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Centenario Grande Guerra: il Ministro Pinotti a Porta a Porta

È andato tutto bene, a parte la figura della gnorri nei confronti dell’Alto Adige: «Non capisco la presa di posizione di Kompatscher...»

Era tutta dedicata alla ricostruzione della Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il centenario, la trasmissione di Rai 1 «Porta a Porta», realizzata con la collaborazione del Ministero della Difesa e alla quale ha preso parte il Ministro Roberta Pinotti.
In studio militari delle Forze armate con le divise dell’epoca e la Fanfara dei Bersaglieri.
Con la loro presenza, e l’ausilio di filmati storici, si è voluta raccontare una delle pagine di storia più importanti del Paese che domenica a Trieste alla presenza del Presidente della Repubblica e del Ministro Pinotti celebra i cento anni dall’ingresso nel conflitto mondiale.
«L’Italia oggi vuole ricordare i suoi morti, la distruzione, la sofferenza, il sacrificio della vita di trincea – ha detto il Ministro Pinotti spiegando come da quella terribile esperienza, ultima guerra risorgimentale, ci sia «un passaggio verso l’Italia di oggi».
Evidenziando l’importanza della memoria del sacrificio di tanti uomini e donne, dell’impegno delle Forze armate, il Ministro ha citato le numerose iniziative organizzate dal Ministero della Difesa per il centenario, come il concorso letterario «La storia della Grande Guerra riletta dai giovani d’oggi – Mai più trincee», o il film «Fango e Gloria», pellicola realizzata con il patrocinio del Ministero della Difesa, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, che parte dalla storia di tre giovani per raccontare le vicissitudini dei soldati che combatterono la Grande Guerra.
Oltre al Ministro Pinotti, ospiti in studio Enrico Galli della Loggia, il Gen. Carlo Jean, Folco Quilici, in collegamento lo storico e giornalista Paolo Mieli.
 
Ma la ministro Pinotti è intervenuta anche per commentare la decisione di Kompatscher che ha disposto di non esporre le bandiere il giorno d’inizio della guerra.
«Non capisco la presa di posizione di Kompatscher, – ha commentato. – L’Italia è comunque unita e in tutto il lavoro che è stato fatto per ricordare i 100 anni della Grande Guerra si è tenuto conto della tragedia.»
Francamente ci domandiamo se davvero la ministro non fosse in grado di darsi una o più risposte.
La prima risposta è universale. Non si deve mai festeggiare l’inizio di una guerra. Mai. Come ha detto Rossi più volte in questi giorni, «una guerra – vinta o persa che sia – è sempre una sconfitta per l’umanità».
La seconda è di carattere storico. L’Alto Adige non è italiano. Apparteneva all’Austria, della quale parla la lingua, condivide le tradizioni, vive la cultura. Se il trattato di Versailles lo ha affidato all’Italia è stato un errore di convenienza per Francia e Inghilterra. Se i rapporti tra Alto Adige e Italia oggi sono buoni, questo non vuol dire che sia giusto quanto accaduto.
Per commemorare una data condivisa da tutti c'era da aspettare la fine della Grande Guerra, non l'inizio.

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