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Il primo sintomo dell’artrosi è… il dolore – Di Nadia Clementi

Gli arti inferiori sono sempre più esposti a problemi articolari: ne parliamo con lo specialista in ortopedia e traumatologia dott. Livio Rosà

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L'artrosi è una malattia degenerativa che interessa le articolazioni del corpo. Colpisce entrambi i sessi con una diversa incidenza a seconda dell'età: tende ad essere più frequente nel sesso maschile prima dei 45 anni ed in quello femminile dopo i 55 anni.
I tipi di artrosi più diffusa sono quelli degli arti inferiori, in particolare l’anca (coxartrosi) e le ginocchia (gonartrosi), entrambe sedi di articolazioni particolarmente complesse e continuamente sollecitate in ogni gesto quotidiano.
Se queste articolazioni non svolgono bene la loro funzione, possono compromettere in modo serio se non addirittura ostacolare i normali movimenti del corpo.
Il sintomo principale dell’artrosi è il dolore, che in una prima fase compare solo durante i movimenti, e in seguito anche in condizione di riposo.
Le forme di artrosi alle articolazioni degli arti inferiori si contraddistinguono in forme primarie e secondarie. Le prime sono quelle che compaiono spontaneamente, senza alcun motivo apparente. Le altre, invece, possono colpire persone anche molto giovani, e sono la diretta conseguenza di molteplici fattori, come traumi, obesità, malformazioni congenite e processi infiammatori cronici.
Per evitare lo sviluppo dell´artrosi il trattamento il più efficace sarebbe la prevenzione, adottando stili di vita più equilibrati che aiuterebbero quanto meno a limitare i danni in futuro.
 
Per conoscere l’evoluzione delle nuove cure ortopediche, in particolare le procedure chirurgiche mini invasive, ci siamo rivolti al dott. Livio Rosà che lavora come aiuto chirurgo presso il reparto di Ortopedia dell’ospedale S. Camillo di Trento.
Il reparto diretto dal Dr. Luca Marega è altamente qualificato: si eseguono interventi di chirurgia protesica di anca, ginocchio e spalla, artroscopie di ginocchio e spalla, di ricostruzione di legamenti crociati e osteotomie di ginocchio, di chirurgia della mano (tunnel carpale, dita a scatto, Dupuytren, De Quervain, cisti sinoviali), del piede (alluce valgo, dita a martello, sovraccarico metatarsale), e di rimozione di mezzi di sintesi.

 Chi è il dott. Livio Rosà 
Nato il 4 ottobre 1982 a Rovereto.
Laurea in medicina e chirurgia conseguita presso l’Università di Verona nel 2007. Specialità in ortopedia e traumatologia conseguita presso l’Università di Verona nel 2013 con votazione 70/70 con lode.
Aiuto chirurgo presso il reparto di Ortopedia dell’ospedale classificato ed equiparato S. Camillo di Trento (responsabile Dr. Marega Luca); si eseguono interventi di chirurgia protesica di anca, ginocchio e spalla, artroscopie di ginocchio e spalla, ricostruzione legamenti crociati e osteotomie di ginocchio, chirurgia della mano (tunnel carpale, dita a scatto, Dupuytren, De Quervain, cisti sinoviali), chirurgia del piede (alluce valgo, dita a martello, sovraccarico metatarsale) e rimozione mezzi di sintesi.
Membro della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia.

Dott. Rosà, com’è cambiata l’ortopedia negli ultimi anni?
«Grazie a significativi passi in avanti nel trattamento di molte patologie dell’adulto e dell’anziano, soprattutto in ambito cardiovascolare e internistico. A questo si aggiunge che il periodo di attività fisica si prolunga per molti anni in più rispetto ad alcuni lustri orsono.
«Tuttavia le problematiche ortopediche sono in continuo aumento principalmente per due ragioni: l’aumento dell’età media e delle richieste funzionali anche in età fino a pochi anni fa considerate medio-avanzate.
«Inoltre, la crescita generalizzataa dell’attività sportiva ha comportato un notevole aumento di traumi e delle conseguenze osteoarticolari a essi correlate.»
 
Che cos’è esattamente l’artrosi?
«Il termine artrosi, derivante dalle parole di origine greca artro, che significa articolazione, e osi, che significa degenerazione, indica una malattia degenerativa delle articolazioni. Le articolazioni sono le strutture deputate a collegare o articolare fra loro le ossa.
«Le più importanti nella vita di tutti i giorni sono quelle che collegano i grandi segmenti ossei mobili. Le ossa articolari sono ricoperte di cartilagine, un tessuto che serve soprattutto a sopportare il carico e ad agevolare lo scorrimento delle ossa articolari durante i movimenti.
«La cartilagine è la più colpita dalle lesioni artrosiche, per cui i sintomi dell’artrosi sono in rapporto alla sua funzione: rigidità del movimento, cedimenti articolari e dolore.
«L’artrosi si può quindi definire come una malattia cronica ed evolutiva della cartilagine delle articolazioni.»
 
