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Terzo Statuto, Rossi: «Essenziale il ruolo delle comunità locali»

È partito con un primo confronto coi sindaci il meccanismo che condurrà il Trentino alla riforma

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 Le trattative con Roma sul futuro delle Autonomie del Trentino e dell’Alto Adige sono il momento più delicato dai tempi del Pacchetto Trentino Alto Adige, perché dopo oltre 40 anni ci si sta confrontando con uno Stato convinto che se tutto fosse gestito dal governo centrale la spesa sarebbe sotto controllo.
È un gigantesco passo indietro del Partito Democratico, perché furono proprio le sinistre a ottenere l’istituzione delle regioni in Italia negli anni 70, per far sì che le autonomie locali potessero essere amministrate da partiti di maggioranza diverse da quella dello Stato.
Renzi ha trovato tuttavia non solo un muro invalicabile a Trento e a Bolzano, ma anche delle esperienze e dei risultati che non potevano passare inosservati. Di fronte alle realtà che ha imparato a conoscere, la sua decisione è stata pragmatica: non potendo abbatterle, ne è diventato la guida.
In realtà il pericolo è sempre nell’aria, perché il paese non è fatto solo da Renzi e perché le autonomie sono viste come cattivi esempi per chi amministra male e denuncia presunti «ingiusti privilegi» invece che esempi della buona amministrazione.
Fatto sta che si deve procedere verso il Terzo Statuto delle Autonomie, proprio in un momento così poco favorevole.
Per Terzo Statuto si intende quanto meno l’inserimento nel documento fondamentale della nostra autonomia tutte le variazioni strategiche che il Trentino e l’Alto Adige hanno concordato con il governo in questi anni. Tutte le nuove competenze, che per ora sono solo frutto di accordi, andranno inseriti nella Costituzione.
Per giungere a un accordo quadro Bolzano ha istituito una commissione apposita che porti a un disegno di legge concordato con lo Stato.
Il Trentino ha invece iniziato una serie di contatti con tutte le istituzioni locali e con ogni probabilità il materiale raccolto in questi rapporti andrà vagliato e compattato da una Commissione consigliare «allargata».
Il testo che segue è il risultato di questo primo passo verso il Terzo Statuto.

«Il contributo delle comunità locali, dei comuni  ed in generale di tutti gli attori presenti sul territorio sarà essenziale nel processo di riforma del nostro Statuto, per una condivisione corale del futuro della nostra Autonomia.»
Così il presidente della Provincia autonoma di Trento è intervenuto oggi pomeriggio, insieme all'assessore alla coesione territoriale Carlo Daldoss, ad un confronto, molto partecipato, con sindaci, presidenti di Comunità di Valle e dei BIM sul tema della riforma statutaria, organizzato dal Consorzio dei comuni trentini.
«Il disegno costituzionale in corso di definizione – ha ricordato Rossi – prevede comunque una clausola di salvaguardia per le autonomie speciali che stabilisce l’intesa con le stesse per la modifica dei rispettivi statuti.»
 
L’attuale contesto politico ed istituzionale è contrassegnato da un accelerato processo di riforma costituzionale volto alla modernizzazione degli strumenti istituzionali.
In tale quadro evolutivo, anche il Trentino-Alto Adige e la Provincia autonoma di Trento sono impegnati in un processo di aggiornamento dell’assetto statutario, che dovrà seguire un percorso articolato e tempi differenziati. L’obiettivo finale è quello del Terzo statuto.
«Questo richiede una forte maturazione culturale – ha detto Rossi incontrando i sindaci – di tutta la comunità trentina sul significato dell’Autonomia, ma soprattutto sul ruolo futuro dell’autogoverno nella dimensione sia nazionale che europea.
«Si tratta di un percorso molto impegnativo che si innesta in questo momento in uno scenario problematico e di particolare complessità nelle relazioni con lo Stato e con le stesse regioni ordinarie.»
 
Il confronto di oggi con i sindaci ed i presidenti delle Comunità di valle è stato il primo incontro a carattere informativo sulle dinamiche in corso a livello nazionale, che dovrà svilupparsi in un confronto più ampio e partecipato e strutturato su tematiche molto concrete.
Il presidente ha inoltre dato comunicazione sui passaggi intermedi previsti nel medio e lungo periodo. Tra questi spicca un primo adeguamento dello Statuto del 1971, anche alla luce della riforma costituzionale che sta per essere varata in tempi ravvicinati dal Parlamento.
«In maniera molto pragmatica – ha detto il presidente – le regioni a statuto speciale e le due Provincie autonome sono impegnate in un tavolo voluto dal Governo per condividere, entro poche settimane, un disegno di legge costituzionale volto ad integrare i 5 statuti, con una procedura di garanzia che preveda l’espressione dell’intesa dei consigli regionali e delle Province autonome quale presupposto essenziale per ogni modifica.
«Inoltre il disegno di legge costituzionale – ha detto ancora Rossi – dovrà meglio definire i contenuti delle norme di attuazione degli statuti, consolidandone positivamente il carattere integrativo e di rafforzamento delle competenze.»

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