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Osservazioni delle Regioni su risoluzioni parlamentari

Valorizzazione del settore dopo la fine del sistema delle quote latte

L’assessore Fabrizio Nardoni della Regione Puglia (in qualità di coordinatore della commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome) ha illustrato , nel corso di un’audizione tenutasi il 25 marzo alla Commissione Agricoltura della Camera, la posizione delle regioni sulle risoluzioni parlamentari relative ad iniziative per il sostegno al settore del latte, elaborate in vista della fine del regime delle quote latte, «sistema che - secondo Nardoni - pur contribuendo a sostenere il prezzo del latte attraverso il contenimento della produzione ha tuttavia dimostrato molti punti deboli, evidenziati ancora di più negli ultimi mesi, con un crollo dei prezzi alla produzione che ha colpito gli allevatori».
Si registra un certo «rallentamento della crescita della domanda mondiale in parte dovuta a crisi politiche (embargo russo), ma anche i consumi interni, che già avevano fermato la loro crescita, da un paio d’anni sono in regresso.
«Il Parlamento e soprattutto la Commissione europea non stanno proponendo, per il momento, nuovi meccanismi di gestione del mercato, oltre a quelli già introdotti con il Pacchetto latte nel 2012, volti soprattutto a contrastare la volatilità dei prezzi.»
È noto però che sulla politica agricola i singoli governi nazionali hanno poteri limitati, ma secondo le regioni «è fondamentale ed urgente la necessità di intervenire coinvolgendo i produttori e gli altri operatori a monte e valle delle filiera, le strutture associative e le istituzioni, per consentire al settore di uscire dall’attuale stato di grave disorganizzazione».
 
Gli interventi recentemente proposti dal Governo al Tavolo della filiera si muovono nella logica di «migliorare la qualità del latte, contrastare anche con campagne di informazione la diminuzione dei consumi, favorire la promozione dei nostri prodotti sui mercati esteri, rafforzare la rete di sicurezza anche verso i rischi del mercato, indicare il luogo di provenienza del latte, ma soprattutto a regolare l’interprofessione con strumenti per rendere più stabili e trasparenti i rapporti tra produttori, industriali e distribuzione e limitare le anomalie del mercato (per cui .una diminuzione dei prezzi alla produzione non comporta analogo effetto sui prezzi al consumo).»
«Le risoluzioni parlamentari – presentate da Rostellato, Oliviero e Gallinella – sono sicuramente positive ed hanno un approccio sostanzialmente condivisibile dal sistema delle regioni.
La Conferenza delle Regioni ha tuttavia ritenuto necessario fornire con un documento alcune osservazioni per renderne i contenuti più efficaci.»
 
Per quanto riguarda la «Risoluzione Oliviero», le Regioni ne condividono il contenuto anche perché «comprende buona parte delle iniziative in corso di discussione nella bozza di Piano Ministeriale per il sostegno e la valorizzazione della filiera latte, con l’introduzione (previa autorizzazione della Commissione Europea) dell’origine del prodotto in etichetta e con iniziative promozionali, e con particolare attenzione ai rapporti interprofessionali, alla trasparenza del mercato, all’indicazione di origine della materia prima, alla tutela dei rischi».
La Conferenza delle Regioni segnala però «la necessità del coinvolgimento della grande distribuzione organizzata ed evidenzia l’urgenza, tra le misure proposte, di definire in tempi brevi gli interventi atti a sostenere il sistema allevatori nell’ambito delle misure del PSN e, per gli anni 2014 e 2015, di approvare e rendere esecutivi i Programmi di attività di selezione e miglioramento genetico, compresi i riparti dei fondi ministeriali (circa il 50% del fabbisogno)».
«Ci sono tuttavia alcuni punti poco chiari o troppo generici. Fra questi in particolare si suggerisce di stralciare il riferimento al Piano di Sviluppo rurale nazionale presentato dall’Italia, in quanto per espresso parere della stessa Commissione UE, il PSRN non può agire direttamente sul sistema dei controlli funzionali.
«Inoltre il PSRN segue tempistiche definite da norme comunitarie Le Regioni poi invitano a desistere dalla commissione di ulteriori studi sul settore: esistono diversi studi sui costi di produzione del latte e sulla ripartizione del valore aggiunto.
«Sarebbe opportuno, invece di investire ulteriori risorse, effettuare una ricognizione degli studi già esistenti ed eventualmente, se necessario, un aggiornamento e un coordinamento degli stessi.»
 
Anche con riferimento alla «Risoluzione Rostellato» c’è una condivisione dei contenuti che mirano «essenzialmente alla valorizzazione delle produzioni di latte nazionale, sostenendo anche in questo caso l’introduzione dell’origine del prodotto in etichetta e una efficace applicazione della normativa inerente le quote latte con particolare riferimento al pagamento del prelievo supplementare per i produttori ancora debitori anche attraverso l’applicazione corretta della normativa sulla rateizzazione».
«Anche se – sottolineano le Regioni – interventi relativi alla individuazione di meccanismi di tutela per allevatori onesti, sono riscontrabili in recenti disposizioni normative o in iniziative attualmente in cantiere.»
Nella Risoluzione appaiono tuttavia alcuni punti poco condivisibile in particolare quando si parla di «impatto negativo anche con riferimento alla sicurezza alimentare».
Secondo la Conferenza delle regioni «non possono essere messe in dubbio le garanzie che vengono fornite dalla normativa europea sulla sicurezza alimentare e quelle contenuta nella risoluzione è una affermazione molto grave, che si suggerisce di togliere.
«Altre perplessità riguardano contenuti che potrebbero introdurre disparità di trattamento fra categorie di imprenditori che comunque stanno subendo gli effetti della crisi.»
 
Infine sulla «Risoluzione Gallinella», anch’essa in linea di massima condivisibile, le perplessità riguardano che l’ipotesi di «esplicitare in etichetta i costi dei passaggi lungo la filiera appare di non facile realizzazione, molto complessa ed onerosa».
Al termine dell’Audizione, Nardoni ha sottolineato «il lavoro dell’Ismea che ha dimostrato quanto il costo del latte possa differenziarsi e quindi bisogna trovare gli strumenti idonei per garantire agli allevatori un prezzo minimo del latte».

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