Home | Rubriche | Parliamone | «Se ce l'ho fatta io, puoi farcela anche tu!» – Di Nadia Clementi

«Se ce l'ho fatta io, puoi farcela anche tu!» – Di Nadia Clementi

La giovane bella Antonietta Mollica racconta il coraggio di volare dopo l'ictus

image

Foto di Scena spettacolo Icaro Reloaded, 2013 - Photo Credit © Carlo Pennatini.
 
«Da piccola ero un terremoto, e oggi lo sono ancora di più; voglio vivere per me stessa e per gli altri.»
Antonietta Mollica a 34 anni era una professionista stimata, soddisfatta della propria vita, sportiva, viaggiatrice, determinata a proseguire nel suo percorso di realizzazione personale e professionale, era convinta di avere il mondo in pugno.
Su quel sentiero si è però intromesso un male subdolo, fuori tempo e contro ogni logica. Nel febbraio 2006 la bella e giovane Antonietta viene colpita da un ictus celebrale che le paralizza metà del corpo.
 

Antonietta Mollica a Co Chang, febbraio 2005.
 
 La Sua testimonianza  
«Improvvisamente il Black out! Non riuscivo più a comandare il mio braccio sinistro che iniziava a fare dei movimenti inconsulti, accusavo un tremolio alla bocca e agli occhi, sentivo la gamba sinistra che non reggeva più il mio corpo, la mia testa era pesantissima, avvertivo la sensazione come se dei fili mi trascinassero a terra e mi sentivo accartocciare, come una farfalla che improvvisamente non riesce a sbattere le ali per levarsi in volo.
Provavo a reggermi appoggiandomi alle pareti della doccia, ricordo che per ben tre volte ho cercato di rimettermi in piedi ma ogni volta sentivo che stavo perdendo le forze e stavo cadendo, non ricordo di aver accusato un grande dolore. Mi era rimasto solo un filo di voce indispensabile per chiamare la mia cara amica Milly, che trovandomi con la testa riversa sul piano doccia si affrettò a chiamare i mezzi di soccorso. Il suo pronto intervento fu determinante per la mia esistenza, a lei devo la mia vita».
 
È il 24 febbraio 2006, Antonietta è ospite a Bormio dall’amica. Dopo una bella giornata trascorsa sugli sci le due ragazze si preparano per una serata spensierata e mentre Antonietta fa la doccia un trombo gli ostruisce l'arteria silviana, quella che porta sangue e ossigeno al cervello, e in pochi istanti le brucia il 20% dei suoi neuroni.
Di quella serata Antonietta ricorda il suono dell'ambulanza e la corsa contro il tempo al più vicino ospedale a Sondalo (Sondrio) che però è sprovvisto della Stroke Unit, il pronto intervento per i casi di Ictus. A complicare l'emergenza si aggiunge anche l'impossibilità del trasporto in elicottero nel centro più vicino attrezzato per la trombolisi (terapia per sciogliere il trombo e contenere gli effetti devastanti causati dall’ictus).
Il 40% delle persone colpite da ictus muore entro tre settimane dall’evento, ed è con questa devastante statistica che i familiari di Antonietta devono fare i conti, sono i medici stessi a dire loro: «Salutatela adesso, non sappiamo se arriverà fino a domani». Per Antonietta le cose vanno diversamente, è lei stessa che dice «nemmeno per un momento ho pensato che la mia vita finisse in quell'istante», e la vita ha voluto darle una seconda opportunità. 
 
Dopo tre settimane sospesa tra la vita e la morte la giovane riprende conoscenza: «Avevo perso la memoria a lungo termine, non ricordavo più che ero già laureata, che lavoravo in banca, non riconoscevo l'identità delle persone care, avevo dimenticato che mio fratello era sposato e chiedevo continuamente di rivedere i nonni scomparsi, dalla mia bocca uscivano domande e risposte senza tempo. Per un mese non ho pianto, guardavo dalla finestra senza provare nessuna emozione. Solo quando mi hanno sollevata dal letto per muovermi, davanti allo specchio ho sentito scendere le prime lacrime, di fronte a me non c'era più l'Antonietta che conoscevo.»
Dov'era la bella, allegra e dinamica Antonietta manager presso la direzione generale del Gruppo Monte dei Paschi di Siena, che l'anno prima a fianco di Ciampi e Montezemolo si occupava di aziende che volevano internazionalizzarsi in India? Discreta sciatrice, appassionata di barca a vela, di equitazione e insegnante di nuoto, non beve non fuma, eppure proprio a lei, giovane incolpevole, a soli 34 anni, è toccata una prova durissima.
 