L´artrosi sembra colpire in percentuale più donne che uomini. È un po’ la stessa situazione che si verifica nel caso dell´osteoporosi: c´è qualche relazione tra le due patologie?
«L’artrosi e l’osteoporosi sono entrambe patologie dell’osso che possono essere considerate, in certa misura, fisiologiche modificazioni legate all’età, dalle quali può derivare una concreta invalidità della persona.
«Esistono inoltre condizioni che determinano la comparsa di osteoporosi e artrosi anche in età e situazioni non fisiologiche, quali per esempio malattie endocrine, traumi, malattie genetiche e conseguenze di terapie svolte per altre cause. Artrosi e osteoporosi vanno considerate comunque due malattie distinte.
«L’artrosi è una malattia della cartilagine localizzata a livello delle articolazioni, mentre l’osteoporosi è una patologia generalizzata del metabolismo osseo che colpisce le ossa nella loro interezza, rendendole più fragili.
«È molto diversa anche la sintomatologia: mentre l’artrosi dà dolore, l’osteoporosi, anche in stadi avanzati, è sempre asintomatica e si manifesta con dolore solo al momento del cedimento (frattura) di un osso in conseguenza del suo progressivo indebolimento.»
 
L´artrosi può presentarsi prima dei 40 anni?
«Sebbene più frequente nell’anziano, a causa della progressiva consunzione della cartilagine dovuta all’età, l’artrosi in una minor percentuale di casi può comparire anche in soggetti sotto i 40 anni di età.
«La causa principale è quella postraumatica, cioè la frattura di articolazioni con conseguente danno irreversibile della cartilagine in seguito a traumi sportivi o incidenti stradali.
«Altre cause possono essere malattie endocrine, terapie cortisoniche prolungate e antitumorali, e patologie genetiche con difetti nella formazione ossea.»
 
Può insorgere anche nei bambini?
«L’artrosi è una malattia del soggetto che ha terminato l’accrescimento. A livello delle articolazioni i bambini hanno un tipo particolare di cartilagine, chiamata cartilagine di accrescimento, che può essere soggetta a varie patologie, che però danno luogo ad artrosi solo negli anni successivi, alla peggio durante l’adolescenza.
«I giovani sono più soggetti ad artriti. Talvolta i bambini dicono di avere dolore alle articolazioni senza presentare visibili segni d’infiammazione (gonfiore, calore, rossore): in questi casi si parla di artralgie, che sono condizioni a risoluzione spontanea in alcuni giorni senza problemi.»
 
Quanto influisce lo sport sul rischio di artrosi?
«L’aumento generalizzato dell’attività sportiva è stato un’importante conquista per il benessere fisico e psicologico della popolazione. Comunque lo sport ha sicuramente un ruolo nello sviluppo dell’artrosi perché sottopone a rischio di traumi articolari e di prematuro danneggiamento della cartilagine, se praticato con criteri sbagliati.
« importante chiarire questa affermazione: lo sport è essenziale per un corretto e sano sviluppo e mantenimento osteoarticolare, ma praticato a livelli estremi sottopone le articolazioni a ripetuti e importanti microtraumatismi che creano danni irreversibili e precoci della cartilagine.»
 
Come distinguere un doloretto qualunque da una prima manifestazione di artrosi?
«Le patologie ortopediche si manifestano tutte con dolore che da solo non dice nulla della sua causa. Dunque in caso di dolore articolare è indicato rivolgersi al medico curante e, qualora il quadro non dovesse chiarirsi, rivolgersi allo specialista che con una visita ed eventuali approfondimenti diagnostici potrà capirne la causa e impostare una terapia.»
 
