chiamati anche beach boys.»
 
Quali sono le motivazioni del turista sessuale maschile e femminile?
«Emergono alcune differenze tra il turismo sessuale maschile e quello femminile.
«Mentre per i primi vi è un orientamento per lo più sessuale, l’attenzione delle turiste sembra maggiormente concentrarsi sulla compagnia e sul romanticismo, immaginando di vivere relazioni amorose. In uno studio su turismo sessuale femminile in Giamaica, condotto da due sociologhe inglesi, Sanchez Taylor e O’Connell Davidson, dall’intervista di 240 donne in vacanza è emerso che almeno un terzo di loro, pur ammettendo di aver avuto una relazione con ragazzi del luogo, ha escluso di aver pagato dei prostituti, pur finanziandoli con regali e cene. Ma il loro è un vero e proprio ruolo di sfruttamento non diverso da quello maschile.
«Le differenze che sembrano realmente separare le esperienze femminili da quelle maschili sono la minore frequenza con cui le donne vanno alla ricerca di un numero elevato di partner sessuali e la minore disposizione al contatto con minori. Se gli uomini sono spesso alla ricerca di sottomissione nelle donne, queste ultime tendono a cercare un archetipo convenzionale maschile.
«Invece ci sono altre motivazioni che inducono un turista ad andare alla ricerca di sesso con bambini e/o adolescenti. Le principali sono l’anonimato e l’impunità; la ricerca di nuove esperienze (classico di un consumismo sessuale); la discriminazione che sconfina nel razzismo; la difficoltà nello stabilire rapporti paritari con le donne; e la falsa credenza che fare sesso con bambini sia a minor rischio di contrarre l’AIDS.»
 
Quali sono le mete del turismo sessuale e perché? Sono diverse tra uomo e donna?
«I luoghi di destinazione del turismo sessuale minorile sono:
a) ASIA: Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia, Filippine, Nepal, Pakistan, Russia, Taiwan, Cina, Sri Lanka, India, Indonesia.
b) AMERICA LATINA: Brasile, Repubblica Dominicana, Colombia, Messico, Venezuela, Cuba.
c) AFRICA: Kenya.
d) EUROPA: Bulgaria, Macedonia.
«Le mete preferite dalla turista sessuale femminile sono invece Kenya, Giamaica, Grecia, Costa Rica, Caraibi, Bali, Giordania, Gambia e Cuba.»
 
Alcuni dati geografici sul turismo sessuale minorile?
«Il fenomeno del turismo sessuale si è intensificato negli ultimi anni, sia a causa del maggiore impoverimento dei Paesi del Sud, dove i bambini entrano nel giro della prostituzione, spinti dalla miseria, dalla fame e dalla mancanza di lavoro dei familiari, sia a causa dell’aumento del turismo di massa grazie ai sempre più numerosi voli a basso costo diretti verso mete esotiche.
«Cercare informazioni e dati statistici riguardo al turismo sessuale non è facile: trattandosi di un mercato clandestino non vi sono opportuni dati registrati (numero di presenze/arrivi, etc.). Gli elementi trovati provengono da varie ricerche commissionate principalmente dall’ECPAT (End Child Prostitution, Pornography & Trafficking of children for Sexsual Purposes - Italia) e dall’OMT.
«In un rapporto del 2010 l’OMT ritiene che il 20% dei viaggi internazionali di uomini soli abbia alla base motivazioni sessuali. Sono stimati 3 milioni di turisti sessuali per anno (1/6 di essi è alla ricerca di minorenni) e questo genera un volume d’affari di 80-100 miliardi di dollari.»

 
Grafico 1) Riporta la percentuale dei turisti sessuali che hanno rapporti con minori, divisi in: occasionali (spesso in quel paese per lavoro), abituali (acquistano residenze in quel paese, che poi abitano in alcuni periodi dell’anno) pedofili;  
 
 
   
Grafico 2) La percentuale divisa in gruppi d’età dei minori sfruttati;    
 
  
 
 
 
 
Grafico 3) Suddivisione in maschi e femmine, sempre in termini percentuali. I dati provengono dall’OMT (aggiornato al 2010) e sono di mia elaborazione. 
 

Perché il Brasile sta diventando meta sempre più importante per il turismo sessuale?
«In generale il turismo sta diventando sempre più importante per il Brasile. Il turismo di massa e i viaggiatori individuali sono attratti dalle intatte foreste tropicali che sono le maggiori al mondo. È rilevante soprattutto il ruolo del turismo balneare, che nel paese è forte l’attrazione per le spiagge dalla sabbia fine.
«L’espansione del turismo in Brasile non apporta solo benefici, come sappiamo. Insieme ad altri fattori ha sicuramente favorito la crescita del turismo sessuale, con un conseguente aumento della prostituzione e del commercio umano. Non solo, a contribuire al fenomeno sono gli stessi depliant turistici (spesso locali) e le immagini diffuse dai mass media che raffigurano il Brasile come un’oasi di mare, sole e sesso. Il discorso brasiliano sul turismo utilizza corpi maschili e soprattutto corpi femminili per vendere i suoi prodotti. Questo tipo di immagini sono spesso associate all’attività sessuale. 
«Questo è un turismo malato, sfrutta la miseria, la disoccupazione, la mancanza di istruzione e l’ingiustizia sociale, che rendono la maggioranza della popolazione povera ed esclusa dalla società. I bambini quindi vendono i loro corpi per fame, per assicurare la sopravvivenza economica alla loro famiglia e per dare una speranza nella svolta alla loro vita.»