Antonietta Mollica tre anni dopo l'ictus, 2009 - Photo Credit © Gianmarco Chieregato.
 
Successivamente Antonietta, fu trasferita al Centro I.R.C.C.S. - Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus di Milano, ricorda con inquietudine i due lunghi mesi (dal 23/03/06 al 26/05/06) di riabilitazione. Nonostante la solidarietà di tutti, parenti e amici, si sentiva sola, malinconica perché quel mondo non le apparteneva. Come avrebbe potuto vivere in quelle condizioni? Come trovare il modo per reagire? Sebbene i medici si prodigassero per darle ulteriori opportunità, non brillavano secondo Lei per l'efficienza organizzativa e la struttura ospedaliera era compromessa dalle numerose barriere architettoniche che le impedivano di accedere autonomamente ai servizi.
Nella sua immensa solitudine, con il lato sinistro del corpo completamente paralizzato, Antonietta inizia a progettare la sua rinascita: «Il pensiero di trascorre la mia vita in sedia a rotelle mi ossessionava. Non potevo permettere che la malattia si appropriasse interamente della mia vita, volevo vivere e riprendere possesso di ogni centimetro del mio corpo, continuavo a ripetermi: su questa sedia ci rimango poco.»
 
Di seguito venne ricoverata all'Ospedale Valduce Villa Beretta Costa Masnaga di Como (dal 30/05/06 al 07/07/06), una clinica immersa nel verde specializzata per iniezioni di botulino terapeutico e frequentata per lo più da persone anziane, che non contribuivano, insieme alle cure, al miglioramento del suo stato psicologico di salute.
Antonietta non si arrende e inizia a cercare in ogni parte del mondo ospedali e cliniche che potessero offrirle le cure migliori.
Grazie all'assicurazione della banca trascorre un periodo di riabilitazione (dal 01/09/06 al 27/10/06) presso la Clinica Hildebrand in Svizzera. La casa di cura, come ironizza Antonietta per VIPPS (VERY IMPORTANT PARALYSED PEOPLE) offre un trattamento ospedaliero ottimo, macchinari di elevata ricerca, personale eccellente anche se non troppo cortese, al costo di 1300 franchi svizzeri di cure più 300 franchi per dormire. La più costosa e rinomata a livello Europeo.
 
Racconta Antonietta: «Dopo un mese di cure in Svizzera mi stavo ammalando di malinconia, e i miei amici americani mi suggerirono una via di fuga: il Rehab Institute of Chicago, il miglior Centro al mondo specializzato per la riabilitazione neurologia. E, contro la volontà di tutti, in particolare dei miei genitori timorosi rispetto alla mia audacia, intrapresi da sola in sedia a rotelle quel lungo viaggio alla ricerca di un futuro migliore.»
«Forte della mia scelta, riuscivo a sopportare un percorso terapeutico quotidiano massacrante (dal 20/11/06 al 24/01/07), con spostamenti a 15 gradi sotto zero, ore e ore quotidiane di terapie e tutto questo al costo di 850 dollari al giorno. Eppure ci ero riuscita, grazie alla mia forza di volontà, al desiderio di una nuova vita, anche se diversa, ma più vera, più intensa, frutto di tanto amore per me stessa e per gli altri, e dopo sei settimane con tanta pazienza e determinazione, i miei neuroni mi diedero ragione!»
Ritornata in Italia, Antonietta riusciva ad attraversare la strada, da sola con il bastone, prima dell'arrivo della luce rossa del semaforo, aveva vinto una straordinaria sfida contro tutti e tutto, ora poteva dire a se stessa: Viva la Vita!
 