Quali sono i sintomi?
«Le manifestazioni cliniche dell’artrosi si dividono in sintomi e segni. I sintomi sono ciò che avverte il paziente e dunque sono soggettivi, mentre i segni sono osservabili dal medico e quindi obiettivi.
«Il sintomo principale dell’artrosi è il dolore, che viene definito di tipo meccanico in quanto riacutizzato e presente durante il movimento e alleviato dal riposo. Ha carattere profondo e non ben localizzabile attorno all’articolazione coinvolta: episodi acuti e violenti possono saltuariamente verificarsi in seguito a movimenti repentini.
«All’inizio il dolore è presente dopo sforzi fisici inusuali, nel tempo peggiora diventando continuo e presente anche durante il riposo notturno.
«Uno dei sintomi più frequenti è la rigidità dell’articolazione con impiccio all’inizio del movimento e limitazione funzionale nelle normali attività quotidiane. La rigidità è soprattutto mattutina e scompare dopo circa 15-20 minuti.
«Molto frequente, soprattutto a livello del ginocchio, è il gonfiore articolare dovuto alla presenza di escrescenze ossee e accumulo di liquido nell’articolazione. Con la progressiva degenerazione cartilaginea compaiono i crepitii articolari percepibili dal paziente durante il movimento, sia attivo che passivo.
«Negli stadi più avanzati si instaura l’ipotrofia della muscolatura, cioè la diminuzione della massa e della forza muscolare, che determina cedimenti articolari e aumento del rischio di caduta e frattura.»
 
Come viene diagnosticata l’artrosi? Quali esami sono utili?
«La diagnosi di artrosi si basa sulla storia clinica del paziente, sulla visita effettuata dall’ortopedico e su esami radiologici, tra i quali la radiografia è sicuramente la più utile.
«È importante sottolineare che molti soggetti, pur avendo segni radiografici di artrosi, non hanno poi alcun disturbo e pertanto non necessitano di alcuna cura. In questi casi bisogna pensare ad altre cause diverse dall’artrosi giustificanti la sintomatologia, come neuropatie o patologie reumatiche.
«In altre parole, un soggetto può avere l’artrosi ma sentire dolore per altri motivi. Raramente c’è la necessità di eseguire esami più sofisticati e costosi, come TC o RMN che sono indicati nei rari casi dubbi.
«Sulla radiografia i segni principali di artrosi sono la riduzione dello spazio articolare, che è secondaria alla riduzione dello spessore della cartilagine, e la presenza di osteofiti, cioè ossa neoformata ai bordi dell’articolazione che comportano la deformità esterna percepita dal paziente e dal medico.
«Non sempre questi segni radiografici sono presenti fin dall’inizio. La graduale perdita di funzione è associata soprattutto alla riduzione dello spazio articolare. Gli esami di laboratorio non sono indicativi in quanto la malattia non altera i valori sanguigni.
«Esami del sangue possono essere indicati qualora la causa del dolore non sia chiara, per esempio per la ricerca di acido urico nel sospetto di gotta.»
 
I casi di artrosi al ginocchio (gonartrosi) sono sempre una patologia tipica dell’età avanzata?
«L’artrosi di ginocchio è più frequente nell’anziano, ma è possibile riscontrarla con sempre più frequenza anche in soggetti giovani-adulti, soprattutto in conseguenza a traumatismi sportivi o stradali.»
 
 
 
Come si cura? Con quale terapia farmacologica?
«Gli obiettivi della terapia dell’artrosi possono essere suddivisi in a breve termine e a lungo termine, e sono rispettivamente volti al controllo del dolore e al ripristino della funzione.
«I farmaci impiegati si possono suddividere in sintomatici, e vi fanno parte gli antinfiammatori e i farmaci intrarticolari (corticosteroidi o acido ialuronico), e condroprotettori, che sono sintomatici ad azione lenta ed agenti sulla struttura cartilaginea.
«Il farmaco analgesico di prima scelta è il paracetamolo che consente, soprattutto nelle prime fasi, un controllo del dolore con buon ripristino della funzione ed effetti collaterali spesso accettabili.
«In associazione o in alternativa possono essere usati gli antiinfiammatori non steroidei (FANS), che sono però gravati da effetti collaterali più frequenti, soprattutto a livello gastrointestinale.
«Negli stadi più avanzati, o in caso d’intolleranza a paracetamolo e FANS, possono essere somministrati anche farmaci oppiacei come il tramadolo.»
 
In che cosa consistono le infiltrazioni cortisoniche? E per quali casi vengono adottate?
«Le infiltrazioni intrarticolari sono delle iniezioni a livello del ginocchio, riservate ai casi che non hanno beneficio dalla terapia farmacologica descritta in precedenza. Possono essere eseguite con cortisonici o acido ialuronico a frequenza diversa da caso a caso e proporzionale alla sintomatologia dolorosa.
«Le infiltrazioni con cortisone hanno funzione palliativa antidolorifica (eseguite fino 2 cicli/anno di 3-4 infiltrazioni a scadenza tra i 7 e i 15 giorni) e sono indicate in pazienti con chiara componente infiammatoria acuta.
«Le infiltrazioni con acido ialuronico (fino 2 cicli/anno di 3-4 infiltrazioni a scadenza tra i 7 e i 15 giorni) vengono invece effettuate nei pazienti dove prevale la rigidità mattutina e lo scroscio articolare: avrebbero anche un effetto condroprotettore a lungo termine.»
 