 Il Brasile conta più di 500mila bambini tra i 7 e i 17 anni sfruttati sessualmente
• il 17% ha tra i 7 e 12 anni
• il 59% ha tra i 12 e i 14 anni.
 L’età dei clienti invece è la seguente
• 30,3% è di 19-30 anni
• 41,4% è di 31-51 anni
• 5,2% oltre i 50 anni.

«Per quanto riguarda i turisti europei, sono stimati in 700mila che ogni anno arrivano in questo paese, e la loro età va dai 25 ai 70 anni.
«Qualche passo avanti è stato fatto dal Governo per intervenire. Nel 1990, con la convenzione ONU sui diritti del bambino, si è iniziato a proteggere i bambini contro ogni forma di abuso sessuale. Nel 1997 è stata istituita invece una linea telefonica per denunciare lo sfruttamento sessuale minorile. Nel 1998, il governo ha speso 1,7 milioni di dollari per la riabilitazione di 10mila bambini con lo scopo di allontanarli dalle strade e dalla prostituzione.
«Infine per i Mondiali di calcio 2014, svolti appunto in Brasile, per disincentivare eventuali turisti ad andare alla ricerca di sesso con bambini, sono state attivate diverse campagne di sensibilizzazione. La più importante è quella condotta da ECPAT Don’t Look away (= non voltarti dall’altra parte/non distogliere lo sguardo) finanziata dall’Unione Europea. La campagna si è rivolta a turisti, tifosi, dirigenti sportivi, giornalisti ecc, per cercare di arginare e prevenire il fenomeno. A questa iniziativa hanno contribuito anche vari personaggi del mondo dello spettacolo. Il messaggio che si vuole trasmettere è quello di rimanere vigili allo sfruttamento dei minori e, a non far finta di non vedere.»


Sopra: la Campagna di sensibilizzazione Ecpat Dont look away e la sponsorizzazione da parte del calciatore Kakà. (Fonte: Ecpat.it) 
Sotto: il contributo di personaggio del mondo dello spettacolo, con un loro selfie condiviso sui maggiori social network. (Fonte 2).   

Quali sono i principali canali di proposta turistica sessuale?
«Internet principalmente, anche se a volte sono coinvolte agenzie di viaggio, tour operator e albergatori.»
 
Che cosa si sta facendo per combattere il turismo sessuale minorile?
««Passi importanti sono stati fatti nella lotta contro il turismo sessuale. Il maggiore sforzo è stato rappresentato in questi ultimi anni dal tentativo di sensibilizzare il settore del turismo (dai tour operator, agli alberghi, alle agenzie di viaggio, fino ad arrivare direttamente al turista) promuovendo buone pratiche per un turismo responsabile.
«Molti alberghi dei Paesi vittima aderiscono a network internazionali di lotta contro il turismo sessuale.
«È stato realizzato il Programma di prevenzione e controllo dell’abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori ai fini commerciali nella Repubblica Dominicana dalla Cooperazione Italiana, insieme all’UNICEF locale e all’ECPAT. Si tratta di far aderire gli operatori turistici a una scelta etica che, oltre a creare un consenso diffuso e internazionalmente riconosciuto sulla lotta allo sfruttamento sessuale minorile, porta anche un miglioramento del posizionamento sul mercato e presso l’opinione pubblica.
«Anche in termini di legislazione si sta cercando a livello internazionale di formulare leggi e regolamenti più idonei e attenti ai bisogni delle vittime. Tali accordi devono poi essere adattati per ogni paese, che poi vara leggi locali (national legislation) per proteggere i bambini dallo sfruttamento sessuale commerciale.
«Per citare qualche esempio, la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritti dei bambini (1989) afferma che bambini e giovani hanno diritto alla protezione da ogni tipo di abusi, tra cui quello sessuale e commerciale, e lo sfruttamento. In generale la legge internazionale dice che è sbagliato sfruttare sessualmente chi è sotto l'età di 18 anni. Quindi i turisti sessuali commettono a tutti gli effetti un reato.
«Inoltre, particolarmente importante è la Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, nota come Convenzione di Lanzarote, ratificata dall’Italia con legge 1 ottobre 2012, n. 172. Tale legge sottolinea l’attenzione internazionale nei confronti, tra gli altri, del reato di turismo sessuale.
«Sulla scia della Convenzione di Lanzarote, anche la più nuova Direttiva Europea 2011/93/UE del 13 dicembre 2011 ha previsto il reato di turismo sessuale a danno di minori, disponendo che le autorità nazionali degli Stati membri possano perseguire i propri cittadini che abusano di minori all’estero e organizzano viaggi a tale scopo. Per contrastare gli abusi sessuali commessi durante i viaggi all'estero, la Direttiva introduce anche il divieto di pubblicizzare occasioni di viaggio che possano indurre a commettere abusi sessuali su minori.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it 
Dott. Vincenzo Casiraro e - vincenzo1390@live.it

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