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Il 9 maggio 1945 finiva la Seconda guerra Mondiale

A 70 anni di distanza il mondo ha festeggiato separatamente l’anniversario: non abbiamo imparato molto dalla perdita di 60 milioni di vite umane

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Pare impossibile che a 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale non ci sia stata una commemorazione unica, verosimilmente a Mosca.
Oggi a Mosca c’erano sostanzialmente solo i leader dell’Europa orientale, dell’Asia e dell’America del Sud.
La Francia, l’Inghilterra e gli USA hanno festeggiato a casa loro.
L’Italia ha inviato il proprio ministro degli esteri, meglio che niente.
Riteniamo che sia stato fatto un torto ingiusto alla Russia, ora proviamo a spiegare perché.
 
Le battaglie finali del Teatro europeo della seconda guerra mondiale ebbero luogo tra la fine di aprile e l'inizio di maggio del 1945.
L'esercito sovietico e quello statunitense si erano incontrati il 25 aprile, tagliando la Germania in due. Le prime unità a prendere contatto sono la 69ª divisione di fanteria statunitense e la 58ª divisione sovietica vicino a Torgau sul fiume Elba.
Ma l’atto finale, la presa di Berlino, fu fonte di discussioni che oggi sono comodamente dimenticate.
Gli Alleati occidentali avevano calcolato che prendere Berlino sarebbe costato 100.000 perdite. Quindi lasciarono l’«onore» ai Sovietici.
La battaglia iniziò il 25 aprile, quando i sovietici passarono il canale Hoenzollern. Trovarono comunque la resistenza di sempre da parte dei tedeschi e la vittoria costò decine e decine di piccole ferocissime battaglie, quartiere per quartiere.
Il 27 aprile cadde l’aeroporto di Berlino. Il 28 Hitler sostituisce il generale Heinrici che si era rifiutato di tenere Berlino a qualsiasi costo. Al suo posto mise Student.
 
Il 29 Hitler radunò i suoi e li esortò a non farsi prendere vivi.
Il 30 aprile, Hitler sposò Eva Braun e poco dopo la coppia si suicidò.
Il 1° maggio gli ultimi soldati tedeschi si ritirarono nel Tiergarten, lo zoo di Berlino. In tutto si trattava di 800 uomini e cinque carri armati. Resistettero due giorni, consentendo così involontariamente a molti gerarchi di scomparire.
Il 2 maggio il generale Weidling ordinò il primo «cessate il fuoco».
La guerra era virtualmente finita, ma a sud della città, dove non erano arrivati ordini, continuarono i combattimenti. L’obbiettivo della IX armata era quella di rompere l’accerchiamento e arrendersi agli americani.
La battaglia proseguì per una settimana, nel corso della quale i sovietici persero – pensate – 2.000 carri armati.
Le forze tedesche si arresero definitivamente l’8 maggio, quando il nuovo presidente Karl Dönitz (aveva preso il posto di Hitler per volontà dello stesso Führer) annunciò la resa.
Le notizie della resa giunsero in occidente l'8 maggio ed esplosero i festeggiamenti in tutta l'Europa. Negli Stati Uniti dichiararono l'8 maggio giorno della vittoria in Europa. Essendo l'Unione Sovietica ad est, secondo il tempo di Mosca la resa della Germania avvenne il 9 maggio, quindi l'anniversario della vittoria fu proclamato il 9 maggio.
Secondo le statistiche nella battaglia di Berlino i tedeschi persero 125.000 soldati e 95.000 civili, i sovietici persero 135.000 soldati.
 
Oggi a Mosca, per commemorare quel sacrificio (in tutta la guerra i russi persero 15 milioni di uomini), c’è stata la più grande sfilata militare russa di tutti tempi (foto), alla quale – come abbiamo detto – mancavano i leader dei paesi allora alleati con i sovietici.
Secondo noi, alla luce di quanto abbiamo esposto sopra, è una vergogna per il mondo Occidentale che a 70 anni dalla fine della guerra non si sia ancora abbastanza adulti da trovare – almeno per un giorno – un valido motivo per stare insieme e approfittare della celebrazione per cercare quello che può unire invece che quello che divide.
Ma forse è giusto così. Dato che gli alleati occidentali decisero di lasciare ai sovietici l’onere di perdere 100.000 uomini per conquistare Berlino, forse è giusto che siano loro a festeggiare da soli la fine della guerra che più o costata all’umanità: 60 milioni di morti.
 
GdM

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