 
 
In quali casi è necessario ricorrere all'intervento di alta chirurgia? In che cosa consiste?
«Le artroprotesi costituiscono un rimedio chirurgico di grande efficacia nei casi in cui le terapie sovramenzionate abbiano fallito, soprattutto nell’artrosi di anca e ginocchio. Nel tempo il rischio operatorio è andato sempre diminuendo e la durata delle protesi è aumentata a 15-20 anni per quelle di ginocchio e anche oltre i 20 anni per quelle all’anca.
«Nonostante questo, si preferisce procrastinare quanto più possibile l’intervento. Non si può stabilire il momento preciso per far ricorso all’intervento di protesi poiché le aspettative e le esigenze variano da caso a caso: la valutazione obiettiva dell’ortopedico è secondaria alla percezione soggettiva dell’handicap.
«L’intervento di protesi, eseguito da mani esperte e seguito da un’adeguata fisioterapia per la riabilitazione, consente in poche settimane di raggiungere l’autonomia e le prestazioni funzionali precedenti all’insorgenza del dolore.
«Nonostante l’artrosi sia per definizione cronica e progressiva, è a tutt’oggi una patologia curabile, consentendo al paziente di riappropriarsi della propria qualità di vita.»
 

 
Prevenire è difficile. Quali consigli pratici può dare per difendersi dall´insorgere dell´artrosi?
«La prevenzione dell’artrosi si avvale soprattutto di accorgimenti comportamentali da seguire fin dalla gioventù, come per esempio evitare l’obesità. Si possono attuare diverse forme di prevenzione; primaria (evitare la comparsa della malattia), secondaria (evitare la progressione a malattia presente) e terziaria (evitare e limitare i disturbi).
«La prevenzione secondaria si avvale tra l’altro dell’uso di intergratori e condroprotettori, che possono essere assunti x os (per bocca) o iniettati direttamente nel ginocchio tramite infiltrazioni di acido ialuronico.
«Gli integratori assunti per bocca possono rallentare la progressione della degenerazione articolare nelle prime fasi della malattia; le infiltrazioni con acido ialuronico possono aiutare anche in fasi medio-avanzate della degenerazione cartilaginea.
«Esistono diversi tipi di condroprotettori assumibili per bocca e di acido ialuronico infiltrabili con precise indicazioni, che devono essere valutate dallo specialista caso per caso.»
 
I trattamenti termali o nei centri benessere: utili o inutili?
«I trattamenti termali hanno storicamente un ruolo nella prevenzione della progressione della sintomatologia dolorosa articolare e di quella derivante da contratture muscolari secondarie.
«Recenti studi hanno dimostrato inoltre il ruolo, per esempio, della fangoterapia nell’aumento della risposta immunitaria e della genesi di fattori antiinfiammatori e antidolorifici endogeni con un miglioramento della funzione articolare e della mobilità.»
 

 
Quali sono gli sport favorevoli all’insorgenza artrosi e quali invece non comportano rischi di questo tipo?
«Tutte le attività che comportano sovraccarico delle articolazioni e microtraumi ripetuti sono potenzialmente favorenti l’insorgenza di artrosi.»
 
In quale direzione sta andando ortopedia in futuro?
«Si è capito che la chiave per il corretto trattamento dell’artrosi è un approccio multidisciplinare e questa è la direzione che l’ortopedia dovrà seguire per dare la migliore risposta a questa patologia sempre più diffusa e sempre più invalidante.
«Il primum movens è la degenerazione della cartilagine articolare, ma col tempo si sovrappongono problematiche muscolari, posturali e psico-sociali che aggravano ulteriormente il quadro sia per il paziente che per la famiglia.
«Il ruolo dell’ortopedico sarà sempre quello di fornire una diagnosi e, quando necessario, la soluzione chirurgica, però non potrà prescindere dalla collaborazione con altre figure mediche, fisioterapiche e assistenziali personalizzate e capillarmente diffuse sul territorio.»
 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Dr Livio Rosà - dott.rosalivio@gmail.com
 
Collabora con il Centro Sanitario Trento via Trener 2/2 38121 Trento tel. 0461 830596
Per informazioni visita il sito: www.csttrento.it

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