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Convegno a Cembra: «Conservare è cosa gentile e pietosa»

Mercoledì 4 marzo si parlerà di Don Vincenzo Casagrande, un protagonista della tutela dei monumenti in Trentino del primo Novecento

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Nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario della Grande Guerra, il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento promuove, in collaborazione con il Comune di Cembra, una giornata di studi dedicata a don Vincenzo Casagrande (Cembra, 1867 – Trento, 1943), primo direttore del Museo Diocesano Tridentino e protagonista della tutela dei beni storico artistici nei primi decenni del XX secolo.
L’incontro, organizzato dal Museo Diocesano Tridentino e dalla Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia Autonoma di Trento, avrà luogo il 4 marzo 2015 in Palazzo Maffei, a Cembra.
Questa giornata di studi è la prima interamente dedicata alla figura di don Vincenzo Casagrande, studioso e uomo di chiesa che ebbe un ruolo di primo piano nell’ambito della tutela dei beni storico artistici in Trentino.
Nella sua intensa vita ricoprì numerose e importanti cariche: segretario particolare del vescovo Eugenio Carlo Valussi dal 1893 al 1903, Vincenzo Casagrande contribuì alla fondazione del Museo Diocesano di Trento, di cui nel 1903 fu nominato primo direttore.
L’istituzione, pensata come ricovero dei beni delle chiese a rischio di dispersione o danneggiamenti, fu concepita dal sacerdote come «palestra» didattica per gli allievi del Seminario, presso cui ebbe sede.
Nel 1907 a Casagrande venne assegnata la cattedra del corso di Arte sacra e Archeologia cristiana, istituita a Trento su esempio di quanto Adrian Egger aveva fatto a Bressanone: il corso aveva principalmente lo scopo di dare consapevolezza ai sacerdoti dell’importanza del patrimonio di arte sacra che essi avrebbero dovuto custodire.
Nel 1908 il sacerdote fu nominato Imperial Regio Conservatore per i monumenti della Commissione Centrale dell’Impero austro-ungarico, organo al quale era demandata la gestione e tutela del patrimonio storico artistico del Trentino.
Un ruolo che egli assolse con entusiasmo e determinazione dapprima nei distretti di Cles, Tione e Riva e, dal 1913 fino al passaggio allo Stato italiano delle competenze in fatto di tutela, nell’intero Trentino.

Nell’ingranaggio messo in moto dalla Commissione Centrale di Vienna, i conservatori avevano un ruolo fondamentale: stando a diretto contatto con i monumenti e con i loro proprietari e custodi, potevano intervenire in modo sicuramente più rapido ed efficace rispetto a quanto avrebbe potuto fare l’autorità centrale.
Proprio in veste di conservatore, Casagrande riuscì ad ottenere da Vienna cospicui finanziamenti per il restauro e recupero di importanti opere del patrimonio artistico locale.
Durante il primo conflitto mondiale, il sacerdote si occupò della messa in sicurezza di gran parte dei beni storico-artistici locali, religiosi e no, attività documentata da dettagliate relazioni conservate presso l’archivio personale di Vincenzo Casagrande, un importante fondo archivistico ora depositato al Museo Diocesano Tridentino, costituito da ben 1985 fascicoli.
Grazie alla collaborazione con l’Archivio Diocesano Tridentino e al contributo della Fondazione Caritro, il fondo archivistico è stato recentemente inventariato e riordinato.
La documentazione consente di ripercorrere la vita del sacerdote, di ricostruirne l’attività in ambito tutorio, di chiarirne il ruolo assunto nell’ambito dell’Opera di Soccorso per le chiese rovinate dalla guerra, ideata durante i primi anni di guerra e costituita in forma definitiva nell’agosto del 1918 per provvedere ai danni causati a oltre seicento chiese del Triveneto.
L’organizzazione aveva lo scopo di monitorare i danni di guerra e favorire la ricostruzione di tutto l’ingente patrimonio sacro, immobile e mobile, distrutto dal primo conflitto mondiale.
 
 La giornata di studi è divisa in quattro sessioni di lavoro
a - Il contesto storico e culturale
b - Le fonti archivistiche
c - Dalla cura d’anime all’impegno in ambito artistico
d - L’attività di tutela
 
L’iniziativa vedrà il coinvolgimento di tredici studiosi di differenti discipline: con i loro contributi verrà ricostruito il contesto entro il quale operò Vincenzo Casagrande, la cui attività sarà analizzata secondo angolazioni differenti.

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