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Nigeria: il governo annuncia la liberazione di 300 ragazze

Lo ha annunciato al termine di un attacco sferrato contro Boko Haram – Nel rapporto di Amnesty International, come vivevano e come morivano le povere ragazze

Il 28 aprile 2015 il governo nigeriano ha annunciato che l'esercito ha liberato 300 ragazze precedentemente rapite da Boko haram a seguito di un attacco condotto contro il gruppo armato nell'area forestale di Sambisa, nel nord-est del paese.
Amnesty International ha espresso apprezzamento per questo sviluppo incoraggiante e chiede ora che sia garantito il benessere delle ragazze, in modo che possano superare il trauma del rapimento.
«L'esperienza passata dalle donne e dalle ragazze sequestrate da Boko haram è orrore puro: violentate ripetutamente, vendute come schiave del sesso, indottrinate e persino addestrate e mandate a combattere, – ha denunciato Netsanet Belay di Amnesty International. – Ciò di cui ora hanno bisogno le ragazze tornate libere è assistenza medica e psicologica, sostegno e privacy.
«Lo stato deve fare in modo di non appesantire la loro condizione con lunghi periodi di fermo, interrogatori e controlli di sicurezza, che avrebbero l'unico effetto di peggiorare la loro condizione.»
Nonostante la buona notizia, restano ancora moltissimi i civili - soprattutto donne e ragazze - nelle mani di Boko Haram.
In un recente rapporto, Amnesty International ha denunciato che dal 2014 più di 2000 donne e ragazze sono state sequestrate da Boko Haram.
 
 La vita sotto Boko Haram 
Il rapporto di Amnesty International descrive il regno del terrore imposto da Boko haram.
Appena conquistato un centro, il gruppo armato raduna la popolazione per annunciare le nuove regole sulla limitazione dei movimenti, in particolare delle donne.
Molte famiglie si trovano così a dipendere dai bambini, che escono per cercare cibo, o dalle visite dei membri di Boko haram che passano a offrire cibo precedentemente saccheggiato altrove.
 
Boko haram fa rispettare le sue regole con punizioni feroci.
Chi non prende parte alle preghiere quotidiane rischia le frustate in pubblico. Una donna di Gamborou che ha trascorso cinque mesi sotto il controllo di Boko haram ha dichiarato ad Amnesty International di aver visto una donna subire 30 frustate per aver venduto i vestiti dei suoi figli e una coppia messa a morte in pubblico per adulterio.
Un quindicenne di Bama, graziato da Boko haram a causa della sua disabilità, ha riferito ad Amnesty International di aver assistito a 10 lapidazioni:
«Li lapidano a morte il venerdì. Radunano tutti i bambini chiedendogli di portare delle pietre. Ho partecipato alle lapidazioni. Scavano una fossa, obbligano la persona a infilarcisi dentro e poi la colpiscono alla testa con le pietre. Quando muore, lasciano lì le pietre fino a quando il corpo non va in putrefazione.»
 
Il rapporto di Amnesty International descrive inoltre la crescente tensione tra i cristiani e i musulmani. Molti cristiani intervistati da Amnesty International ritengono che i musulmani passino informazioni su di loro a Boko haram o non condividano le notizie sugli attacchi imminenti.
È così subentrato un clima di sospetto tra alcune comunità che in precedenza vivevano fianco a fianco in piena armonia.
Boko haram ha distrutto chiese e ucciso cristiani che rifiutavano di convertirsi all'Islam ma ha anche preso di mira musulmani moderati.
 
Amnesty International continua a chiedere a Boko haram di porre fine alle uccisioni dei civili e al governo nigeriano di prendere tutte le misure di legge per garantire la loro protezione e ripristinare la sicurezza nel nord-est del paese.
La comunità internazionale, a sua volta, dovrebbe continuare ad assistere il nuovo governo nell'affrontare la minaccia costituita da Boko haram.
«Il cambio di potere in Nigeria è l'occasione per un nuovo approccio in tema di sicurezza dopo i clamorosi fallimenti degli ultimi anni, – ha sottolineato Shetty. – Le persone rapite devono essere liberate e occorrono indagini sui crimini di guerra e contro l'umanità.
«È necessario riesumare i corpi dalle fosse comuni, impedire nuove uccisioni e portare di fronte alla giustizia i responsabili di queste indicibili sofferenze.»
 
Le informazioni raccolte da Amnesty International su Boko haram dovrebbero essere prese in considerazione dalla Corte penale internazionale nell'ambito dell'esame preliminare che sta compiendo sulla situazione nel nord-est della Nigeria.

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