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Agricoltura di montagna: norme più favorevoli per l’alpeggio

Definiti dalla Giunta provinciale i «pascoli tradizionali»: premi al Trentino per 13 milioni di euro entro il 2020 anche alle società di alpeggio

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Cambia la gestione, e il regime di aiuti, di pascoli e malghe in Trentino.
Le novità sono sostanziali e vanno tutte nella direzione di qualificare ulteriormente la pratica dell'alpeggio, cardine dell'agricoltura di montagna, e di favorire maggiormente gli allevatori locali, non solo nell'assegnazione delle malghe (circa 600 e quasi tutte di proprietà pubblica e/o collettiva) ma anche nella misura del sostegno economico: l'ammontare dei premi - finanziati da trasferimenti per lo più statali - destinati ai gestori delle superfici a pascolo sale infatti dagli attuali 8 a 13 milioni di euro a regime entro il 2020, ed al sostegno avranno ora diritto anche le società di alpeggio, prima escluse, e non più soltanto le aziende zootecniche.
Tali novità derivano dalla definizione, operata dalla Giunta provinciale con l'approvazione nella seduta di ieri di una apposita delibera firmata dall'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola, delle pratiche di pascolo riconosciute come uso e consuetudine locale.
L'individuazione e il riconoscimento di tali specificità territoriali è una possibilità offerta alle Regioni e Province autonome, da due decreti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, in attuazione del Regolamento comunitario relativo ai criteri che gli agricoltori devono soddisfare perchè sia rispettato l'obbligo di mantenere una superficie agricola in uno stato idoneo al pascolo o alla coltivazione e quindi atta a percepire il sostegno.
 
Accanto all'aumentata dotazione di risorse destinate al Trentino ed all'inclusione tra i beneficiari dell'aiuto anche delle società di alpeggio - che in Trentino gestiscono circa 20 mila ettari di pascolo - il provvedimento varato dal governo provinciale porta con sé anche un'altra importante novità: la rideterminazione dal 30 al 50 %, ai fini della quantificazione del premio, della percentuale di «tara» applicata alle superfici a pascolo, vale a dire di quella quota parte di superficie su cui quantificare l'ammontare dell'aiuto calcolata al netto degli spazi occupati da rocce e zone d'ombra.
Si risolve così l'annoso problema delle contestazioni originate dalla non puntuale rilevazione delle superfici a pascolo tramite telerilevazione.
Ma quali sono i pascoli considerati «tradizionali», cioè condotti in conformità alle consuetudini e usi locali? Tutte le superfici a pascolo situate sopra i 600 metri di altitudine classificate come «pascolo senza tare», «pascolo con tara 20%» e «pascolo con tara 50%», nonchè le superfici a pascolo magro con tara superiore al 50% limitatamente ai pascoli posti al di sopra dei 1200 metri.
«Novità queste - spiega l'assessore Dallapiccola - che si accompagnano al bando tipo per l'assegnazione delle malghe che abbiamo condiviso con il Consorzio dei Comuni e che si tradurranno in condizioni più favorevoli per i nostri allevatori. Per le malghe, infatti, accanto al criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa saranno richiesti anche requisiti di qualità, quali la disponibilità a lavorare il pascolo, l'esperienza vantata nella lavorazione dei formaggi tradizionali locali e la monticazione di bestiame autoctono.»

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