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«Alla frontiera» i nuovi diritti sociali del XXI secolo

Festival dell’Economia: «Un nuovo welfare per una società che cambia»

Il tema della mobilità sociale riguarda, in Italia, in particolare anche il sistema del welfare, perché vige un eccesso di protezione per alcuni rischi, come la vecchiaia, le cui pensioni impegnano oltre il 50% della spesa sociale, e lacune di protezione per nuovi bisogni, che non trovano posto nel catalogo dei diritti, come la mancanza di reddito e la nuova povertà, perché l’economia è cambiata.
Il posto fisso non c’è più e i servizi di conciliazione famiglia-lavoro, sono sempre più indispensabili, perché se non si attuano o non si fanno i figli o si ritarda l’età del primo figlio o se ne fa uno solo.
Ad affermarlo il professore di di Scienza politica presso l’Università degli Studi di Milano, Maurizio Ferrera che ha sollecitato anche la considerazione di nuove tematiche come l’esclusione sociale degli immigrati e la non autosufficienza, plaga di una vita media che si è allungata.
In tale contesto, ha spiegato Maurizio Ferrera, dobbiamo ridisegnare il welfare e non considerare i diritti sociali acquisiti nel ’900 come assoluti.
Sviluppare forme di welfare prodotte da attori non pubblici e promuovere la conciliazione famiglia -lavoro soprattutto per favorire la crescita demografica e l’occupazione femminile e considerare reddito minimo di garanzia, sono alcune delle soluzioni proposte nell’ambito degli studi sulla riforma del welfare.
 
«Le nostre società sono cambiate nello loro struttura familiare e demografica. Si sono verificati eccessi di protezione per esempio sulla vecchiaia, che in Ue viene concepita nel momento in cui si va in pensione – ha premesso nel suo intervento il professor Maurizio Ferrera – secondo parametri che nel corso del tempo sono passati dai 70 anni del ‘900 ai 60 anni per gli uomini e 55 per le donne degli anni settanta.»
Nel secolo scorso la pensione copriva un vero e proprio rischio, perché era raro sopravvivere oltre i 70 anni di età, oggi ci sono altri rischi come la soglia di povertà assoluta.
Nel meridione sono 1,3 milioni i bambini sulla soglia della povertà assoluta, erano la metà nel 2009, segno che la crisi economica ha colpito duramente.
«Per povertà assoluta – ha chiarito Ferrera, – significa non potersi permettere, ad esempio, la carne due volte la settimana e comprarsi due volte l’anno un paio di scarpe nuove.
«I modelli di welfare degli ultimi decenni sono cambiati compresi quelli di Paesi come Norvegia e Svezia perché le società sono disomogenee e il welfare comincia a scricchiolare.»
 
I diritti sociali pilastro del welfare e della politica sociale del XX secolo non possono essere considerati dei valori assoluti che non possono essere messi in discussione.
Da qui si può partire per interpretare le dinamiche chi ci accompagnano nella transizione da un’economia industriale a una basata sulla conoscenza.
I diritti sociali comportano oggi una riforma per la redistribuzione intergenerazionale, ma i flussi di redistribuzione in Italia affondano su un bilancio del welfare complesso così come è frammentata la platea di chi riceve e di chi paga.
In Italia sono molte anomalie sulla spesa sociale ed è il Paese europeo, insieme alla Grecia, con spesa pensionistica più elevata, pari a circa il 60% di tutta la spesa sociale.
Necessario pertanto uscire dall'ideologia dell'assitenzialismo ma pensare a nuove forme di solidarietà che non si appoggiano solo sulle risorse pubbliche.

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