Soddisfatta dei primi risultati, riprende il percorso riabilitativo: dal maggio 2007 bussa alle porte dei maggiori centri specializzati in Italia, ma terminata la disponibilità economica, l'unica strada percorribile che le rimane è quella dei progetti di ricerca.
Inizia così presso l'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (I.R.C.C.S.) ospedale S. Camillo al Lido di Venezia un progetto di ricerca per i giovani malati di Ictus. Il Centro risulta essere altamente qualificato per la fisioterapia con realtà virtuale, e qui grazie al supporto psicologico e alle cure qualificate proposte dalla Direzione medica del dott. Lamberto Piron e del suo team, Antonietta riacquista i movimenti del braccio e la flessione di anca e ginocchio.
Con grande soddisfazione alla fine di febbraio 2008, Antonietta inforca con gli sci la sua prima pista blu a Cortina. Un'emozione indescrivibile, la sua vita stava ricominciando la dove sembrava persa.
Una gioia immensa, erano passati solo due anni ed era di nuovo in pista, l'inizio di una nuova vita!

Antonietta in terapia di cranio-puntura, Giappone giugno 2015.

Da settembre 2008 a giugno 2010 riesce, nonostante i lunghi tempi di attesa, a continuare il suo viaggio di recupero, presso la Fondazione Santa Lucia di Roma. Qui è stata fondamentale la terapia di idrokinesiterapia e tutto il percorso riabilitativo seguito con singolare attenzione dal dr. Antonino Salvia responsabile scientifico dell'ospedale.
Di seguito dal 28/06/2010 al 29/07/2010 prosegue il percorso terapeutico presso l'Ospedale di Volterra (PI), altamente specializzato nella robotica.
Rientrata a Siena nel 2012, intraprende sotto la guida della dottoressa Cecilia Lucenti, un importante percorso terapeutico di neuroauricoloterapia e craniopuntura giapponese. A seguito dei risultati significativi, la dottoressa Lucenti decide di accompagnare Antonietta dal maestro della cranio-puntura dott. Toshykatuzu Yamamoto nella sua clinica di Miyazaky in Giappone.
 

Antonietta e il maestro Yamamoto, Giappone giugno 2015.
 
Nei mesi di maggio 2014 e giugno 2015, grazie a due intensi e faticosi cicli di tre settimane di cranio puntura, Antonietta recupera ancora molto e ora cammina senza gli ausili e sta iniziando a recuperare la funzionalità delle dita.
Nel frattempo, Antonietta associa le terapie orientali alle cure tradizionali nei migliori centri ospedalieri dell'Alto Adige, ricorda il mese in day hospital presso l'ospedale civile di Bolzano specializzato nella terapia occupazionale per il recupero dell'arto superiore.
A maggio di quest'anno è stata anche ricoverata presso la clinica privata Villa Melitta (BZ), dotata di robotica per il recupero degli arti superiori e inferiori. Antonietta definisce l'ambiente particolarmente accogliente, dotato di personale altamente qualificato guidato con grande umanità professionale e competenza scientifica dal primario dr. Andreas Waldner.
Lentamente e dopo anni di sacrifici Antonietta riprende a pedalare la sua bicicletta rossa, ricomincia a sciare, a divertirsi in barca a vela e a fare le prime passeggiate a cavallo, fatica ancora a muovere le dita della mano sinistra, ma continua le cure con la convinzione che il suo amore per la vita le darà un futuro migliore.

A cavallo in Toscana, settembre 2014.

 Antonietta è, nella sfortuna, molto fortunata; oltre alla sua importante forza di volontà ha potuto contare sulla vicinanza di amici e familiari. E, nonostante le disabilità, dopo un anno e mezzo dall’Ictus, riprendeva gradualmente a lavorare part-time presso la Banca; colleghi e dirigenti con tanta generosità l'hanno accompagnata verso un lento reintegro professionale. Non meno importante l'aspetto economico, l'assicurazione offerta dal Gruppo Monte Paschi di Siena che le ha coperto i primi due anni di cure.
La bella Antonietta forte della sua sfida nel maggio del 2012 sente il desiderio di condividere questa sua importante esperienza scrivendo ed interpretando uno spettacolo per dire con orgoglio a se stessa e al mondo «Come ce l'ho fatta io, ce la puoi fare anche tu!».
L'intento è quello di accendere un faro sul pericolo Ictus, che non colpisce solo le persone anziane ma anche giovani (su 100 persone colpite 15 hanno meno di 45 anni).
 

