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Novità dal «prêt à porter» del Vinitaly 2015 – L’Alto Adige

I grandi vini presentati dalle cantine di Laimburg e di St. Michael Eppan

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La giornata di domenica 22 marzo è stata per il Vinitaly il giorno del pubblico, cioè della gente che si è recata in fiera per conoscere le novità e per assaggiare qualche annata particolare.
La ressa era indescrivibile e, anche se il pubblico curioso non genera di per sé fatturato diretto alle aziende, in realtà è il modo più concreto che le cantine hanno per socializzare con i propri fans e di trovarne di nuovi.
Il fatturato verrà poi, ma una giornata al Vinitaly con i consumatori vale più di una campagna pubblicitaria.
 
Diverso per lunedì 23, perché invece è stata la giornata degli operatori. Il giorno della raccolta insomma, quello che ti consente di tracciare l’andamento aziendale per i prossimi dodici mesi.
Anche in questo caso non è detto che escano contratti per l’immediato, ma consolidare i rapporti è ben più che una vendita di cartoni. L’importante è che gli operatori lascino il Vinitaly convinti di aver conosciuto aziende serie, con prodotti di alta qualità e col prezzo giusto. Poi gli ordini seguiranno man mano che la gente consumerà il vino.
Lunedì è stata una giornata importante anche per noi giornalisti, perché si è potuto toccare con mano il polso della situazione. Ovviamente non è il giorno migliore per tenere i rapporti con gli operatori, dato che è il momento del business, ma per i giornalisti c’è sempre spazio.
 

 
Dell’Alto Adige siamo andati a incontrare una cantina di Appiano, la St. Michael Eppan, il cui invito ci aveva intrigati, e la Cantina di Laimburg, che è il «podere» gioiello del Sud Tirolo.
La St. Michael Eppan è una realtà fantastica, soprattutto in relazione alle dimensioni di tutto rispetto della Cantina e all’altra qualità dei propri vini.
Da oltre un secolo la Cantina San Michele Appiano domina con il suo profilo elegante e signorile il cuore del più importante comune vitivinicolo dell'Alto Adige. I terreni che circondano la località alle porte di Bolzano, dove il vino è di casa da oltre 2000 anni, hanno caratteristiche ideali per la produzione di grandi uve che poi vengono trasformate con cura dalla Cantina San Michele Appiano.
Fondata nel 1907, raccoglie oggi circa 340 famiglie di viticoltori che ne costituiscono la portante e la spina dorsale, ma anche la tradizione tramandata di padre in figlio, che conta oggi tra tre generazioni di vignaioli.
Il vino che ci hanno cortesemente fatto assaggiare è stato un fantastico Lahn Sauvignon 2014.
Questo vitigno dagli aromi intensi e marcati ha cominciato ad essere estesamente coltivato in Oltradige a partire dagli anni ’80. I terreni pietrosi e calcarei e i freschi venti di ricaduta ai piedi del massiccio della Mendola favoriscono nelle vigne Lahn la creazione di un Sauvignon vivace ed espressivo.
Freschezza acida, delicata mineralità e splendida nitidezza fanno del Sauvignon Lahn un bianco di tendenza.
Interessante l’abbinamento consigliato perché, come sosteniamo da sempre, è il modo migliore per consentire la valutazione di un gusto a distanza, cioè anche quando è impossibile far assaggiare il prodotto.
In questo caso, il Sauvignon è stato definito «il vino sudtirolese da asparagi per antonomasia».
Provare per credere.
 

 
Il Podere Laimburg è il corrispettivo alto atesino dell’Istituto Agrario San Michele di Trento (ora Fondazione Mach), nato con l’approvazione del «Pacchetto di norme per il Trentino Alto Adige» degli anni ’70, all’orche fu compiuta la democrazia delle due province sognata da Alcide Degasperi e voluta da Silvius Magnago.
Con la separazione consensuale di Trento e di Bolzano, nacque anche Laimburg.
Quello che pochi sanno e che vale la pena riferire è che – secondo i testimoni di allora – al momento dell’opzione, i migliori tecnici passarono al Centro di Laimburg.
Dei vini di Laimburg va segnalato anzitutto che i vari poderi sono collocati nelle zone tipiche del vino di produzione. Una cosa che pochi possono permettersi, ma ci pare che sia l’idea migliore per invitare i produttori a orientare la propria produzione secondo la vocazione del territorio.
Tutti i vini di Laimburg sono eccezionali, basti pensare che se il prodotto non raggiunge i livelli voluti, non va sul mercato.
Ma ne suggeriamo due, che non saranno magari i migliori per gli intenditori stellati, ma che noi privilegiamo e tanto basta.
Il Lago di Caldaro era un vino che consideravamo non all’altezza dei vitigni principi dell’Alto Adige. Eppure, quando lo abbiamo assaggiato, siamo rimasti incantati. Non sarà nobile, ma certamente molto nobili dovrebbero inchinarsi davanti a lui.  Di colore rosso rubino brillante, profumo delicato e fruttato con sentori di marzapane e ciliegia. Vino fresco e vivace, caratterizzato da un’acidità delicata, equilibrato e armonioso al palato; secco.
Il pinot bianco di Laimburg lo abbiamo scelto perché, pur non essendo uno dei bianchi autoctoni del Sud Tirolo, ci ha incantati. Di colore giallo paglierino con leggeri riflessi verdognoli e delicato bouquet floreale che richiama la mela, è pieno e corposo, con un'acidità marcata, un vino persistente al palato e secco sul finale. Le sue uve crescono ad altitudini comprese tra 200 e 750 m slm ed il tipo di allevamento, a pergola o a spalliera, è determinato dalla posizione e dal tipo di vitigno.
 
G. de Mozzi

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