Foto di scena spettacolo Icaro Reloaded, 2014.
 
Nell'ottobre del 2013, dopo otto anni da quella fatidica doccia, Antonietta (che compie quest’anno 43 anni) racconta la sua storia: «Icaro (Reloaded)», questo il titolo scelto per lo spettacolo, che lei stessa ha scritto e che interpreta ballando e recitando con la compagnia di danza contemporanea Motus.
Sul palcoscenico Antonietta descrive il faticoso percorso riabilitativo in un diario a passi di danza, parole e immagini che vogliono spazzare via ogni discriminazione e pregiudizio nei confronti delle persone con differenze in particolare dei portatori di handicap. Un viaggio nell'oblio della sua malattia e la costruzione di ali più forti per volare in alto, verso una nuova vita.
In «Icaro», emerge il carattere forte e determinato della protagonista, la spinta vitale della sua rinascita che oggi le ha permesso di essere più bella ed energica di prima di scoprire la sua Anima.
Nel dramma c’è anche una riscoperta di sentimenti come l’amore per la vita, la bellezza ritrovata alla fine di un lungo percorso di sofferenza, una bellezza autentica che guarda al di là di se stessa. Vola a passi di danza, la bella Antonietta, che nonostante la disabilità, vuole riprendersi ciò che è le era stato tolto e le appartiene: amore, famiglia, lavoro e sport. 
Sul palco riprende a pedalare su quella bicicletta rossa che era parte integrante della sua vita prima di quell'inverno 2006 quando l’Ictus le impediva di muoversi.
Antonietta vuole dire un Grazie speciale al Gruppo Monte Paschi di Siena che è stato il principale sostenitore dello spettacolo e ha permesso ad Icaro di «Volare»!

Foto di scena spettacolo Icaro Reloaded, 2014
Photo Credit © Massimo Ingianni.

Antonietta ha vinto la battaglia col dolore, ha avuto il coraggio più difficile, il coraggio di soffrire e non è fuggita; è rimasta attrice della vita e mai dietro le quinte; si è trasformata, attingendo alla propria forza interiore scoprendo miniere di risorse che non credeva di possedere. E'arrivata al culmine e, per quante volte si è trovata in difficoltà, non si è mai arresa. Ha imparato a «mordere» la vita e ad andare avanti, nonostante tutto.
Nel dolore ci si trasforma e si rinasce più forti di prima, ma bisogna avere il coraggio di guardarlo in faccia quel dolore, di entrargli dentro, di combatterlo senza scacciarlo. Questo è ciò che permetterà a tutti coloro che accetteranno la sfida di vincere la battaglia per la vita!
 

Conferenza stampa sui primi risultati del Progetto di Ricerca Ypsis.
 
Antonietta Mollica rappresenta i giovani malati di Ictus e la sua esperienza è un prezioso contributo per chi lotta per la vita e contribuisce alla prevenzione e alla ricerca. La sua storia che potrebbe essere una di tante è stata diffusa anche per evidenziare l'importanza di sottoporsi a dei controlli.
Prima dell'ictus, Antonietta soffriva di mal di testa, prendeva la pillola anticoncezionale, e nella sua famiglia sono state rilevate delle patologie vascolari. Forse, la prevenzione e il test genetico avrebbero potuto evitarle tanta sofferenza, chissà!
Questo argomento è stato trattato anche in un precedente articolo con gli esperti del gruppo IPSYS e Magi Euregio (vedi).
Cliccando l'immagine che segue, la conferenza stampa.
 

 
Nadia Clementi - n.clementi@ladigetto.it
Antonietta Mollica - icaroreloaded@gmail.com

Altre informazioni disponibili nei seguenti link:
A.L.I.Ce.(Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale).
ALT - Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus.
Comunicati stampa.
Link intervista a tutti i relatori. 
MOTUS - 53100 Siena, Italy.
Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande